LECCE (di Carmen Tommasi e Gabriele De Pandis) – E sarà ancora serie C, Lega Unica a sessanta squadre. Dopo una rimonta esaltante, coincisa col ritorno di Franco Lerda a Lecce, dopo le famigerate quattro sconfitte di fila con lo sfortunato Francesco Moriero in panchina, grazie a 19 vittorie e 61 punti conquistati, la squadra giallorossa ha chiuso la regular seasion al terzo posto. Una posizione che ha permesso a capitan Miccoli e compagni di centrare gli spareggi-promozione, arrivando alla finalissima di play-off in casa del Frosinone terminata poi con i relativi festeggiamenti da parte della squadra di Roberto Stellone per la serie cadetta conquistata grazie al 3-1 ottenuto. In casa Lecce non è finita dunque come si sognava e sperava e, forse, anche come si meritava; è stato comunque un campionato esaltante, con una rincorsa ai primi posti eccellente e con un gruppo di giocatori importanti allenati da un allenatore generoso e meticoloso.
LA ROSA DELLA STAGIONE 2013-’14:
I PORTIERI –
Nicholas Caglioni: GIGANTE RINATO. Arrivato a gennaio dal Crotone a titolo definitivo, voluto fortemente dal tecnico Franco Lerda, dopo un lungo periodo di inattività (per i motivi ben noti ai più) ci mette un po’ per ritornare in forma e quello dei tempi migliori. Dopo le prime partite in sordina e con qualche svarione di troppo diventa il “guardiano” sicuro dei pali giallorossi. I tifosi se ne accorgono e si affezionano al “gigante buono”. Silenzioso con le parole, ma efficacemente “logorroico” in campo: il Lecce va in finale grazie a “San” Caglioni. Bene così. VOTO: 7
Filippo Perucchini: POTENZIALE ESPLOSIVO. Pippo, il ragazzone d’oro, quello che a fine match al “Matusa”, con la serie B persa, scoppia in lacrime, abbassa lo sguardo, abbraccia i compagni e se ne va triste negli spogliatoi. Un portiere accorto, attento e scrupoloso: efficace tra i pali e che, fino a quando ha giocato, dopo un inizio di stagione non al top (come tutta la squadra) ha regalato ai suoi delle prestazioni importanti. Ha perso il posto da titolare per scelta tecnica e non di certo per demeriti sul campo. Lo vedremo in futuro, e di questo ne siamo certi, su campi importanti. In bocca al lupo per tutto, “Peru”. VOTO: 6.5
Marco Bleve: MISTER FUTURO. La società di Piazza Mazzini crede molto il lui ed il prolungamento del suo contratto fino al 2017 ne è un segnale evidente. Viene lanciato da Moriero nel debutto in campionato alla quarta giornata contro il Catanzaro e risponde così così; in netto miglioramento poi nelle apparizioni di Ascoli ed in Coppa. A gennaio è stato ceduto in prestito al Martina Franca con poca fortuna e adesso il baby prodigio è in attesa di conoscere il suo futuro. VOTO: S.V.
Davide Petrachi: ESUBERO COL CUORE. Le nuove gerarchie e la sua serie di guai fisici di inizio stagione lo hanno ridotto al rango di terzo portiere suo malgrado. A gennaio ha cercato altra sistemazione, ma alla fine il cuore ha vinto su tutto. Ragazzo che fa spogliatoio, ma più di qualcuno sogna di vedere giocare un giorno il melendugnese doc. VOTO: S.V.
I DIFENSORI –
Giuseppe Abruzzese: BALUARDO. Deciso con le parole e efficace in campo. Ritorna a Lecce a gennaio e si conquista subito il posto da titolare a suon di prestazioni importanti. Ha dalla sua parte l’esperienza e la mette in opera a favore della squadra. Cala e perde in concentrazione nelle ultimissime partite, ma ha dalla sua la trasformazione dell’ottavo e decisivo rigore contro il Pontedera ai Quarti di finale dei play-off. VOTO: 6.5
Angelo Bencivenga: DELUDENTE. La qualità c’era e non si discute, ma le noie fisiche hanno condizionato la prima parte di campionato dell’ex Parma. Corsa, piede e potenza fisica, ma forse ci ha creduto davvero poco. Ceduto a gennaio. VOTO: 5
Dario D’Ambrosio: SFORTUNATO. Senza voto (ma fino a quando ha giocato la votazione è stata da 6) in quanto il brutto infortunio alla caviglia ha interrotto bruscamente la sua stagione. L’ex Lumezzane in estate era con la valigie già in mano non rientrando nei piani della società, ma a testa bassa ha lavorato e si è conquistato un posto da titolare. Ha sofferto da “matti” in tribuna nelle ultime partite a guardare il suo Lecce. Buona guarigione, Dario. VOTO: S.V.
