LECCE (di Massimiliano Cassone) – “ È la dura legge del gol ”, come cantano gli “883”. È racchiusa tutta in una frase la gara Foggia-Lecce. Questo è il calcio, vince chi la butta dentro e non chi, secondo i giudici, ha giocato meglio come per il pugilato, anche se pure in questa disciplina sportiva decidono i direttori di gara soltanto quando il match termina in parità con i due pugili ancora in piedi. Neppure quella regola però avrebbe salvato il Lecce ieri sera che dal 90° al 94° ha subito due cazzotti ed è stramazzato a terra. Inutile creare palle gol e colpire una traversa, alla squadra di Lerda è mancato, ancora una volta, quel nonnulla che si chiama gol e che nel calcio è basilare. Inutile raccontarci frottole, ogni analisi post partita è condizionata dal risultato e non può essere altrimenti.
Si può dire che è un campionato difficile, lunghissimo e che c’è tempo per recuperare, evviva dunque l’ottimismo, evviva la speranza; se il Lecce però continuerà a perdere gare come quelle di ieri sera, il tempo inizierà a stringere, la strada davanti diventerà più lunga e sarà come correre su un tapis-roulant che continua ad aumentare in modo automatico la velocità fino a diventare insostenibile.
Purtroppo i ricordi riportano agli ultimi due campionati, come in un film già visto scorrono le immagini indelebili dei due fallimenti arrivati per pochi minuti, per pochi metri, vedi le finali col Carpi e col Frosinone, vedi gli appuntamenti importanti e falliti come quello di Viareggio; è sempre mancato un tantino, la ciliegina su un dolce che al triplice fischio finale dell’arbitro è diventato amarissimo. Vorremmo tanto che non accadesse ancora, e questo non è essere pessimisti ma realisti; si sogna coi piedi per terra, guardando la strada che si sta percorrendo, per evitare ulteriori rovinose cadute.
Il Foggia era ben messo in campo, ha tenuto le redini del gioco in mano (seppur creando pochissimo) subendo tutte le ripartenze del Lecce che però non è riuscito a castigarlo. Poi il Foggia ha segnato due gol in pochissimi minuti ed ha vinto meritatamente. Bisogna dare atto ai “cugini” che, seppur tecnicamente più scarsi, hanno saputo cogliere “l’attimo vincente”.
Il Lecce ha una rosa di ben altra categoria, è una squadra costruita per vincere, e non approdare in serie B quest’anno sarebbe un grandissimo, imperdonabile, fallimento.
Ora bisogna “leccarsi” le ferite e ripartire inanellando risultati su risultati positivi, “step by step”, senza fallire le ghiotte occasioni da gol, bisogna vincere altrimenti tutto diventa filosofia (quella del perdente che cerca una giustificazione).
Mancano tre giornate alla fine del girone di andata; sabato prossimo al Via del Mare arriva il Martina, poi si andrà a giocare a Ischia, e si chiuderà in casa col Vigor Lamezia; servono nove punti per poter parlare di futuro e ricominciare, al Via del Mare, il girone di ritorno contro la Lupa Roma con la quale c’è un conto aperto da chiudere con una vittoria.
Attenzione però, per crescere si eviti di addebitare ulteriori “débâcles” soltanto alla sfortuna.