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Prandelli e Abete

La delusione è palpabile sul viso di Cesare Prandelli che sembra invecchiato di dieci anni, subito dopo la gara, ai microfoni della Rai si sfoga così: “Lavori quattro anni e un cartellino rosso mette tutto in discussione. Era una partita molto equilibrata che l’arbitro ha rovinato. È improponibile lasciare una squadra in 10 per quel fallo. Quando lotti su ogni pallone qualche fallo ci può stare. Ma non si è trattato di falli cattivi e, visto il valore della competizione, non puoi permetterti di lasciare una squadra in dieci e condizionare la partita. Il mio futuro? Vedremo… Ci ragioniamo e vi farò sapere”. 

Il tecnico di Orzinuovi poi parla di questa sfortunata avventura brasiliana: “Abbiamo fatto una grande partita all’esordio con l’Inghilterra, sbagliato quella con la Costarica e oggi ce la siamo giocata. Era un grande Uruguay, con i due attaccanti più forti al mondo. Ma non li abbiamo fatti tirare in porta. In ogni caso mi assumo tutte le responsabilità del progetto tecnico. E non è stato un problema di preparazione: quella c’era e si è vista”.

Non mancano le stoccate, prima agli organizzatori: “Siamo l’unica squadra ad aver giocato due volte alle 13 ed essere andati a Manaus. Se ci fanno andare in campo in queste condizioni tutto diventa più difficile”, e poi a Balotelli: “Non si riesce a capire quando è calmo e quando è nervoso. Non dà garanzie di equilibrio. L’ho tolto nell’intervallo perché temevo di rimanere in dieci”.

Subito dopo, Cesare Prandelli arrivato in Sala Stampa, apre la conferenza tuonando: “Basta. Mi dimetto. Visto che qualcuno ha detto che con i nostri stipendi rubiamo i soldi ai contribuenti, e che siamo come un partito politico, ho deciso di chiudere qui la mia avventura in Nazionale. Le mie dimissioni sono irrevocabili. È fallito il mio progetto tecnico, l’ho costruito attorno a Mario Balotelli e ho sbagliato. Al di là di come è andata la partita con l’Uruguay. E quando si sbaglia, è giusto fare un passo indietro. Così ho deciso e non ci ripenso. Le mie dimissioni sono irrevocabili”. Lo dice in modo convinto, con gli occhi lucidi di chi ha veramente deciso di non tornare più indietro.

Al suo fianco c’è Giancarlo Abete: “Spero che Prandelli ci ripensi. Deciderà il prossimo Consiglio federale, al quale toccherà decidere in materia. Ma a quel Consiglio io presenterò a mia volta le mie dimissioni. Che sono irrevocabili. La mia decisione è stata presa prima che cominciassero questi Mondiali, non ha niente a che vedere con l’eliminazione, dopo sette spedizioni Mondiali alle quali ho partecipato a vario titolo, è giunta l’ora di cambiare e di dare spazio ad altri”.

Il calco italiano si appresta a vivere un anno zero di cui in questo momento non si conoscono nomi e numeri, per ora c’è da ripulire le macerie di questo terremoto targato Brasile 2014.

 

 

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