LECCE (di Massimiliano Cassone) – Tre sconfitte, tre brutte figure e la consapevolezza di non essere i più forti, il tutto condito dalla paura di essere inadeguati. L’ambiente mugugna, c’è chi vuole la testa del mister e chi, ancora una volta smemorato, chiede le dimissioni della società, dimenticando la fine che avrebbe fatto la società se questi signori non fossero giunti a Lecce. Capaci o incapaci, avari oppure no, sono coloro che permettono a tutti di seguire la squadra in quel “Via del Mare” che, seppur sempre più fatiscente e ormai senza più neppure il tabellone, rimane sempre il tempio della maglia giallorossa.
Anno 2013, anno del reset, anno zero dopo lo scempio dello scorso campionato. “Il Lecce ai leccesi” si chiedeva a gran voce ed acclamati arrivano Moriero e Morello con la ciliegina sulla torta: Fabrizio Miccoli.
Bastano tre sconfitte e gli umori della piazza scalciano come un mulo che non vuol sentire ragioni. Lucarelli, Brini, De Canio, Cavasin, Serena e Cosmi i nomi che rimpallano sulle bocche dei tifosi ed in tutto l’ambiente trasformato in scena del delitto. Sarebbe stato un delitto, infatti, esonerare l’ex golden boy di Lecce dopo appena 270 minuti.
Dopo un face to face con Moriero e un colloquio serrato con i “vecchi saggi” Miccoli e Bogliacino, la proprietà decide di dare ancora tempo al suo allenatore. Un altro giro di clessidra che potrebbe essere rotata e rigirata fino a giugno, oppure fino al termine della gara contro il Catanzaro, che pure potrebbe sancire l’addio.
La decisione è arrivata dopo aver saputo che la squadra è con il suo nocchiero. Scelta saggia, buona e giusta. Sarà una settimana dura, di lavoro, di speranza, di sudore ma conoscendo Moriero, è ovvio che tutto questo non lo spaventerà. Purtroppo il calcio è legato ai risultati e ora è tempo di fare punti… in bocca al lupo per l’ennesima volta, mister.