LECCE (di Massimiliano Cassone) – Come un film già visto, come un nastro che gira, come due anni fa e l’anno scorso; prestazioni sottotono, screzi nello spogliatoio e nervosismo nell’aria. Corsi e ricorsi storici in quel di Lecce quando si parla di calcio. Un calvario interminabile per i tifosi che dividono i loro pensieri in piccoli frammenti che, rimessi insieme, formano un puzzle caratterizzato da una palpabile paura, ossia il terrore di rimanere ancora in Lega Pro che inizia a solidificarsi come una statua di sale pronta a rompersi prima e riversarsi poi sulle antiche ferite ancora aperte.
La settimana di avvicinamento al match con la Casertana non è trascorsa di certo nella serenità più assoluta e, cena di gruppo a parte (e comunque usuale), ci sono stati i “vis a vis” tra società, calciatori e tecnico. Riunioni separate: prima il patron ha ascoltato i calciatori che, da quello che si percepisce dall’esterno, non sembrano affatto felicissimi. Poi l’aut-aut al tecnico, la cui posizione non è certo salda come poteva esserlo un mese fa. La panchina giallorossa scotta, traballa ed è giusto che sia così: questa è la parte cinica del calcio: se non arrivano i risultati, a pagare per primo è sempre l’allenatore.
In questo caso, per salvare capre e cavoli, ci vorrebbe una grande vittoria contro la Casertana. Il Lecce ha nelle sue corde la musica giusta per allietare i propri tifosi e per suonare la carica contro i campani allenati dall’ex Gregucci, che arriva al “Via del Mare” per dare uno schiaffo morale all’ambiente che mal lo sopportò all’epoca della sua breve esperienza salentina in massima serie. Il Lecce possiede i numeri per vincere e convincere… Altrimenti, bisognerà resettare tutto e ripartire con una nuova idea di gioco, una nuova guida tecnica e qualche correttivo alla rosa, specialmente nel settore avanzato.