LECCE – Che la misura fosse colma lo si sapeva già. Che la crisi asfissiante che soffoca centinaia di migliaia di imprenditori pure. Ma tentare di coniugare le sacrosante esigenze dei proprietari e gestori di locali pubblici, del popolo della notte che affolla molte città dello Stivale con quelle dei residenti dei centri storici ad alta densità di locali appare un’impresa epica, se non impossibile. Ma tant’è. Oggi, a Milano, al Cinema delle Colonne di San Lorenzo, i rappresentanti dei residenti nei borghi antichi di dieci città d’Italia, tra le quali Lecce (candidata a Capitale europea della Cultura 2019) che hanno anche e soprattutto nella movida una delle principali fonti di guadagno per l’economia locale si sono ritrovati nel capoluogo di regione lombardo per far valere i propri diritti.
Si tratta di persone, tra le quali figurano nomi di spicco come Massimo Cacciari o Paolo Crepet che si sono ritrovate per aderire al movimento nazionale “No-vida“. Si tratta di abitanti dei borghi antichi di Milano, Roma, Firenze, Torino, Lecce, Genova, Venezia, Brescia, Acqui e Casale Monferrato che dicono basta all’inciviltà di alcuni che priva i tanti residenti nelle zone centrali di queste località di una tranquilla vita notturna. L’indice è puntato, in particolare, contro gli atti di ordinario vandalismo e mancato rispetto delle più elementari regole della civile convivenza che determinano situazioni di tensioni e di insofferenza per i malcapitati che hanno la “sfortuna” di avere un appartamento nelle vie della movida.
Ovvio che non si debba generalizzare, ma se i civili inviti, il ricorso alle chiamate alle forze dell’ordine, le richieste di tutela da parte delle amministrazioni comunali cadono spesso nel vuoto, ai promotori dell’iniziativa è parso consequenziale creare una sorta di Coordinamento nazionale che vada a confrontarsi direttamente con le istituzioni nella speranza di arrivare a dei giusti compromessi facendo proposte concrete, nel rispetto di tutti i fruitori della città.
La volontà dichiarata è quella di salvaguardare il diritto al riposo notturno e la tutela di palazzi, arredi urbani, automobili e quant’altro finisca troppe volte alla mercé di individui che alzano il gomito oltre il consentito, che si rendono protagonisti di bravate e atti di vero e proprio teppismo, nonché di trasformare ogni angolo più isolato in maleodoranti latrine a cielo aperto. Tutti problemi segnalati inutilmente da anni che comportano l’annullamento del diritto al riposo, il degrado dei rioni, i traslochi obbligati, il calo dei valori immobiliari, i monumenti messi in pericolo ed un generale impoverimento della socialità in tutta l’Italia.
A Lecce, dallo scorso mese di aprile, è stata aperta anche una pagina Facebook intitolata “Leccentro” ed un account su Twitter in cui si legge: “Siamo delle cittadine e dei cittadini residenti nel centro storico di Lecce. Vogliamo lottare contro un nuovo abbandono del centro storico, tra le principali ricchezze della nostra città“. tali cittadini hanno creato anche un blog in cui si denunciano i vari episodi e si lanciano proposte ed appelli. Il modello perseguibile è quello attuato a Parma, si legge, raggiunto “in armonia con negozianti e commercianti, che si sono accorti che movida selvaggia, smercio di alcool fuori dai locali e cori di ubriachi non pagano e producono solo ghetti e degrado”. In Emilia, l’amministrazione comunale parmense ha così adottato una moratoria per nuovi bar da aprire nei centri storici, la chiusura dei locali a mezzanotte, divieto di vendere alcool ai ragazzi dopo le 22:00. Ad onor del vero, qualcosa del genere era già accaduto a Lecce durante l’amministrazione Poli Bortone ma, da qualche tempo a questa parte, anche nella “capitale” del Salento, stando agli episodi di cronaca ed alle lamentale registrate, pare che la situazione sia peggiorata. Per informazioni, citofonare Depardieu…