LECCE (di Massimiliano Cassone) – Scialba, incolore ed insapore la prova dell’attacco giallorosso nella gara di ieri contro il Savoia. Un pareggio che decreta una verità oggettiva: due punti persi in una serata in cui bisognava invece tentare di recuperare terreno utile in classifica e dimostrare di aver digerito il “mal di trasferta” di cui pare soffrire la squadra giallorossa.
Nulla da dire in negativo sulla prestazione della difesa e del centrocampo. Un pareggio che brucia, così come ha dichiarato Sacilotto nel post partita, e se per il centrocampista brucia, per i tifosi arde alta la fiamma della delusione. Dopo due finali play-off perse è normale che nell’ambiente leccese regni un’ansia da ennesimo insuccesso finale.
L’attacco salentino con Miccoli in campo trova coraggio e prova a fare, forse anche a strafare, ma almeno è vivo. Senza il fuoriclasse di San Donato gli attaccanti sembrano invece quasi frastornati ed impauriti dagli errori potenziali che diventano reali ogniqualvolta provino una giocata. Lì davanti c’è bisogno di tranquillità e, se questa manca, i risultati sono quelli che abbiamo visto anche ieri. Il Lecce segna poco, è un dato di fatto, ma non vuol di certo essere una critica sterile, fine a sé stessa.
Quando i componenti della linea avanzata giallorossa hanno la palla tra i piedi, sembra abbiano quasi una bomba della quale disfarsi prima che deflagri. Una fretta esagerata, una sollecitudine che causa imprecisione.
Tutti questi argomenti sono la sintesi diplomatica delle cause della bagarre che si è scatenata sul web dopo lo 0-0 di Torre Annunziata. Oramai il calcio si vive anche e soprattutto sui social, dove c’è più gente che critica e punta il dito nelle agorà virtuali, che tifosi che con sacrifici seguono la squadra in ogni dove. Questo pare essere il prezzo da pagare al progresso.
Le critiche più aspre, ancora una volta, si registrano all’indirizzo della famiglia Tesoro, nello specifico contro il diesse Antonio, accusato di aver portato a Lecce solo gente svincolata e piuttosto anziana. Molte volte tali appunti sono anche di cattivo gusto perché chi li avanza non riesce proprio a capire come si organizzi l’allestimento di una rosa di una squadra di calcio. Il Direttore sportivo lavora a stretto contatto con il mister che, a sua volta, gli indica degli obiettivi da raggiungere in modo da poter esprimere sul campo la propria idea di gioco.
E qui veniamo all’attacco: Della Rocca e Moscardelli sono due calciatori affini al modulo di Franco Lerda. L’ariete brindisino, al quale nessuno può rimproverare nulla, è stato uno dei migliori in campo in quasi tutte le gare finora giocate; infatti, non c’è pallone utile che non graviti su di lui. Moscardelli è fuori forma, si vede da lontano, ha bisogno di tempo per carburare, ha un fisico importante. È antipatico però leggere che qualcuno lo additi come un incapace. Se ai tempi di Pedro Pablo Pasculli, grande attaccante, fosse esistito facebook, e si fosse usato lo stesso metro di misura, l’attaccante argentino non sarebbe mai esploso e non sarebbe diventato il beniamino del popolo giallorosso. “El cabezon” segnò il suo primo gol in Italia solo il 5 gennaio del 1986, nella prima giornata del girone di ritorno, contro il Verona al “Via del Mare“. Era il Lecce di Eugenio Fascetti, il tecnico che attese e difese il lento ambientamento dell’argentino che sembrava non riuscire ad entrare in sintonia col resto dei compagni di squadra. Ciò serve solo ad evidenziare in questo particolare momento vissuto dalla formazione giallorossa il concetto di “pazienza”.
È vero che il Lecce ieri in avanti sia stato inguardabile, come vero è che forse la sostituzione di Miccoli non ci stava proprio. Magari sarebbe stato più utile l’inserimento di un rampante Rosafio al posto del barbuto “Mosca”, ma queste sono scelte che competono esclusivamente all’allenatore che si assume le responsabilità portando avanti il suo progetto tattico. Un progetto disegnato su carta, facendo determinate e precise richieste alla società.
Ecco perché il calciomercato curato da Antonio Tesoro è da lodare. Ha rinnovato i contratti di tutti i calciatori che l’anno scorso si sono ben distinti; ha provato a trattenere sia Beretta che Zigoni, ma entrambi hanno preferito non restare nel Salento, con la volontà di un giocatore che è basilare per il proseguimento di ogni rapporto. A quel punto, è stata tirata una linea ed il primo nome dettato dal mister di Fossano è stato quello di Gigi Della Rocca, che non era affatto svincolato, ma aveva un contratto che lo legava alla Cremonese fino al giugno prossimo; il diesse salentino è riuscito a portarlo nel Salento per la gioia del suo allenatore. Poi si è virato su Davide Moscardelli sempre perché ha delle caratteristiche che gli permettono (una volta in forma) di svolgere le due fasi di gioco allo stesso modo, con Antonio Tesoro che ha centrato pure quell’obiettivo.
Quindi ha portato a Lecce gente del calibro di Alessandro Carrozza ed il gallipolino, checché se ne dica, è un calciatore di categoria superiore, per non parlare di Mannini e Filipe Gomes. Antonio Tesoro, dal nostro punto di vista, ha fatto un buon lavoro.
Qualcuno si è mai chiesto perché l’anno scorso il miglior realizzatore del Lecce sia stato Miccoli senza essere una prima punta? Il gioco di Franco Lerda gravita sugli esterni e ha bisogno in una boa (Della Rocca) che sia funzionale alla sua idea di calcio; come pure: perché l’anno scorso giocava soltanto con uno tra Beretta e Zigoni? Perché questo è il suo modo di intendere il calcio. Quindi, è inutile inneggiare a Lerda creando gruppi a lui dedicati su facebook quando poi non si percepisce il suo modo di intendere calcio e si getta fango sulla società e su Antonio Tesoro. In conclusione, cosa centra il direttore sportivo se Moscardelli è fuori forma? Che colpe ha se il suo allenatore mette in campo un evanescente Moscardelli invece di Rosafio che forse avrebbe potuto dare di più? Scriviamo forse perché non sappiamo cosa sarebbe potuto succedere né in positivo, né in negativo. Infine, è stato forse Antonio Tesoro a farsi espellere ieri?
Il calcio è questo, è una scienza inesatta in cui si è tutti scienziati. L’anno scorso di questo periodo il Lecce aveva 0 punti e Moriero veniva cotto sulla graticola per colpe non solo sue. Pur ammettendo che se si mancasse l’obiettivo promozione sarebbe un fallimento, bisogna aspettare che il tecnico trovi la quadratura del cerchio, o è meglio continuare a gettare fango a prescindere?
Mister Lerda, ad ogni modo, deve necessariamente mantenere lo spogliatoio sereno e studiare altri modi per attaccare durante le partite. Il Lecce deve fuggire via da un pantano chiamato Lega Pro. Andrebbe poi ricordato che siamo appena al 25 settembre ed è presto per distribuire già le colpe o abbandonare i sogni di gloria. Tra l’altro, manca pochissimo (solo una gara) alla scadenza della lunga squalifica e Checco Lepore andrà ad arricchire il gruppo… Stesso discorso vale per l’allenatore che, dopo la sfida di sabato con la Paganese, avrà espiato il suo esilio forzato in tribuna e riprenderà il proprio posto in panchina.
Insomma, ci vuole sempre una punta di ottimismo per addolcire questa scienza inesatta chiamato calcio, soprattutto in una piazza qual è Lecce.