Marcus Diniz: JOLLY DI LUSSO. Al centro, a destra e all’occorrenza anche a sinistra, ma il brasiliano non delude mai. Volenteroso, grintoso e sempre sul pezzo: una vera certezza per la retroguardia giallorossa. A Lecce ha messo le sue radici e chissà che non voglia rimanere per ripartire dalla Lega Unica. Sarebbe ben gradito. VOTO: 7
Vittorio Ferrero: SFORTUNATO. Se il Lecce non avesse avuto nel suo stesso ruolo elementi come Martinez e soci avrebbe sicuramente trovato maggiore spazio. La qualità non mancava ed il carattere nemmeno, nonostante sia apparso ancora un po’ acerbo. Nella sua pagella pesa molto l’espulsione suicida della partita casalinga contro il Catanzaro. Ceduto a gennaio al San Marino. VOTO: 5
Walter Lopez: CONDOTTIERO. Titolare praticamente inamovibile nel Lecce di mister Franco Lerda: le ha giocate praticamente tutte, tranne quelle in cui è stato assente perché infortunato o squalificato. Il terzino sinistro uruguaiano ci ha sempre creduto e, per tutto il corso della stagione, è sceso in campo sfornando delle prestazione importanti, grintose e tutto cuore. Ringhia su tutti gli avversari, senza fare differenze, ed esce dal terreno di gioco sempre con la maglia abbondantemente sudata. Orgoglio giallorosso. VOTO: 7.5
Gilberto Martinez: VIGILE STANCO. “El Tuma” nel campionato appena terminato non è stato sicuramente quello dei tempi migliori, ma il centrale costaricano non è stato aiutato dagli acciacchi fisici che hanno condizionato in parte la sua stagione. Uno come lui, però, è stato un lusso per la categoria. Professionista indiscusso. VOTO: 6.5
Leonardo Nunzella: INOPEROSO. Lo scorso anno è stato uno dei migliori terzini sinistri della Lega Pro, ma nella sua esperienza giallorossa è stato sempre del tutto fuori dalle dinamiche della squadra, anche perché ha avuto pochissimo spazio e poco carattere. Ceduto a gennaio. VOTO: 4.5
Erminio Rullo: COMPITINO. La qualità è sempre quella degli anni migliori, ma la forma fisica quando è sceso in campo in alcune occasioni ha lasciato a desiderare. Quando viene chiamato in causa ha alternato giocate importanti a momenti di appannamento, ma si è fatto sempre trovare pronto. Un cosa è certa: ha sempre e comunque messo grande professionalità e cuore al servizio dei suoi. VOTO: 5.5
Simone Sales: TIMIDO. Arrivato in estate dalla Cremonese il terzino destro di Sanarica, con l’accento ormai del nord dopo dieci anni lontano dal Salento, a inizio stagione non ha dato tutto ciò che poteva vuoi per suoi demeriti, ma anche perché non sentiva la fiducia del gruppo e del tecnico. Col crescere della squadra è cresciuto anche lui e quando è stato chiamato in causa non ha demerito anche perché, da salentino doc, quella maglia per lui ha un sapore particolare. VOTO: 5.5
Kevin Vinetot: GENEROSO. Dopo un inizio di stagione choc, il difensore francese è cresciuto in maniera esponenziale, grazie anche alla cura Franco Lerda, ed è diventato sicuro e certo dei propri mezzi, così come dimostrato altrove nelle passate stagioni. Non sempre ha trovato lo spazio che meritava ed ha chiuso la stagione con un infortunio che non gli ha consentito di scendere in campo nella finale del “Matusa”. Un gran peccato: i suoi centimetri sarebbe serviti come il pane nelle due gare di andata e ritorno contro il Frosinone. VOTO: 6.5
I CENTROCAMPISTI –
Nicolas Amodio: GARANZIA D’ESPERIENZA. La stagione dell’ex calciatore del Napoli, partito come surplus nelle gerarchie del centrocampo leccese per poi ritrovarsi titolare è, tutto sommato, positiva: la sostanza data dall’uruguagio alla mediana leccese si è rivelata fondamentale per la quasi totalità del campionato; il passo a tratti compassato, però, è ulteriormente rallentato proprio nella fase cruciale del campionato. VOTO: 6
Tommaso Bellazzini: QUANTI RIMPIANTI. Doveva essere l’uomo capace di seminare il panico sulla fascia destra offensiva. La lunga sosta patita dopo l’infortunio di Pagani gli rovina la stagione e lo costringe alla seconda annata triste, dopo quella terminata con la retrocessione col Vicenza. Poche e sporadiche presenze nel finale di campionato, lui che con il pallone tra i piedi ci sa ben fare, non bastano ad invertire la rotta di una stagione già segnata. VOTO: 4.5
