LECCE (di Italo Aromolo) – Per l’Ascoli, come spesso accade nel mondo del calcio, la parabola agonizzante di un fallimento societario ha il potere, paradossale e quasi surreale, di risvegliare la passione sopita dei tifosi, più che mai timorosi di vedere scomparire la propria squadra del cuore e, al tempo stesso, desiderosi di ripartire come prima e più forti di prima. Tante realtà italiane hanno vissuto questo incubo che, in un attimo, grazie all’arrivo di una nuova proprietà, può trasformarsi in un sogno: il Palermo, il Napoli, la Fiorentina, il Perugia e, ultimo in ordine di tempo in attesa della definizione della situazione in quel di Bari con la famiglia Matarrese che ha avviato la procedura del fallimento pilotato, proprio il prossimo avversario del Lecce nell’anticipo di domani sera della 26^ giornata del campionato di Lega Pro, Prima Divisione, Girone B.
Il fallimento e la rinascita: al via l’era-Bellini. Il 17 dicembre 2012 è stata una delle giornate più tribolate dei 116 anni di storia (impreziositi da 16 apparizioni in Serie A) del club che è stato del presidentissimo Costantino Rozzi: il sodalizio marchigiano viene dichiarato fallito a seguito dei quasi 35 milioni di debiti non ripianati dall’ormai ex presidente Roberto Benigni. In questo clima di totale smobilitazione, mentre mancano i soldi anche per far fronte ad allenamenti e partitelle, è encomiabile l’attaccamento dei supporter del “Picchio” ai colori bianconeri, i quali organizzano una colletta per pagare la trasferta a Nocera, manifestano svariate volte per le vie del centro cittadino e si fanno promotori di iniziative come le “giornate dell’orgoglio bianconero”, assiepando in settemila le gradinate dello stadio “Cino e Lillo Del Duca” contro il Frosinone o andando in quasi un migliaio a seguire la squadra in trasferta contro L’Aquila.
Dopo due mesi di ansiosa attesa, nella prima metà di questo mese, si chiude l’asta per la società: il nuovo proprietario diventa Francesco Bellini, imprenditore e scienziato di origini ascolane, noto nel mondo come l’inventore del farmaco anti-AIDS. Le dichiarazioni ad effetto del nuovo dirigente marchigiano sono state di grande impatto per la tifoseria bianconera: “Investirò 10 milioni in 3 anni per riportare l’Ascoli nel calcio che conta”. Queste le parole dolci come miele alle orecchie dei supporters locali che ha rilasciato ai microfoni di Rai Sport il nuovo presidente il quale, oltre ad un ambizioso progetto tecnico, mira anche alla realizzazione di un nuovo stadio e di un nuovo centro sportivo. A corroborare le buone intenzioni di Bellini, dopo l’ingaggio del nuovo tecnico, ecco un altro annuncio: Cetteo Di Mascio, libero dallo scorso mese di giugno dopo la scadenza del contratto che lo legava al Pescara, sarà infatti il nuovo responsabile del settore giovanile ascolano.
Il cammino sul campo: 15 punti e 4 k.o. di fila, ma ecco la cura-Destro. Intanto i turbolenti strascichi societari hanno evidentemente avuto forti ripercussioni sul campo, dove la formazione bianconera non è andata oltre la conquista di 19 punti effettivi (15 al netto della penalizzazione di 4 punti, con altri 3 punti di penalità in arrivo), che significano terz’ultimo posto in classifica.
La girandola di allenatori che sta caratterizzando la stagione dell’Ascoli Calcio è iniziata con l’ingaggio in estate di Rosario Pergolizzi, cui fu però fatale la debacle interna proprio contro il Lecce (2-5), ed è proseguita poi con la breve (e mortificante per lui) esperienza in panchina di Bruno Giordano, esonerato dopo la sconfitta a Salerno (2-1) di due settimane fa (l’ex attaccante della Lazio era riuscito a racimolare 10 punti in 11 gare ed a vincere contro le sole Pontedera (2-0) e Paganese (3-2). Dopo tre sconfitte consecutive, il neo-patron Francesco Bellini ha chiamato al suo posto Flavio Destro, padre dell’attaccante della Roma, Mattia e bandiera dell’Ascoli negli anni ’80, con 142 presenze nel ruolo di terzino destro. Affiancato da Gilberto Vallesi, Destro, che ben conosce i “segreti” tattici di mister Lerda per avergli fatto da vice al Torino nella stagione 2011/’12, ha portato una buona dose di entusiasmo ad una squadra che, nonostante non abbia più nulla da chiedere a questo anomalo campionato, nella sua ultima apparizione ha messo in seria difficoltà tra le mura amiche il blasonato Catanzaro, vittorioso immeritatamente al “Del Duca” (1-0) nel giorno dell’esordio del nuovo tecnico.
