LECCE – Una storia dura, difficile da interpretare e graffiante. Una storia che, da qualsiasi angolazione la si guardi, lascia la sensazione di aver ricevuto un pugno nello stomaco. È la vicenda di una figlia a cui è impedito di vedere il padre e di un padre che si danna l’anima pur di riavere una figlia che, per 19 anni, gli è stata tenuta nascosta.
Parliamo di Marta Spagnolo (oggi 23enne) che fino all’età di 19 anni, appunto, non sapeva nemmeno chi fosse suo padre. La ragazza ha vissuto con la nonna a Monteroni di Lecce e una madre spesso assente la quale decise che sua figlia non dovesse sapere nulla, idem il padre… E così, sono passati diciannove lunghi anni in cui la bambina è diventata donna, con tutti i problemi generati da questa vita insolita, dalla mancanza di affetti forti e dal calore di una famiglia vera; infatti, la ragazza, per sua volontà si rivolge al CIM per farsi aiutare, per essere ascoltata e per allontanare i “mostri” della solitudine e della depressione che, a volte, portano anche a gesti estremi.
Quando la ragazza scoprì l’identità del padre e questi che lui avesse una figlia, nella sua vita si accese quella luce che iniziò a fugare tutte le ombre: lo cercò e lo trovò; suo padre è Luigi Garofalo. I due cominciarono quindi a vedersi, a conoscersi, iniziarono a recuperare il tempo perduto, quegli anni sfuggiti via che li hanno privati della forma d’amore più pura.
A questo punto, interviene il CIM che nomina (a causa dei disturbi avuti dalla ragazza), tramite il giudice tutelare, un amministratore di sostegno, escludendo però il padre, che ad oggi è ancora è presunto.
Luigi Garofalo, che vuole prendersi cura della figlia, inizia la sua lotta contro il “sistema” che ha norme rigide e fredde. Effettua così il test salivare al quale dovrebbe sottoporsi anche Marta per poi accertarne la presenza o meno del legame genetico tra i due, in modo da poter avere eventualmente l’affidamento della figlia. Sono tre anni però che alla ragazza verrebbe impedito, dai responsabili della Casa Famiglia che la ospita, di effettuare tale test, nonostante lei voglia sottoporsi all’analisi perché vuol riavere suo padre, quel padre che non ha potuto viversi mai come una qualsiasi “normale” figlia farebbe con il proprio genitore.
Il signor Garofalo non si arrende e si rivolge così all’avvocato Gabriella Cassano che intraprende contro l’amministratore ed il responsabile della Casa Famiglia in questione una azione legale per aver impedito per anni alla ragazza di incontrare il padre e di effettuare il test per stabilirne la paternità o meno. Inoltre, i due sono accusati di impedire a qualunque persona cara ed amica di Marta, che non sia di loro gradimento, un contatto, anche minimo, mantenendola in uno stato di segregazione tale da integrare atti di violenza privata (le è stato sottratto anche il telefono cellulare) ed abuso di mezzi di correzione e/o disciplina.
Mercoledì 17 settembre si svolgerà davanti al GIP l’udienza preliminare in cui si deciderà se archiviare il caso o disporre il rinvio a giudizio del caso a seguito di denuncia da parte di Luigi Garofalo.
Sullo sfondo resta una storia fatta di solitudini, privazioni, sofferenze e dolore a cui nessuno, forse, potrà mai porre rimedio e guarire le ferite che si sono create nell’animo degli involontari protagonisti di questo caso.