(di Carmen Tommasi) – Lui non c’è più. Ma continua a essere vivo. Non c’è più, ma il suo ricordo è forte, acceso, lucido e limpido. Spiccatamente presente. Sono due anni senza Marco Simoncelli, il Sic, due anni senza i suoi riccioli biondi, senza le sue vivaci battute, senza i suoi podi e senza i suoi sorpassi spericolati. Semplicemente senza Marco.

Sono trascorsi due anni da quella maledetta giornata, da quel giorno bastardo e da quell’”episodio” che ha strappato bruscamente alla vita quel giovane sorriso di soli 24 anni, con quegli occhi malandrini e con quel talento che chissà dove sarebbe arrivato solo se…, durante quel Gran Premio della Malesia, disputatosi sul circuito di Sepang, tutto fosse andato nel verso giusto, come doveva essere.

Due anni fa come oggi sulla griglia di partenza, quella dei suoi sogni come del resto tutte le altre, sorrideva allegramente con l’asciugamano rovesciato sulla testa. Poi quel maledetto destino ha fatto il suo corso e SuperSic ha salutato, improvvisamente e senza preavviso, tutti.  Per sempre. Nel modo peggiore, ma sicuramente, ahimè, facendo quello che amava fare: correre, lottare, sorpassare e magari anche esultare.  Sorridendo, come piaceva a lui.

E allora, anche se qualcuno, più di qualcuno, oggi avrebbe l’estremo desiderio di abbracciarlo e di stringerlo forte, come lo ha avuto in questi 24 mesi dalla sua scomparsa, Marco bisogna ricordarlo con il sorriso, con la battuta sempre pronta, con il freno mai sottotono, con quel sapore agrodolce che lui avrebbe voluto e magari con la colonna sonora di Vasco “Siamo solo noi…, generazione di fenomeni”. “Simo”, forse, avrebbe voluto così.

 

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