I reparti, gli interpreti e il calcio-mercato: difesa colabrodo, in attacco c’è l’ex Lecce Cipriani. La composizione della rosa ascolana ricalca perfettamente quello che è il leitmotiv della maggior parte delle compagini di Lega Pro: squadra giovane (età media di 22,8 anni) e con poca qualità, costruita con molti prestiti e puntellata con uno o due elementi con un maggior tasso di esperienza. I guardiani della porta del Picchio sono Stefano Russo ed Edoardo Pazzagli, in prestito rispettivamente da Parma e Milan: il primo, titolare ma frequentemente vittima di problemi fisici, spesso si alterna con il secondo, talentino del calcio italiano che conta presenze in Under 17, 18 e 19. Il reparto difensivo, uno dei più fragili del torneo con 32 gol al passivo, paga forse l’inesperienza di una folta banda di under 22, tra cui figurano il pilastro ex Como Marco Schiavino, il prodotto del vivaio Stefano Scognamillo, Matteo Di Gennaro e Matteo Gandelli, entrambi al primo campionato tra i professionisti. Il centrocampo, orfano del capitano Manolo Pestrin, ceduto alla Salernitana nella sessione di mercato invernale, può fare affidamento sul “generoso trascinatore” (così lo ha definito Destro al termine della sua eccellente prova contro il Catanzaro) Davide Colomba, centrocampista offensivo dalle grandi doti tecniche ed atletiche, nonché figlio dell’allenatore Franco. Ad ogni modo, il migliore del reparto per media voto (6.19) risulta essere il baby Gianluca Carpani, anch’egli con una spiccata propensione per il gol (2 realizzazioni in poco più di 10 presenze); il trittico di mediani titolari si chiude con l’ex Gallipoli Daniele Greco, sbarcato nelle Marche durante il mercato di gennaio e già pienamente rodato negli schemi tattici di mister Destro. In attacco, a dare man forte al funambolico capocannoniere della squadra Pietro Tripoli (6 gol per il 26enne brevilineo, alto 169 cm), è arrivato in settimana dal listone degli svincolati una vecchia conoscenza dei tifosi giallorossi, Giacomo Cipriani; classico ariete dal fisico erculeo, il 33enne ex Bologna, che vanta anche 10 segnature nella massima serie, ha vissuto a Lecce un’esperienza non fortunatissima nella stagione di Serie A 2000/’01 (8 presenze e nessun gol). I due comprimari esotici Mattias Vegnaduzzo, argentino, e Athanasios Topouzis, greco, completano un reparto che appare particolarmente carente dal punto di vista realizzativo (21 gol in 23 gare, media di 0,9 a partita).
La tattica e le ultime news: probabile riconferma del 4-3-1-2, tornano disponibili Di Gennaro e Scognamillo. Per la trasferta di Lecce, mister Destro potrà nuovamente contare su Di Gennaro e Scognamillo, che hanno scontato un turno di squalifica, mentre è in apprensione per le condizioni fisiche di Tripoli e Carpani, i quali comunque sembrano pienamente in grado di recuperare. Non partirà dal primo minuto invece l’ex Cipriani, ma avrà spazio nella seconda frazione di gioco. Come riferito dal collega ascolano Marco Amabili (picenotime.it), intervenuto telefonicamente nel corso dell’ultima puntata de Leccezionale TV, l’undici bianconero si dovrebbe presentare a Lecce con lo stesso assetto tattico adoperato produttivamente nella gara interna contro i calabresi di mister Brevi: parliamo di un 4-3-1-2 che, vista l’imprevedibilità di Colomba dietro le punte, potrebbe spesso trasformarsi in un 4-3-3, con l’ex Crotone libero di svariare su tutto il fronte offensivo. Uno schieramento particolarmente spregiudicato e piuttosto insolito per essere tipico di una delle ultime della classe: ciò è indicativo della gran voglia di fare della formazione ascolana, che, lungi dall’essere priva di motivazioni, ma anzi galvanizzata dall’arrivo di un nuovo presidente e di un nuovo tecnico, vuol provare a vincere una gara sulla carta già decisa ma in campo tutta da giocare.