LECCE – Ciro e Michele due uomini mai dimenticati che restaranno per sempre impressi nella memoria collettiva. Se poi questi hanno indossato la maglia del Lecce e sono stati beniamini dei tifosi, ma un destino crudele li ha portati via, allora diventano davvero immortali.
Ricorre oggi l’anniversario della morte dei due giocatori: la notte di 31 anni fa, il 2 dicembre del 1983, fa da sfondo a quella che per la “famiglia” dell’U.S. Lecce rimane la più grave tragedia della sua ultracentenaria storia.
La squadra allora allenata da Eugenio Fascetti, che all’epoca era alla sua prima stagione sulla panchina giallorossa, doveva giocare in trasferta a Varese. Fra tutti i convocati ce n’erano però due che di prendere l’aereo proprio non ne vogliono proprio sapere: ossia Michele Lorusso e Ciro Pezzella, la cui paura di volare era arcinota nell’ambiente leccese, legata in particolare ad un volo di ritorno da Cagliari in cui paurosi vuoti d’aria e turbolenze varie fecero temere il peggio alla comitiva giallorossa.
Per la sfida tra Varese e Lecce, entrambi preferiscono aggregarsi agli altri compagni viaggiando in treno. Ma il treno non partiva da Lecce allora. Bisognava andare fino alla stazione di Bari. E scelgono di farlo a bordo di una Mercedes acquistata solo qualche mese prima da Pezzella. Con loro in auto c’erano pure Pino Carlino, padre della moglie di Ciro, Annarella ed un altro congiunto. L’appuntamento con la morte li attendeva sulla Statale 16, all’altezza dello svincolo per Mola di Bari. Un impatto frontale con un’altra vettura fece finire la Mercedes in un fossato. L’automobile era ridotta ad un ammasso di lamiere, soprattutto il lato sinistro dove c’erano Pezzella alla guida, con Lorusso seduto alle sue spalle. Il primo morirà durante il trasporto in ospedale, l’altro sul colpo.
“Ciro e Michele eterne bandiere” non fu e non lo è neppure dopo 31 anni un semplice coro da stadio.