Mariano Bogliacino: CADUTA VERTICALE. I numeri importanti della scorsa stagione rimangono solo un ricordo. Il Mariano Bogliacino di quest’anno sembra un lontano parente di quel leader che l’anno scorso siglò 11 gol. Prima il problema della posizione in campo, poi tante partite incolori dove l’unico bottino sostanzioso è quello delle palle perse. Uno dei pochi acuti stagionali è rappresentato dalla punizione-gol (tiro deviato…) contro la Salernitana. VOTO: 4.5
Francesco De Rose: SEI MESI INCOLORI. Arriva a gennaio, come l’anno scorso, con l’intento di riprendersi il posto da “mastino” del centrocampo giallorosso, ma non scala mai le gerarchie createsi. In più, quando è stato chiamato in causa, non gli è riuscito di incidere in maniera tale da lanciare buoni segnali allo staff tecnico. VOTO: 5
Fabrizio Melara: CORRENTE ALTERNATA. I guai fisici l’hanno fatto arrivare in ritardo alla migliore condizione ed il suo campionato è un alternarsi di belle prestazioni e di partite incolori. Il suo apporto di corsa e gestione della palla in fase offensiva era vitale per far respirare la squadra. Croce e delizia di questo Lecce, si segnala per i pali colpiti. Ceduto a gennaio al Benevento, lì si è saputo ritagliare maggiori spazi. VOTO: 5
Romeo Papini: RE ASSOLUTO. Indiscusso leader del centrocampo giallorosso. Il “Papo” salta la prima parte di stagione per un infortunio patito in chiusura della scorsa stagione ma, quando torna in campo ed in piena forma, apre una breccia enorme nei cuori dei tifosi giallorossi, ammirati dalle sue gesta e dalla sua completezza, tipica di un “centrocampista moderno”. Peccato soltanto per la serie di “gialli” che a tratti lo tengono fuori per squalifica. Da cineteca il gol segnato nella finale d’andata degli spareggi-promozione. VOTO: 8
Louise Parfait: PRATICO. Era un “rincalzo” utilissimo per Franco Lerda. Sempre disponibile per la causa, è stato autore di dignitose prestazioni sia da titolare, che a gara in corso. Chiude l’anno rilegato in panchina e con Salvi che sembrava essere più tenuto in considerazione del tecnico piemontese, ma l’ex Ascoli continua a ringhiare forte con la voglia di “affinare” la sua disciplina tattica. Ceduto a gennaio al Pisa. VOTO: 6
Gabriel Sacilotto: A BEAUTIFUL MIND. Arriva in punta di piedi dopo la bella stagione al Latina, ma si blocca a causa di un grave infortunio che non gli dà quella giusta continuità indossando la casacca giallorossa. Nelle poche apparizioni, tra cui quella dell’infausta finale di ritorno, “Saci” dimostra di avere un bel piede ed una grande disciplina tattica. VOTO: S.V.
Stefano Salvi: GLADIATORE. Il migliore dell’era-Moriero si è rivelato un elemento di sicuro affidamento, in ogni dove ed in ogni modo. La sua corsa infinita, i tanti palloni sradicati dai piedi degli avversari sono valsi la fiducia di Franco Lerda ed il posto da titolare nelle partite-thrilling dei play-off. Ha anche lui qualche momento di appannamento, ma è bravo ad uscirne sempre. VOTO: 7
GLI ATTACCANTI –
Dario Barraco: BOMBA INESPLOSA. Arriva a Lecce nel calciomercato di gennaio per rimpolpare la batteria dei trequartisti a disposizione di Franco Lerda ma, nonostante abbia molte potenzialità, non riesce mai a trovare quella continuità che meriterebbe. Il tecnico di Fossano lo impiega a destra, ma il suo acuto in giallorosso è nell’unica partita da trequartista centrale al “Lungobisenzio” di Prato, match caratterizzato dalla tripletta realizzata dal centrocampista romano. VOTO: 5
Giacomo Beretta: ALTA TENSIONE COSTANTE. La prima parte di campionato è sufficiente, poi l’exploit del girone di ritorno. Punta centrale, trequartista, esterno sinistro: tutti i ruoli offensivi calzano a pennello all’ex attaccante del Pavia, elemento di sicuro affidamento, nonostante gli ampi margini di miglioramento che, non appena riempiti, pian piano lo condurranno verso l’università del grande calcio. VOTO: 7
