Via-del-Mare-vuotoLECCE (di Italo Aromolo) – Partiamo dai fatti per condurre un’indagine statistica sul drastico calo di spettatori che negli ultimi anni ha svuotato lo stadio di Lecce: 3.406 sono gli spettatori che hanno assistito (sempre ammesso che tutti gli abbonati fossero davvero presenti sulle tribune…) lo scorso sabato sera al posticipo del dodicesimo turno di campionato andato in scena nell’ultima gara casalinga, vinta per 2-0 dai giallorossi contro il Prato.

Un dato che forse a molti non sarà balzato agli occhi, ma che in realtà è molto significativo a livello statistico: quella cifra rappresenta, infatti, il picco negativo di presenze al “Via Del Mare” negli ultimi 15 anni.

Per trovare una gara di campionato con meno presenza di pubblico occorre andare indietro al biennio 1994/’96, quando il Lecce del neo-presidente Semeraro precipitava in Serie C.

spettatori mediaMedie spettatori dal 2001: -300% rispetto all’era Rossi-Zeman – Negli anni Duemila, risale al Lecce dei vari Ledesma, Cassetti e Vucinic (in Serie A, stagioni 2003/’04 e 2004/’05) il periodo di massimo splendore del tifo giallorosso, almeno numericamente parlando: media di oltre 16.000 spettatori a partita, che ogni domenica significavano Curva Nord esaurita in ogni ordine di posto e interminabili code ai botteghini e ai varchi d’accesso dello stadio.

E’ di poco inferiore il dato relativo all’annata 2001/’02 (in Serie A), quando, sotto la gestione di Cavasin prima e di Delio Rossi dopo, già a marzo la retrocessione era annunciata: ritorno in Cadetteria che puntualmente arrivò a fine stagione, con un distacco di ben 12 punti dal quart’ultimo posto.

In quel campionato a dir poco fallimentare, il numero di presenze medie si attestò sorprendentemente sulle 15.594 unità, a conferma del fatto che Lecce è una piazza sulla cui passione influisce relativamente il verdetto del campo: il disamore degli ultimi tempi non può essere esclusivamente giustificato con il ritorno in Serie C. I numeri del tifo in terza serie evidenziano piuttosto crudelmente il momento critico: nelle 6 partite del campionato in corso, non si va oltre i 4.000 presenti a partita (record negativo del periodo in considerazione), mentre lo scorso anno, quando il Lecce disputava il Girone A, gli spalti del “Via Del Mare” hanno ospitato una media di 5.013 spettatori a giornata.

Lo svuotamento dello stadio di Lecce prosegue in realtà già da diversi anni: nella Serie A 2011/’12, per la prima volta nella massima serie, non sono state raggiunte le 10.000 presenze medie, nonostante una entusiasmante seconda parte di stagione sotto la guida tecnica di Serse Cosmi. Anche nel vincente campionato di serie B 2010/2011, quando i giallorossi di mister Gigi De Canio conquistarono la promozione, la statistica è piuttosto deludente: 7.842 spettatori a partita. Fa riflettere, infine, il fatto che nella Serie B 2002/’03 (allenatore Delio Rossi) i frequentatori del “Via Del Mare” fossero 11.055, più di quanti ce ne siano stati negli ultimi due anni di serie A (2011/’12: media di 9.961; 2010/’11: media di 10.729)

abbonatiGli abbonati: lo zoccolo duro c’è – Anche il numero degli abbonati rivela una netta flessione di pubblico nel tempo: si piomba dagli 8.603 fedelissimi della stagione 2004/’05 (in Serie A, all. Zeman) ai 3.905 del 2011/’12 (sempre in Serie A). Dietro ad un altro primato negativo (i 3.905 abbonati della Serie A 2011/’12), si nasconde una nota di merito per la tifoseria giallorossa: rispetto al dato relativo alla media degli spettatori, dove le differenze tra i valori sono molto marcate, per quel che riguarda il numero di abbonati si osserva un range di oscillazione piuttosto basso tra il valore minimo (2.219 di quest’anno) e il valor medio (4.500); gli abbonati dunque, in questi 13 anni presi in considerazione, si sono mantenuti più o meno costanti.

Ad esempio, nella scorsa stagione di Lega Pro, che poco sopra abbiamo additato come una delle più scarse per media spettatori, sono state sottoscritte dai tifosi salentini ben 2.878 tessere, quasi 400 in più delle 2.503 che sono state staccate per il campionato di Serie B 2009/’10 e soltanto 1.000 in meno di delle 3.905 relative alla Serie A 2011/’12. Il nucleo verace e passionale del tifo leccese è composto da quei 3-4mila sostenitori, in primis i ragazzi della Curva Nord, che ogni stagione frequentano assiduamente gli spalti di un “Via del Mare” per il resto lasciato desolatamente semi-deserto.

max stagionaliMassimi e minimi di presenze stagionali: dalla Juventus al Prato, passando per Milan e SudTirol – Le partite di cartello hanno sempre richiamato il grande pubblico a Lecce: “la gara della vita”, in cui si decide in 90 minuti l’esito di un campionato, in cui si piange o di gioia o di dolore, emoziona non poco anche i più distaccati tra i tifosi salentini, che per il grande evento spengono il televisore e vanno a gremire gli spalti del “Via del mare”.

