LECCE (di Gabriele De Pandis e Italo Aromolo) – Ci sono determinati calciatori, definiti bidoni che rimangono impressi nella memoria collettiva dei tifosi non certo per le loro giocate da campioni, ma per il fatto di esser stati delle fantomatiche meteore che si ricordano magari con un sorriso, tra uno sfottò e l’altro, nei discorsi che si possono fare tra amici al Bar dello Sport. Storie, aneddoti, ironie e rimpianti legati ad elementi pagati (in qualche caso) a peso d’oro e che poi in campo non hanno minimamente reso secondo le aspettative generali e della dirigenza del club leccese.
Senza la pretesa di una matematica esattezza, divertiamoci a ripercorrere alcune storie dei “flop” giallorossi, in taluni casi degni di finire nelle grinfie della Gialappa’s band in “Mai dire gol“, che hanno segnato pressappoco gli ultimi vent’anni della storia dell’U.S. Lecce. Giusto per fare qualche nome, citiamo solo i “mitici” Valerio Gazzani, Marco Barollo, Giovanni Pittalis, Alessandro Iannuzzi, Francesco De Francesco, Jorge Casanova, Mateo o Andrés Martinez. Ma siamo sicuri che a ciascun lettore ne verranno in mente degli altri…
A CAVALLO DEL MILLENNIO- La grande cavalcata dell’Irineu al torneo di Viareggio del 1998 consacrò Glasner da Silva Albuquerque, il “mancino di Dio“, alias Esquerdinha, su cui in breve tempo piombarono le attenzioni di Roma, Juventus e Milan. L’esterno, fervente cattolico praticante, fu strappato dal Lecce per 140 milioni delle vecchie lire ma non ebbe neanche il tempo di scendere in campo perché fu perennemente relegato in panchina. In pochi ricorderanno poi l’apporto alla causa giallorossa di Maurizio Bedin, centrale di centrocampo classe ’79 autore di 6 mesi più che sbiaditi in maglia giallorossa. Un fantasma o quasi fu invece Djuric Winklaar, pagato a peso d’oro dal diesse Pantaleo Corvino (3 miliardi di lire al club olandese dell’Heerenven), in quanto lo stesso, messosi in luce nella “Primavera” dei miracoli, si rivelò inadeguato ai palcoscenici superiori una volta promosso in prima squadra. Altro ex pilastro della primavera divenuto un flop matricolato nel calcio dei grandi fu il francesino Philippe Billy, mai esploso in giallorosso (solo 17 presenze in 4 stagioni). L’ennesima delusione transalpina porta il nome di Nicolas Laspalles, la cui esperienza in Salento si riduce alle sole 5 presenze sotto la gestione tecnica di Delio Rossi. Stephan Coqu, eroico estremo difensore nella finale del campionato primavera 2003 (due rigori parati per lui nell’ultimo atto contro l’Inter), non è riuscito mai a spiccare il volo dopo i successi giovanili: la sua carriera, conclusasi prematuramente a 32 anni, l’ha visto successivamente parare soprattutto nella Serie B belga.
TEMPI MODERNI: CAMPIONI DEL MONDO E “CAMPIONI: IL SOGNO”- Il gol da distanza siderale di Salvatore Lanna in un Lecce-Chievo datato 21 settembre 2003 ha segnato l’inizio (e anche la fine) della fallimentare comparsata leccese del numero uno Marco Amelia, poi riscattatosi con una prestigiosa carriera impreziosita anche dal titolo mondiale del 2006. Il “fratello d’arte” Wilfried Dalmat, 7 presenze e 1 gol nel 2004, non ha ripercorso la parabola del ben più celebre fratello Stephan, ex Inter, Tottenham e Bordeaux. Un fiasco clamoroso fu l’acquisto di Luca Saudati, giunto a Lecce nel mercato di gennaio 2006 per ritrovare il suo mentore Silvio Baldini: dopo appena un mese caratterizzato da una sterilità offensiva fuori dal comune, l’ex empolese risolse consensualmente il contratto con la società di allora Via Templari. Nella stessa annata, come non dimenticare la “coppia d’assi” Cichero-Saidi? Del primo, pioniere dei venezuelani in Serie A e riscattatosi dal fallimento italiano con la partecipazione all’impresa della nazionale “Vinotinto” nella Coppa America 2011, si ricordano non tanto le sole 4 presenze con la maglia del Lecce, quanto piuttosto la successiva carriera da aspirante modello (con tanto di album ufficiale su Twitter) nel segno del più fashion dei novelli David Beckham; mentre il nome del secondo, arrivato a Lecce dal Feyenoord per raccogliere la pesante eredità lasciata da Lorenzo Stovini, rievoca tanti passaggi a vuoto della retroguardia giallorossa. Sulla fascia sinistra arretrata del Lecce versione 2007/2008, ha impressionato non certo in positivo Hemza Mihoubi, impiegato col contagocce dal tecnico Giuseppe Papadopulo.
