LECCE (di Carmen Tommasi) – In silenzio. A porte chiuse. In ritiro. Con allenamenti intensi. Con toni  severi. Senza commettere passi falsi. Con la consapevolezza di non poter più sbagliare. Il Lecce di Francesco Moriero, in quella che potrebbe essere la sua ultima chiamata, si prepara così alla sfida di domenica con il Catanzaro.

Match tra le mura amiche del “Via del Mare” che tanto hanno sofferto contro L’Aquila e che ora, ancora senza la Curva Nord per altre due giornate di squalifica, si prepara ad accogliere il proprio capitano, Fabrizio Miccoli, e la squadra con un unico desiderio: quello di ritornare a gioire in quelle mura desiderose di vittorie e ancora doloranti per quel famoso Lecce-Carpi e i disastri del post match.

Ora il passato non conta più, o conta poco, e ciò che serve è solo ritrovare la grinta in una squadra che nelle prime tre gare di campionato è apparsa scialba, inconsistente e con idee tattiche tutt’altro che lineari (e dalla prossima si potrebbe passare al 4-3-1-2, anche se il 3-5-2 potrebbe essere l’altra situazione appetibile).

“Serve tempo e pazienza” come dice il tecnico leccese, ma bisogna trovare soprattutto un’intesa in una squadra del tutto rinnovata e in cui gli elementi reduci della passata stagione si possono contare sulle dita di una mano.

E allora, si riparte dal Catanzaro con zero punti in classifica da parte dei giallorossi, con un’infermeria che ha dentro i piedi e le geometrie buone di Bogliacino e qualche altro elemento, ieri è arrivato Walter Lopez, oggi ci sarà l’attesa per Gabriel Sacilotto e nei prossimi giorni chissà se il diesse Antonio Tesoro non regali l’esperto Salvatore Aronica al suo Lecce.

“Chi vivrà vedrà” e adesso l’unica medicina è il lavoro sul campo, l’unico che piace a Moriero. In silenzio e a testa bassa nel pedalare verso i primi tre punti stagionali. Perché nel calcio, si sa, nessuno ti regala nulla e nel girone B quest’anno ancora di meno. L’inizio shock del Lecce ne è una lampante dimostrazione.

 

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