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Francesco Zecca, Movimento Regione Salento

LECCE – L’ing. Francesco Zecca responsabile della No Triv MRS è intervenuto in merito alla questione delle Trivelle che dovrebbe cercare l’oro nero nel mare del Salento.

 “Il governo Renzi lancia la conquista del west: tutto diventa strategico, regioni  imbavagliate, i nostri mari a rischio. il Governo Renzi considera “strategiche” (senza alcuna distinzione) tutte le attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi: diminuendo l’efficacia delle valutazioni ambientali – afferma Zecca. Punto di riferimento delle politiche governative è ancora la SEN – Strategia Energetica Nazionale – mai sottoposta a Valutazione Ambientale Strategica -continua- nella quale viene presentata una stima di 15 miliardi di euro di investimento (un punto di PIL) e di 25 mila nuovi posti di lavoro legati al rilancio delle estrazioni degli idrocarburi in Italia. Sono gli stessi dati che vengono ancora oggi usati dal Governo Renzi. Peccato che  secondo le valutazioni dello stesso ministero dello Sviluppo economico ci sarebbero nei nostri fondali marini circa 10 milioni di tonnellate di petrolio di riserve certe, che stando ai consumi attuali, coprirebbero il fabbisogno nazionale per sole 8 settimane. In totale oggi le aree richieste o già interessate dalle attività di ricerca di petrolio si estendono per circa 29.209,6 kmq di aree marine, 5000 kmq in più rispetto allo scorso anno. Attività che vanno a mettere a rischio il bacino del Mediterraneo dove si concentra più del 25% di tutto il traffico petrolifero marittimo mondiale provocando un inquinamento da idrocarburi che non ha paragoni al mondo. Ci sono 7 buoni motivi per chiedere l’abrogazione dell’art. 38 del decreto legge 133/2014, perché le disposizioni in esso contenute:

1) consentono di applicare le procedure semplificate e accelerate sulle infrastrutture strategiche ad una intera categoria di interventi senza individuare alcuna priorità;

2) trasferiscono d’autorità le VIA sulle attività a terra dalle Regioni al Ministero dell’Ambiente;

3) compiono una forzatura rispetto alle competenze concorrenti tra Stato e Regioni cui al vigente Titolo V della Costituzione;

4)  prevedono una concessione unica per ricerca e coltivazione in contrasto con la distinzione tra le autorizzazioni per prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi del diritto comunitario;

5) applicano impropriamente e erroneamente la Valutazione Ambientale Strategica e la Valutazione di Impatto Ambientale;

6) trasformano forzosamente gli studi del Ministero dell’Ambiente sul rischio subsidenza in Alto Adriatico legato alle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi in “progetti sperimentali di coltivazione”;

7) costituiscono una distorsione rispetto alla tutela estesa dell’ambiente e della biodiversità rispetto a quanto disposto dalla Direttiva Offshore 2013/13/UE e dalla nuova Direttiva 2014/52/UE sulla Valutazione di Impatto Ambientale”

no triv“Il decreto Sblocca Italia attribuisce un carattere strategico alle concessioni di ricerca e sfruttamento di idrocarburi, semplifica gli iter autorizzativi, toglie potere alle regioni e prolunga i tempi delle concessioni con proroghe che potrebbero arrivare fino a 50 anni”. Senza contare il fortissimo impatto ambientale e sanitario più che evidente nelle zone di perforazione (pensiamo alla Val D’Agri) e di raffinazione (Gela e Milazzo)”. Eppure, “le energie rinnovabili non sono più una fonte marginale di energia, come molti vorrebbero far credere: oggi producono il 22% dell’energia elettrica su scala mondiale e il 40% in Italia, dove il fotovoltaico da solo genera energia pari a quella prodotta da due centrali nucleari”.

Siamo contro lo stillicidio volto a penalizzare il nostro territorio, siamo al centro di un attacco selvaggio e concentrato contro la nostra volontà, trattati come carne da macello, solo per interessi dei poteri forti e propaganda politica. Siamo stanchi di essere vessati e di non vedere la luce per la nostra terra. Siamo al centro dei progetti TAP, TEMPA ROSSA, TRIVELLE SULLO JONIO, POSEIDON. Basta! Facciamoci sentire. Solo i cittadini possono far valere i propri diritti. La regione Puglia non ha nessuna intenzione di impugnare dinanzi alla corte costituzionale il decreto Sblocca Italia. Nessuno ci difenderà. Dobbiamo farlo da soli –conclude- ma con una grande partecipazione. Per una volta dimostriamo di amare il nostro territorio, facciamoci carico della responsabilità di salvare la terra in cui viviamo e in cui crescono i nostri figli”.

 

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