LECCE (di Tommaso Micelli e Italo Aromolo) – Caserta e la sua Reggia: un binomio indissolubile che esalta e al contempo limita il patrimonio artistico-culturale del capoluogo campano per quello che è il suo più bel gioiello da mettere in mostra agli occhi del mondo. Situata nell’entroterra della Campania, Caserta brilla per la maestosa casa reale appartenuta ai Borboni di Napoli, attualmente la più grande residenza reale del mondo con oltre 47.000 metri quadri di estensione. Visitata ogni anno da mezzo milione di persone, la dimora storica è circondata da un immenso parco che la colloca nel mezzo della pianura Terra di Lavoro. Natura e cultura, semplicità e complessità si fondono in un intreccio di forme e colori che vanno dal verde di boschi e prati all’ocra delle sfarzose decorazioni del palazzo. Ma Caserta non è solo l’italica Versailles: dietro al catalizzatore massimo del piccolo centro campano (meno di 80mila abitanti), si celano tradizioni e luoghi di interesse da non sottovalutare per chiunque abbia un weekend da spendere in una vacanza.
La Reggia di Caserta. La prima pietra di un’opera faraonica fin dalla sua concezione fu posta nel 1752 per volere del re Carlo III di Borbone, che voleva innalzare il prestigio della sua famiglia al livello delle più blasonate dinastie europee. Il sovrano del Regno di Napoli commissionò l’opera all’architetto Luigi Vanvitelli che, in trent’anni, riuscì a dar vita ad un capolavoro in perfetta armonia con i gusti del tempo: all’interno si apprezzano i più classici barocchismi settecenteschi, mentre gli esterni sono dominati da giardini all’italiana e all’inglese abbelliti da numerose statue e fontane. La Reggia nasce come residenza, ma i vari successori di Carlo (da Ferdinando II a Gioacchino Murat) ne hanno fatto una struttura polifunzionale adibita a feste, vacanze estive o battute di caccia. Sede del G7 nel 1994, oggi è principalmente un luogo di turismo. Il suo parco è gratuitamente accessibile a tutti i residenti a Caserta e dintorni, per i quali la reggia può diventare un occasione di svago tra jogging e pic-nic. Il palazzo consta di oltre 1.200 stanze, tutte di estremo interesse dal punto di vista architettonico-ornamentale ma alcune particolarmente importanti tanto da essere raggruppate sotto intitolazioni specifiche: si hanno così l’Appartamento Vecchio, l’Appartamento Nuovo, la Biblioteca Palatina, la Sala del Trono, la Sala del Presepe e il Teatro di Corte. La Reggia di Caserta ed il suo parco sono stati inseriti nella World Heritage List dell’Unesco nel 1997.
Caserta vecchia – Oltre alla fantastica reggia, assolutamente da visitare è la medievale città vecchia da cui si può godere di una splendida vista su Caserta a cui ha dato il nome. Il borgo situato a circa 400 metri di altezza, infatti, fu originariamente denominato Casahirta che deriva da “casa” (villaggio) e “hirta” (di difficile accesso) ed offre ai visitatori, oltre ad una splendida cattedrale in cui sono fusi gli stili siculo-arabo, romanico e benedettino, un interessante castello che presumibilmente risale all’anno 570.
Gastronomia – Come tutta la Campania, anche la zona del casertano offre una serie di prelibatezze che sono anche oggetto di attrazione per tanti turisti da tutto il mondo. Si tratta di una cucina povera dal momento in cui, storicamente, la popolazione locale non ha mai avuto contatto con lo sfarzo della famiglia reale che risiedeva nella reggia. Tra le pietanze tipiche, spicca sicuramente la salsiccia con i friarielli e la mozzarella di bufala casertana universalmente riconosciuta come una delle migliori in assoluto.
Lo Stadio – Lo stadio comunale “Alberto Pinto” (ex giocatore della Casertana) di Caserta e venne inaugurato successivamente ad un periodo in cui le partite di calcio si disputavano sul prato antistante la reggia. Originariamente, era presente solo la tribuna coperta mentre, al posto degli altri settori realizzati solo negli anni ’50, erano presenti dei settori “prato”. L’ultima modifica allo stadio che attualmente può ospitare circa 12.000 persone è stata effettuata solo negli anni ottanta in cui le inferriate che delimitavano gli spalti furono sostituiti da vetrate che ne miglioravano la visibilità.