Lasciando per un attimo da parte la situazione in cui l’avversario di grande prestigio richiami sugli spalti un nutrito numero di sostenitori ospiti, analizziamo i dati relativi ai big-match in cui la totalità delle presenze può essere ritenuta di fede giallorossa. Anche in questo caso, la matematica dice che il presente è quello grigio di una curva perennemente chiusa e non più quello giallorosso di uno stadio stracolmo di gente: c’è una differenza di quasi 30.000 spettatori tra i 35.308 che assistettero a Lecce-Palermo, gara che nel 2002/’03 (allenatore Delio Rossi) sancì la promozione del Lecce in Serie A, ed i 6.551 che lo scorso hanno presenziarono a Lecce-Trapani (anche tenendo conto dei play-off, la variazione rispetto ai 12.000 di Lecce-Carpi è più che sensibile). Nel mezzo, due picchi stagionali che si mantengono su valori intermedi: il derby Lecce-Bari, che nel maggio del 2008 condannò il Lecce ai play-off, ebbe una buona partecipazione di pubblico (22.460), mentre fu superato il muro dei 27.000 in un Lecce-Cesena della Serie B 2009/’10. Fa poca fede, infine, il dato riguardante la stagione in corso: i 5.089 di Lecce-L’Aquila, comunque, sono un discreto risultato per un campionato che sta entrando soltanto ora nella sua fase calda.

minimo stagionaleSono da guardare in un ottica diversa, invece, le sfide in cui al “Via del Mare” arrivano dei “mostri sacri” come Milan e Juventus. Il dato qui è fortemente influenzato da quella frangia di tifo che supporta la squadra avversaria, come rivela un semplice confronto tra il numero di presenze osservato in una delle gare “record” appena prese in questione (sempre contro Milan o Juventus negli ultimi 13 anni) e il numero di tifosi presenti nella gara casalinga immediatamente successiva.

Per citare un paio di circostanze, nel 2008 ad un Lecce-Milan con 29.658 spettatori, seguì una sfida contro la Roma (squadra non certo senza appeal) in cui non si sfondò il tetto delle 10.000 unità, così come nel 2012 furono circa 6.000 quanti in Lecce-Chievo assieparono un “Via Del Mare” che, soltanto due settimane prima, aveva ospitato 23.298 spettatori in un incontro con la Juventus.

Ad ogni modo, la media spettatori dei quattro “picchi” stagionali (Palermo, Bari, Cesena e Carpi) in cui era presente esclusivamente un pubblico di fede leccese, pari a 24.000, non ha nulla da invidiare alla media che si riferisce alle partite a tifo promiscuo contro Milan e Juventus, uguale a 26.000: nelle occasioni che contano il popolo giallorosso ha sempre e comunque risposto “presente”.

Ciò che rimane impresso dalla statistica sulle presenze massime e minime stagionali degli ultimi anni, nonché filo conduttore della nostra indagine, è il calo di presenze a partita: i “massimi” sono scesi dagli oltre 30.000 di dieci anni fa ai circa 20.000 delle recenti stagioni, così come i “minimi” si sono dimezzati passando dai 10.671 della Serie A 2004/’05 (all. Zeman) ai 5.962 dell’ultima Serie A (2011/’12), per finire ai 3.917 di Lecce-SudTirol della passata stagione e ai 3.406 di Lecce-Prato.

lecce palermo 3-0Le trasferte: stop ai grandi esodi – Meritano un cenno le presenze di supporter salentini nelle gare in trasferta. Non si assiste più a quelle partecipazioni oceaniche che negli anni hanno invaso intere città come Bologna, Genova ed Ascoli: oggi invece sono solo gruppi di poche decine di encomiabili tifosi che seguono la squadra tra mille difficoltà (vedasi Pagani, Perugia..).

Una riflessione finale: ma è solo a Lecce il problema? Sicuramente i numeri che ci hanno accompagnato fin qui getterebbero nello sconforto anche il più fervente dei tifosi giallorossi, che spesso e volentieri vive di ricordi. Purtroppo oggi è questa la dura realtà calcistica, una realtà diffusa non soltanto a Lecce, ma in tutta un Italia pallonara che sta vivendo il tempo dell’anti-calcio, tempo in cui gli stadi si svuotano, le bandiere si scoloriscono, e l’entusiasmo si spegne.

A questo punto, sorgono spontaneamente degli interrogativi sul perché di questa situazione: possibile che tutte le più belle tifoserie italiane, compresa quella giallorossa, si stiano auto-disgregando? O forse c’è qualcosa di più grande, un intero sistema, che, tra Tessera del tifoso, Daspo, burocrazia e pay-tv, è vittima di se stesso? Sicuramente non è facile individuare cause e concause di questo panorama di stadi desolati, perché entrano in gioco tanti altri fattori, crisi economica in primis.

via del mareRicordiamo però che il calcio è del popolo e sottrarre al calcio la sua linfa e il suo vero padrone, il popolo, è veramente un tentato suicidio. Qualcuno nella stanza dei bottoni dovrebbe capirlo, e dovrebbe fare di tutto per cambiare le cose, perché senza pubblico il calcio neanche esisterebbe. Una cosa è certa: nel tempo dell’anti-calcio, l’unico ad essere penalizzato da questo triste clima di repressioni e di violenze è il tifoso vero, che non rinuncia mai ad andare allo stadio, che segue ogni domenica con passione la propria squadra del cuore, e che ama quello che è (o forse era) lo sport più bello del mondo.

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