LECCE – Sembra non volersi per nulla placare la rovente polemica innescata dalle dichiarazioni del numero uno dell’U.S. Lecce, Savino Tesoro sulle condizioni del manto erboso del “Via del Mare“ dopo il concerto dei Negramaro. E così, dopo i ripetuti botta e risposta tra il presidente ed il sindaco Paolo Perrone, con tanto di conferenze stampa, dispacci e note pubblicate sui social network, farcite poi da altre al vetriolo di Massimo Alfarano, Alessandro Delli Noci ed Erio Congedo, oggi la società giallorossa torna sulla questione-stadio per rispondere alle esternazioni rilasciate dall’assessore comunale Attilio Monosi ad un quotidiano locale. Al centro della contesa c’è la convenzione tra l’Amministrazione comunale di Palazzo Carafa ed il Lecce calcio sulla destinazione d’uso dell’impianto sportivo del capoluogo salentino.
In un nuovo comunicato, il club sportivo giallorosso cerca di chiarire la situazione per ristabilire la verità dei fatti e sottolinea quanto segue:
“Ancora una volta, nostro malgrado, ci vediamo costretti a dover precisare un distorto altrui pensiero, questa volta da parte dell’Assessore Attilio Monosi, il quale ha concesso un intervista su un quotidiano locale apparsa in un articolo recante il titolo ‘Il Comune: Tesoro si calmi o l’affitto costerà un milione’. Al di là del titolo ‘ad effetto’, si legge in virgolettato come il Monosi avesse usato toni un po’ troppo fuori dalle righe, sulla scia dei suoi illustri colleghi politici, riferendo che Tesoro ‘avrebbe dovuto evitare polemiche tanto basse da non essere meritate dalla città e dalla tifoseria’, evidentemente facendo riferimento alla vexata questio della spesa per la manutenzione straordinaria del manto erboso dello stadio comunale di Via del Mare. Pur essendo in ritardo sull’argomento, il Monosi però rincara la dose e, davvero sorprendentemente, riferisce che ‘il presidente giallorosso non paga il canone per l’uso dello stadio ma versa solo l’1% degli incassi degli spettatori, valutato intorno alle 8mila euro a stagione’. Di seguito l’Assessore precisa che l’affitto da pagare secondo gli standard di mercato ‘equivarrebbe a non meno un milione di euro, somma alla quale l’amministrazione rinuncia perchè sente l’amore per la maglia’ e aggiunge che ‘la somma di euro 500mila sostenuta dall’allora Presidente Semeraro per lavori straordinari (cd. tornelli e opere di recinzione nella zona prefiltraggio imposte ex lege), era stata pagata dall’Us Lecce ‘per rispetto del fatto che non si paga il canone’. Il tentativo così ideato dal Monosi però non trova sostegno nei documenti che il medesimo ben conosce, tra i quali la deliberazione della Giunta Comunale n. 520 del 04.05.2012, assise alla quale Egli era presente e in siffatto ruolo legalmente votante come tutti i suoi colleghi assessori.
Per moralizzare i termini della questione si precisa che:
• su relazione dello stesso Sindaco si avvertiva la necessità di non rinnovare la cd. convenzione n. 4690 del 19.07.97 ma di sottoscriverne una ex novo anche sulla base di quanto imposto dalla Giurisprudenza della Corte dei Conti del tempo;
• nelle more era entrato in vigore il DM del 06.06.2005 che imponeva la realizzazione di opere di sicurezza negli impianti sportivi e, per
l’effetto, le spese di tale straordinaria manutenzione sarebbero spettate al Comune di Lecce;
• tali interventi di adeguamento furono effettivamente ed interamente sopportati, invece che dall’Ente Comune di Lecce, dalla Spa Us Lecce la quale nel contempo aveva accumulato un debito per omesso pagamento del corrispettivo per la concessione per gli anni dal 2008 fino al marzo 2012 per una somma pari ad euro 247.699,00;
• quindi da un mero calcolo aritmetico si può agevolmente comprendere come il canone di concessione ammontasse a una media di circa 60.000,00 euro annue per il quadriennio 2008-2011 (e giammai somme anche vicine al famigerato milione di euro paventato dall’Assessore Monosi);
• Al netto di una compensazione tra dare-avere l’Us Lecce Spa, al dì della sottoscrizione della nuova convenzione avvenuta in data 18 maggio 2012, era creditore nei confronti del Comune di Lecce della residua somma di euro 124.564,00 e si ribadisce solo per effetto di un riconoscimento minimo e parziale del credito vantato;
• per tale motivo, come si legge in convenzione, il Comune di Lecce ‘autorizza l’US Lecce a compensare i predetti debiti e quindi a non versare il corrispettivo dell’1% degli incassi ed il 2% sui proventi da pubblicità e ciò sino all’effettivo soddisfo’. Solo ad avvenuto soddisfo del credito vantato dall’US Lecce, il Comune doveva tornare ad incassare direttamente le somme dovute per concessione e ciò sino alla scadenza naturale del contratto prevista nel maggio 2021.
Pertanto, i cittadini potranno apprendere dalla fonte genetica della delibera di giunta e dell’atto di transazione nonché dalla convezione del maggio 2012 che giammai l’US Lecce è stata beneficiata dall’Ente comunale, il quale invece si è visto anticipare per suo conto ingenti somme a lui spettanti. Ancor di più non vi è traccia, anche come ipotesi, di un canone di locazione ‘di non meno di un milione di Euro’, se è vero che quello stabilito per il quadriennio 2008-2012 era di Euro 61.000 circa a stagione. Ad onor del vero, occorre precisare che l’US Lecce, presieduta a suo tempo da Giovanni Semeraro, ebbe comunque a versare una somma oltremodo superiore rispetto a quella riconosciuta dal Comune oggetto di successiva compensazione per opere di messa in sicurezza dello stadio. Ecco quindi che la ragione per la quale si è stabilita l’attuale entità del canone di concessione nasce dal fatto che l’US Lecce ha versato una ingente somma di oltre un milione di euro per opere che sarebbero state di competenza del Comune (della quale somma solo una minima parte oggetto dell’odierna compensazione). Appare pleonastico evidenziare che le condizioni contrattuali della successiva compravendita dell’Us Lecce dalle mani dei Semeraro in quelle dei Tesoro hanno poi ‘tenuto in debito conto’ della innanzi riferita situazione circa il rapporto economico con il Comune di Lecce. Tanto dovevamo alla cittadinanza e alla tifoseria tutta, al solo fine di stabilire la verità dei fatti e, soprattutto, al fine di evitare all’opinione pubblica l’ingenerare di errate rappresentazioni della realtà dei fatti”.