GROSSETO – Ci mancavano solo le “simpatiche” ed ospitali esternazioni dell’irascibile e folkloristico patron del Grosseto Calcio, Piero Camilli che al termine della sfida tra la sua squadra ed il Lecce, con i giallorossi che hanno portata a casa tre punti fondamentali per il prosieguo della loro stagione, si è lanciato in un’infuocata, inspiegabile nonché gratuita invettiva contro i calciatori del club salentino. Polemiche inutili e che avvelenano un clima già di per sé incandescente che si respira in questa tormentata stagione di Lega Pro.
Nel dopo-gara allo stadio “Zecchini”, intervistato dai colleghi di grossetosport.com, ha dichiarato: “C’era l’Ufficio Inchieste. Il calcio è un bel gioco, ma viene rovinato dagli uomini. Purtroppo, oggi ci hanno mandato un arbitro scarso. Ci ha negato un rigore colossale e ha ammonito a senso unico. Siamo una piccola realtà. A questi, invece, li stanno spingendo in B domenica dopo domenica. È sotto gli occhi di tutti quello che è successo oggi. Se il Lecce deve andare in B, allora il livello è scarso. A noi oggi hanno fatto un furto. Il Lecce è composto da gente che ha venduto le partite. Gente intercettata. Sono qui per fare bene. A gennaio sono intervenuto per fare bene e rinforzare la squadra. Ora, però, voglio che i ragazzi vincano le tre partire rimaste, dopodiché vedremo cosa accadrà. Comunque, se il Lecce è una squadra che deve andare in B, allora qualcosa non quadra“.
Polemiche pretestuose e che meriterebbero ben altro che una semplice censura. Evidentemente ci troviamo davanti ad un personaggio che poco ha a che fare con la rinomata cultura toscana, col mondo del calcio pulito (ammesso che ve ne sia ancora uno…) e che avendo espresso giudizi lesivi della dignità di altri tesserati come minimo ci auguri che venga deferito e sanzionato. E già, perché il buon Camilli, ben noto alle cronache sportive e giudiziarie per le vicende del calcioscommesse è uno dei presidenti che vennero coinvolti nello scandalo e che vide inizialmente retrocessa la sua società, salvo poi ottenere uno sconto di pena. Nel luglio 2012 Camilli venne infatti deferito dalla Procura Federale della FIGC per illecito sportivo in riguardo alla partita Ancona-Grosseto del 2010-2011. Il procuratore federale Palazzi chiese per lui 5 anni di inibizione più preclusione mentre per il Grosseto richiedette la retrocessione in Lega Pro con 3 punti di penalizzazione. In secondo grado venne poi prosciolto ed il Grosseto poté giocare in B. Camilli non solo è patron del club maremmano, ma nel 2009 acquisì quote anche nell’AC Pisa 1909 e, dal giugno 2013, nuovo direttore e patron della Viterbese, precedentemente fallita e che oggi si chiama Viterbese Castrense su sua scelta.
Attaccare oggi il Lecce che in quelle faccende è probabilmente stata la sola, vera società fortemente penalizzata ha dell’assurdo. Che si erga poi a censore e moralizzatore nei confronti di Fabrizio Miccoli (chiara l’allusione all’inchiesta sulla frasi rivolte alla memoria del Giudice Giovanni Falcone…) ci fa sorridere e capire che ci troviamo di fronte ad un personaggio che farebbe meglio ad abbandonare il mondo del calcio e dedicarsi ad alte attività come quelle che già porta avanti da imprenditore nel settore dell’allevamento e della lavorazione delle carni ovine, che lo impegnino diuturnamente, impedendogli di sparare enormi castronerie in assoluta libertà.
[…] LECCE – Il Lecce con una nota pubblicata sul sito ufficiale risponde alle illazioni che il presidente del Grosseto, Piero Camilli ha rilasciato subito dopo la gara persa 1-0 in casa proprio contro il Lecce (LEGGI QUI). […]