LECCE (di Pierpaolo Sergio) – Franco Lerda come Zdenek Zeman… Non suoni come un’eresia, si tratta solo del destino che accomuna due allenatori dell’U.S. Lecce. Chi lavora nel mondo del calcio sa bene che quel ruolo è il più in bilico in assoluto che possa esserci. Ne sono consapevoli i diretti interessati e, spesso, in odore di eventuali esoneri nella prima parte della stagione, si usa la fatidica frase: “Chissà se mangerà il panettone…”
A Lecce è già capitato che le feste di fine anno siano coincise con un allontanamento della guida tecnica. La più famosa epurazione resta quella datata 24 dicembre 2006, quando appunto Zdenek Zeman venne allontanato dalla panchina del Lecce dall’allora dirigenza retta dalla famiglia Semeraro che preferì al tecnico boemo Giuseppe Papadopulo. Un esonero alla vigilia di Natale tutt’altro che facile da digerire, vuoi dal “maestro” che da molti supporters giallorossi autodefinitisi poi, anche con uno striscione che campeggiava sugli spalti dello stadio, “Orfani di Zeman“.
Oggi, i corsi ed i ricorsi della storia calcistica giallorossa vedono la famiglia Tesoro alle prese con le ennesime gatte da pelare in pieno periodo di feste comandate. A tornare sul banco degli imputati è stato nuovamente il tecnico piemontese, già allontanato dal Salento due stagioni orsono, quando nel gennaio 2013, per “incompatibilità” con parte dello spogliatoio, gli venne preferito Antonio Toma a sua volta sostituito da Elio Gustinetti che guidò i giallorossi nei play-off persi in finale col Carpi.
In questo dicembre nero del club salentino, tre sconfitte di fila sono state fatali a Lerda, pur acclamato a gran voce da larghe frange della tifoseria salentina all’indomani della seconda finale consecutiva degli spareggi-promozione persa a giugno contro il Frosinone ed indicato quale simbolo di attaccamento ai colori sociali e sanguigno alla pari di allenatori del calibro di Carletto Mazzone per la grinta dimostrata dentro e fuori il rettangolo verde.
Un carattere difficile, spigoloso, che spesso ha messo in conflitto l’ex trainer di Torino e Crotone con i cosiddetti “senatori” presenti nella rosa del Lecce e parte della stampa, non solo locale. Eppure, attribuire esclusivamente a lui le responsabilità di un rendimento troppo ondivago della squadra sarebbe ingiusto, oltre che miope. Le colpe di una stagione che rischia ancor prima della fine del girone di andata di passare agli annali come fallimentare (in caso di mancata promozione diretta o attraverso i play-off) vanno equamente distribuite tra tutte le componenti in questione: dirigenza, guida tecnica e calciatori.
Oggi, con la scelta di mister Dino Pagliari, si volta pagina e si guarda inevitabilmente all’Epifania (data di Lecce-Vigor Lamezia) come il possibile inizio di una nuova era. Un periodo di maggior serenità, si spera. Se il panettone è stato amaro per Lerda, l’auspicio è che nella calza della Befana si possa trovare il dolce gusto del riscatto. I giallorossi, infatti, hanno dalla loro anche la non trascurabile possibilità di approfittare del calendario che vedrà la squadra salentina impegnata in tre delle prossime quattro gare impegnata davanti al pubblico amico.