Fabrizio e Giacomo Camilli
Fabrizio e Giacomo Camilli

LECCE – Un padre, un figlio, l’amore puro, vero, l’amore che non conosce confini, l’amore che si pone come faro sul lungo percorso della vita, questo è quello che abbiamo percepito leggendo l’intervista che ci è giunta in redazione dall’ufficio stampa della Svicat rugby. La frase che ci ha più colpito è questa: “Papà spesso dice che io sarò il bastone della sua vecchiaia e io gli rispondo che lui è la mia quercia, perché so che per me c’è e ci sarà sempre”. Sono le parole del giovanissimo Giacomo Camilli, ha soltanto 14 anni ma le sue idee sono chiare e limpide come l’acqua di fonte: adora il rugby, la sua passione è innata, è nel suo DNA, è come l’amore per il padre, è smisurata; da tre anni ormai segue tutte le partite dei “leoni verdi” sia in casa che fuori.

Di seguito vi proponiamo in maniera integrale la chiacchierata di Giacomo con il collega:

Ciao Giacomo, domenica ennesima trasferta per gli evergreen, questa volta nella lontana Ragusa.

“Si, è vero, affronteremo la trasferta più lunga della stagione, ma non importano i km quando vengono percorsi per passione, specie se poi li faccio con mio padre. Mi piace viaggiare con lui e vivere il clima pre -partita, ogni volta è un’esperienza magnifica. Stiamo crescendo tanto; dopo le prime partite abbiamo trovato lo spirito giusto. Per me è un piacere vedere la mia squadra del cuore, perché mi piace la mentalità che hanno i ragazzi, loro non mollano mai, proprio come mio padre”.

La tua famiglia crede nei valori di questo sport. Ricordi il momento in cui è nata la tua passione per la palla ovale?

“Non me lo potrò mai dimenticare, ero a Santa Maria Capua Vetere, dove abbiamo giocato la gara di ritorno dei Quarti di Finale per la Serie B. Su quel campo abbiamo perso e sofferto per la prima volta della stagione, ma siamo passati grazie allo spirito di squadra”.

Sia nelle partite in casa che in quelle in trasferta ti accompagni a tuo padre, con il quale vivi le emozioni degli 80 minuti di gioco.

“È bellissimo vivere questa passione con lui, veramente bellissimo. Per me ogni settimana diventa un appuntamento imperdibile seguire la Svicat con mio padre. Lui lavora tanto ed i suoi impegni non ci permettono di stare spesso insieme; troviamo nel rugby il modo più bello per vivere appieno il nostro rapporto. I miei fratelli seguono la squadra, ma sono anche presi dai loro percorsi, quindi siamo io e mio padre ad essere coinvolti maggiormente in questa avventura. Anche per questo vorrei che la Svicat andasse in A, con mio padre alla guida, altrimenti in futuro ci proverò io da Presidente (sorride, n.d.r.)”.

La tua passione ricorda quella di tuo padre.

“Lui spesso dice che io sarò il bastone della sua vecchiaia e io gli rispondo che lui è la mia quercia, perchè so che per me c’è e ci sarà sempre”.

Sappiamo che oltre ad esserne un appassionato di rugby, appena puoi lo pratichi; con quali risultati?

“Mi piace giocare a rugby, ma devo ancora perfezionare qualcosa. Il mio sogno è di giocare in prima squadra e magari realizzare anche qualche meta importante, magari col commento del nostro addetto stampa (sorride, n.d.r.)”.

Dove pensi possa arrivare la Svicat quest’anno?

“Per quello che abbiamo fatto a Benevento e in casa col Messina, sicuramente ai Playoff. Come ho detto in precedenza stiamo crescendo molto e appena inizieremo a capire che nessuno ci può fermare, se giochiamo come sappiamo, non perderemo più terreno”.

Il momento più bello che hai vissuto da tifoso della Svicat?

“Senza dubbio la vittoria di Paganica: a pochi minuti dalla fine eravamo fuori dai giochi a mio avviso immeritatamente, eravamo tesissimi. Poi è arrivata la tanto sospirata meta che ci ha dato una gioia immensa. Gli occhi lucidi di mio padre a fine partita e gli abbracci con i giocatori che hanno compiuto quell’impresa non potrò mai dimenticarli”.

Nei tuoi ricordi citi spesso l’anno della promozione in Serie B. Immaginiamo quindi che conserverai un buon ricordo di Mister Spampinato.

“Certo, ci ha condotti in serie B, e quindi si è meritato di diritto un posto importante nella nostra storia. Devo dire però che seguo con interesse anche Coach Peens: un grande del Rugby che ha vestito anche la maglia della nazionale”.

Cosa ti senti di dire ai tuoi coetanei per convincerli a praticare questo Sport?

“Ho già convinto molti amici a giocare a Rugby: non è uno sport violento, lo metto subito in chiaro appena ne parlo a chi non lo conosce. Ci vuole passione per praticare questa disciplina. Da questo punto di vista posso dire però che sto raccogliendo buoni risultati”.

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