Dal popolare reality-show “Campioni: il sogno” a una vita da stella a Porto Rico passando per il Salento: la parabola del terzino destro Christian Arrieta potrebbe essere la sceneggiatura di un film. Dopo una stagione in giallorosso senza fortuna alcuna, ha tentato e vinto la carta oltreoceano, trasferendosi nella Serie B statunitense con i Puerto Rico Islanders e guadagnandosi il titolo di miglior difensore della Lega grazie a 17 gol in 54 partite; in più, si è reso protagonista con la Nazionale di Porto Rico (una rete per lui contro la Nazionale di Saint-Martin), arrivando ad affrontare faccia a faccia i campioni del mondo della Spagna, prima di tornare in Italia nel gennaio 2013 (attualmente milita in Promozione piemontese con il Briga). Membri per eccellenza del clan dei “Chi l’ha visto?” sono lo svizzero Frank Feltscher ed il brasiliano Leonardo Gomes Aro: entrambi arrivati come grandi promesse, non hanno calcato il manto erboso del “Via del Mare” neanche in un’ occasione. Ce l’ha invece fatta, ma soltanto per due spezzoni di match, il “celebre” (non per meriti propri) difensore brasiliano Digao, fratello del milanista Kakà.
I GIORNI NOSTRI: DALLA SINDROME DI HAGLUND AL MESSI DEL CILE– Eclettico centrocampista dotato di buon piede ma anche di qualche chilo di troppo: al francese Bryan Bergougnoux, prelevato con grandi aspettative dal Lione, non è bastata qualche sparuta fiammata nel corso dei suoi 3 anni in Salento per imprimere una svolta alla sua carriera e rimanere nel cuore dei tifosi. Altrettanto incolore fu quel Simone Sini che attualmente presiede la fascia destra della difesa del Perugia: il difensore scuola Roma, firmatario di un esordio choc il 29 agosto a San Siro contro il Milan, non trovò più spazio nelle gerarchie del tecnico Gigi De Canio (salvo un’ulteriore tranche di partita a Palermo). Un vero e proprio latitante del calcio leccese è Tore Reginiussen, approdato a Lecce dopo un’annata con la maglia dello Schalke 04: il difensore norvegese, sofferente della cronica sindrome di Haglund (una deformazione permanente del calcagno), non poté mai essere utilizzato dal tecnico di Matera.
La stagione successiva è quella dell’acclamato arrivo in giallorosso del campione del mondo Massimo Oddo: dopo un inizio molto positivo contornato dal gol su rigore nella sfida contro il “suo” Milan, lo storico capitano della Lazio ha inanellato un serie di scadenti prestazioni (dovute a un mancato adattamento tattico alla difesa a 3 del neo-tecnico Serse Cosmi) che lo hanno fatto rapidamente precipitare nel dimenticatoio.
Attori non protagonisti del Lecce di Lega Pro della scorsa stagione sono stati il difensore centrale Vinicius Gouvea e il brevilineo folletto cileno Nelson Bustamante: il primo, proveniente dal Guarantiguetà, è stato impiegato quasi esclusivamente in Coppa Italia, mentre il secondo, dopo un gol da cineteca sempre in Coppa Italia di Lega Pro contro l’Aprilia, non ha propriamente rispettato l’azzardato nomignolo di “Messi del Cile”.
non dimenticate OFERE! il bidone dei bidoni, indimenticabile
Ragazzi avete scordato Gumprecht. Bidone o meteora decidetelo voi