Abdou Doumbia: CORRI RAGAZZO, CORRI. La “freccia nera” della fascia sinistra del Lecce è sempre stata pungente per le difese avversarie. Peccato che, durante tutto l’arco della stagione, le sue entusiasmanti sgroppate non siano sempre seguite dal tocco decisivo più sapiente per i compagni meglio piazzati in area. Rimane comunque un calciatore dalle grandissime prospettive, che porta a casa l’Oscar per i tanti pali centrati in stagione. VOTO: 7
Adriano Ferreira Pinto: SACRIFICIO A TESTA BASSA. Non importa se nella tua carriera hai strabiliato l’Italia calcistica con la maglia dell’Atalanta, nella vita bisogna sempre correre fino alla fine dietro ad ogni pallone. È questo il canovaccio di Ferreira Pinto, elemento troppo spesso sottovalutato, ma vitale per l’economia del centrocampo leccese grazie al suo costante aiuto in fase di copertura e di appoggio. VOTO: 6.5
Fabrizio Miccoli: CUORE DI CAPITANO. La prima, e forse unica, stagione di Fabrizio Miccoli con addosso la maglia del Lecce non è finita come tutti si aspettavano: un peccato. Il “Romario del Salento”, per lunghi tratti frenato da guai fisici, ha comunque trascinato la sua squadra più in alto possibile vincendo dei match anche da solo e mettendo a segno ben 14 gol. Resta la delusione per non averlo mai avuto davvero al top della condizione e non averne potuto sfruttare appieno la tecnica di cui dispone. VOTO: 6.5
Gianmarco Zigoni: PRESENTE SOTTO PORTA. Non ha avuto la stessa continuità dei suoi compagni di reparto, ma ha svolto ogni volta che è stato chiamato in causa il suo compito in modo egregio. Il bottino di 11 gol in 1400 minuti giocati sono un ruolino di marcia più che rispettabile per un attaccante come l’ex dell’Avellino, chiamato quasi sempre a togliere le castagne dal fuoco in situazioni già compromesse. VOTO: 6.5
GLI ALLENATORI –
Francesco Moriero: SOGNO INFRANTO. Leccese doc e tifoso appassionato dei colori giallorossi ma, quando gli vien data l’opportunità di allenare la sua squadra del cuore, non riesce ad incidere a dovere (e non di certo esclusivamente per sue colpe): colleziona quattro sconfitte di fila ed un esonero che fa male più al cuore che al curriculum. Ad maiora, mister. VOTO: 5
Franco Lerda: CONDOTTIERO DAL CUORE CALDO. Il freddo piemontese ha aperto il cuore in questa sua seconda esperienza in giallorosso. La rimonta pazzesca, le chance di primo posto fino all’ultima giornata e l’altalena delle emozioni dei playoff hanno costruito una stagione che, nonostante la squalifica inflitta dalla Lega di ben sette mesi, ha fatto entrare definitivamente Franco Lerda, lui quello che diciotto mesi fa veniva definito “spocchioso” nel cuore di ogni innamorato del Lecce. VOTO: 7
SOCIETÀ –
Savino Tesoro: BUON PADRE DI FAMIGLIA. Il patron è sempre il primo a metterci la faccia nelle vicende della società di Piazza Mazzini. Non ha timore a difendere la maglia giallorossa alle continue provocazioni piovute da tutte le parti e, ne siamo sicuri, è già pronto per ripartire nella prossima stagione, supportato dalla collaborazione non solo emotiva che gli assicurano sua moglie, la signora Maria e la vicepresidentessa, Giulia. VOTO: 7
Antonio Tesoro: COLPO DI FULMINE LECCE. Confermiamo il voto del girone d’andata, perché il diesse giallorosso ha costruito una rosa di categoria superiore incappata purtroppo per la seconda volta nelle forche caudine dei playoff. A gennaio sono arrivati solo tre tasselli a rinforzare la rosa, il più utile alla causa è stato il centrale difensivo Abruzzese (strappato con maestria al Crotone di cui era capitano). Sta per terminare con entusiasmo il corso di direttore sportivo. Futuro roseo: ci mette cuore e passione. VOTO: 7
Tifosi del Lecce (quelli veri): IMMENSI. Innamorati alla perdizione della maglia giallorossi. La Curva Nord è stata sempre il dodicesimo uomo in campo, il vero zoccolo duro. Spettacolari anche nella finalissima al “Matusa”. Eh sì, perchè la passione e la veemenza nell’intonare il loro coro “La gente come noi non molla mai” non ha eguali. VOTO: 11 e tendente all’infinito.