LECCE (di Italo Aromolo) – Campi di patate, deserti spettrali o accozzaglie di tubi innocenti… Si sprecano gli aggettivi sugli stadi del Girone C di Lega Pro, poco degni di un campionato tanto avvincente in campo, quanto carente dal punto di vista delle infrastrutture e dei servizi per i tifosi e gli addetti ai lavori. Piccoli, angusti e fatiscenti nella stragrande maggior parte dei casi, gli impianti del raggruppamento centro-meridionale stanno pian piano invitando i sostenitori dei 20 club ad abbandonare bandieroni e gradoni per seguire le partite comodamente dal proprio computer, come dimostra il calo di circa il 10% che la media-spettatori sta facendo registrare rispetto al Girone B dello scorso anno. Una situazione che non svantaggia solo i tifosi per la totale assenza di comfort – ci sarebbe da stupirsi del contrario – ma sembra creare qualche problema anche a calciatori e squadre intere abituate a intendere il calcio in una certa maniera: le ridotte dimensioni di campi edificati non certo per il professionismo penalizzano formazioni più tecniche a vantaggio delle compagini che fanno del “prima non prenderle” il proprio grido di battaglia.
In casa-Lecce, la sindrome dell’asfissia da campo ridotto è stata chiamata in causa più volte dall’inizio del campionato ad oggi, in particolare su terreni all’apparenza ridotti come quelli che ospitano le gare di Lupa Roma, Matera, Savoia ed Aversa Normanna. Il problema, di diffusione pandemica nelle serie minori, potrebbe ripresentarsi in futuro: analizziamo i numeri degli stadi del Girone C per capire quali sono i campi più ostici da questo punto di vista.
Un ripasso: regolamenti e dimensioni. Per orientarci nella selva di metri che vi proporremo, è bene ripassare la regola numero 1 del Regolamento del Giuoco del Calcio, quella che disciplina misure e composizione dei campi da calcio: si va da una larghezza minima di 45 metri ad una massima di 90, mentre per la lunghezza si va da un minimo di 90 ad un massimo di 120 (notate come, per assurdo, si possa regolarmente giocare su un campo di forma… quadrata!). In campo internazionale, tuttavia, i limiti si restringono a 64-75 metri per la larghezza e 100-110 per la lunghezza: per evidenti motivi, tutte le società di Serie A hanno scelto di costruire i propri impianti adeguandosi a questo range più ristretto. Recentemente, la FIFA ha consigliato come misure standard quelle di 105 metri in lunghezza e 68 in larghezza: nel Girone C di Lega Pro, soltanto quattro impianti sono conformi alle dimensioni consigliate dalla federazione internazionale: il “Via del Mare” di Lecce, lo stadio “Arechi” di Salerno, lo “Zaccheria” di Foggia ed il “Bisceglia” di Aversa.La lunghezza: primo il “Giraud” di Torre Annunziata. Spesso si associa erroneamente la capienza di uno stadio alle dimensioni del proprio campo: le due variabili, in realtà, sono completamente indipendenti e lo stadio di Lecce ne rappresenta un primo ottimo esempio. Il “Via del Mare”, edificato nel 1966 per oltre 50mila spettatori, è stato spesso paragonato ad una sterminata prateria ideale per le squadre che giochino a viso aperto. I 105 metri di lunghezza, invece, relegano l’impianto salentino al penultimo posto nella relativa classifica dei campi del Girone C, sia pure in coabitazione con altri 11 stadi e in perfetta corrispondenza con i succitati parametri FIFA. Molti di quelli che vengono spregiativamente chiamati “campetti da oratorio” sono dunque ben più estesi, o quanto meno ugualmente, dello stadio più capiente del raggruppamento che fino a qualche anno fa ospitava prestigiose squadre avversarie e campioni di caratura internazionale. Il più sorprendente è sicuramente lo stadio “Giraud” di Torre Annunziata, alle cui presunte mini-dimensioni si faceva riferimento dopo lo scialbo 0-0 cui impattò il Lecce nel mese di settembre: l’impianto che ospita le gare casalinghe del Savoia si riscopre infatti quello con il terreno più lungo dell’intero girone grazie a suoi 112 metri di estensione. Il confronto con gli stadi di Serie A mette in luce un’altra statistica che ha del clamoroso: la lunghezza media degli stadi del Girone C è addirittura superiore a quella calcolata per gli impianti della massima serie (da 107 a 105 metri). Stadi dalle capienze piccolissime come il “D’Ippolito” di Lamezia Terme e il “Tursi” di Martina Franca risultano dunque essere maggiormente estesi non solo del “Via del Mare” ma anche di autentici templi del calcio come lo stadio “Olimpico” di Roma, il “Meazza” di Milano e lo “Juventus Stadium” di Torino.
La larghezza: la strettezza del “Torre” . Il “Bisceglia” di Aversa vi ha dato l’impressione di essere meno della metà del “Via del Mare”? Errore: i due stadi hanno esattamente le stesse dimensioni (105 x 68) nonostante la differenza di capienza pari a circa 40 mila spettatori. Anche per quanto riguarda il parametro-larghezza non mancano le sorprese: il “Via del Mare” si posiziona in una posizione di centro-classifica con soli 8 impianti alle spalle. Ad ogni modo, i 68 metri di larghezza permettono all’impianto salentino di collocarsi sopra al valor medio del torneo (fermo a 67): la “storica” sensazione di sconfinata larghezza è sì confermata ma senza discostarsi così marcatamente dal trend generale. L’Oscar della larghezza va ancora al “Giraud” di Torre Annunziata, che dunque si rivela l’impianto più grande in lungo e in largo (70 metri), mentre nella Lilliput del Girone C c’è la Paganese con il suo stadio “Torre”, ai minimi assoluti per entrambi i parametri presi in considerazione (63 metri in larghezza e 102 in lunghezza).
A conclusione della nostra indagine, se dovessimo indicare un campo le cui dimensioni potrebbero influire negativamente sul modo di giocare di una squadra tecnica quale è il Lecce, la nostra scelta cadrebbe esclusivamente su quello di Pagani, largo addirittura 5 metri in meno dello stadio leccese (sommati ai 3 metri in meno in lunghezza, fanno ben 15 metri quadrati di differenza). Osservando la tabella a lato, in tutti gli altri stadi la situazione-dimensioni risulta essere metro più metro meno molto simile a quella del “Via del Mare”, in modo del tutto indipendente dalla capienza: nei dibattiti post-partita, così, l’argomento ristrettezza-campo può andare ufficialmente in pensione.