In Italia vivono circa 100 mila persone con l’Hiv o l’Aids. La cifra non include la quota degli inconsapevoli dell’infezione, cioè Hiv-positivi ma privi di diagnosi e all’oscuro del proprio stato di sieropositività. Si stima che la percentuale delle persone che non sanno di essere Hiv infette può variare dal 13% al 40% e, considerando queste stime quindi, il numero dei viventi con Hiv o Aids in Italia potrebbe variare da 108 mila a 156 mila.
La modalità di trasmissione più frequente è quella eterosessuale (37%) mentre i consumatori di sostanze per via iniettiva sono il 28% e i maschi che fanno sesso con maschi rappresentano il 27%.
Nell’ambito dell’epidemia da Hiv/Aids, una delle sfide ancora difficili da vincere è quella dei tumori che insorgono nei soggetti sieropositivi e che costituiscono oggi la prima causa di morte anche in Italia. La divisione di Oncologia Medica del Cro di Aviano (Pn) – la Struttura Operativa Semplice Interdipartimentale (Sosi) di Malattie Infettive diretta da Emanuela Vaccher – ha la maggiore esperienza clinica in Italia di tumori in Hiv, avendone visti ben oltre 1.000 dall’inizio dell’epidemia ed ha anche una esperienza di ricerca che la mette ai primi posti non solo in Europa ma anche nel mondo al riguardo dei tumori associati all’Hiv/Aids.
“I tumori in Hiv -spiega Umberto Tirelli, Direttore Dipartimento di Oncologia Medica del Cro- sono passati da malattie considerate praticamente da non trattare all’inizio dell’epidemia perchè il trattamento era ritenuto senza beneficio, a sempre trattabili con beneficio e anche guaribili. Purtroppo, le persone con infezione da Hiv che oggi vivono grazie all’Haart (Highly active antiretroviral therapy) hanno dei fattori di rischio elevati per sviluppare tumori”.