LECCE (di Pierpaolo Sergio) – Il 16 giugno segna un’amara ricorrenza per il Lecce ed i suoi tifosi. Esattamente un anno fa, si scriveva una delle pagine più tristi della ultracentenaria storia calcistica leccese. Era il giorno della finale di ritorno dei play-off di Lega Pro tra i giallorossi ed il Carpi. La famigerata gara che segnò indelebilmente un’annata calcistica controversa, altalenante, incredibile e tra le più beffarde di sempre.
Lecce-Carpi resta impressa nella memoria collettiva dei supporters salentini in quanto si visse una pagina nera del calcio in città. L’epilogo più duro da digerire, ossia la mancata promozione in Serie B, segno del fallimento più totale di una stagione segnata sì da errori societari, ma soprattutto dall’ingestibilità di uno spogliatoio all’interno del quale si vivevano quotidiane faide e divisioni laceranti. Neppure l’alternanza di ben tre allenatori seppe tenere a freno gelosie, ripicche, “mal di pancia” e smanie da “prime donne” dei protagonisti di un campionato paragonabile ad un giro sulle più terrificanti montagne russe di un immaginario Luna Park rappresentato dalla terza serie italiana.
Lerda, Toma, Gustinetti: tre mister per un comune destino chiamato fallimento. Rabbia, tanta rabbia in tutto l’ambiente leccese per un torneo che sembrava si potesse vincere a mani basse e che, invece, si dimostrò una chimera inafferrabile. Gli strascichi di quella giornata balorda li conosciamo bene. La società costretta a resettare praticamente tutto, i tifosi ammutoliti e bastonati sugli spalti e dalla Giustizia sportiva prima ed ordinaria poi. Un altro anno in Lega Pro culminato con un’altra sconfitta in finale negli spareggi-promozione, stavolta contro il Frosinone ed una terza stagione davanti già oggi da programmare per tentare di abbandonare una categoria “indigesta”.
Le immagine dell’invasione di campo sono vivide nei ricordi di quanti erano presenti quel pomeriggio al “Via del Mare“. Scene crude, ingiustificabili ma ben lungi dall’essere più gravi di quelle viste e vissute due settimane addietro al “Matusa” di Frosinone. Una raffica di Daspo e di denunce penali per gli Ultrà del Lecce definiti “bestie” con disprezzo e condannabile leggerezza, la Curva Nord squalificata per quattro turni ed un altro campionato di Prima Divisione di Lega Pro, stavolta nel Girone B.
Resta l’amarezza per una disparità di trattamento tra la società della famiglia Tesoro e quella ciociara. La consapevolezza di non poter sempre e soltanto essere gli artefici del proprio destino, ma di doversi confrontare con le “variabili pazze” che fan parte del mondo del calcio italiano. Nel mezzo, sopravvive la speranza di saper comunque essere refrattari ai giochi di potere e mettersi al lavoro per compiere, una volta per tutte, la mission impossible della promozione tra i Cadetti.