PERUGIA (di Luca Manna) – Era il 18 settembre quando, sempre attraverso questa rubrica su Leccezionale, davo il mio personale benvenuto a Fabio Liverani con un romanesco “Daje, Fabio” (LEGGI QUI). Il tecnico arrivava a Lecce fra lo scetticismo generale di chi avrebbe voluto allenatori più quotati o comunque dal profilo più stuzzicante e soprattutto approdava sulla panchina salentina in un momento in cui la squadra sembrava aver perso ogni sua sicurezza e l’ambiente era già in piena depressione, quasi completamente sfiduciato.
È passato poco più di un mese da quei bruttissimi momenti in cui tutto sembrava perduto, nonostante le pochissime partite giocate, nonostante la classifica fosse assolutamente ancora tutta da scrivere ed oggi la situazione si è completamente ribaltata. Il Lecce è primo in classifica, prova ad accennare una mini-fuga e l’entusiasmo dopo la vittoria di Matera è dilagante e sta coinvolgendo anche il tifoso più critico, ed il merito di tutto questo non ci si può esimere dall’assegnarlo proprio a lui, a Fabio Liverani. Se è vero che un mese di lavoro è poco per poter dire che tutto sia risolto e che tutto sia perfetto, è altrettanto vero che la mano del mister è stata evidente sin dalla prima partita e che sia un allenatore coraggioso, dotato di fortissima personalità.
Il primo step della rinascita giallorossa è sicuramente da ricercare nell’audacia con cui il tecnico romano si è affidato immediatamente al 4-3-1-2. Il cambio di modulo, oltre a destare curiosità e successivamente entusiasmo all’ambiente, è sembrato il primo passo per esaltare le caratteristiche di molti giocatori. Tutto il centrocampo, da Mancosu ad Armellino, da Costa Ferreira a Tsonev, con una menzione particolare per Arrigoni che è un giocatore rinato ed oramai insostituibile, sembra aver trovato la sua vera dimensione, garantendo filtro quando serve, come mai era accaduto precedentemente, e mantenendo quella spiccata propensione offensiva alla quale oramai eravamo abituati alla luce delle caratteristiche di molti protagonisti.
La scelta di schierare un trequartista poi ha dato nuova luce alla manovra offensiva che oramai sembrava essere più che prevedibile, permettendo di sfruttare la bravura di Caturano e Di Piazza nel cercare la profondità e la porta avversaria, giocando entrambi più vicini all’area di rigore e regalandoci un nuovo Torromino che, da “seconda punta”, potrà vivere una nuova vita calcistica piena di soddisfazioni. Inoltre è evidente come nella rosa del Lecce (concetto più volte ribadito) siano diversi i giocatori in grado di presidiare la trequarti avversaria con caratteristiche differenti ed adattabili a partita e momenti di gioco differenti, con Pacilli su tutti che garantisce anche imprevedibilità e duttilità tattica in grado di garantire a Liverani un’arma in più per tagliare in due le difese avversarie.
Il secondo grande merito dell’ex allenatore della Ternana è l’aver da subito toccato le corde giuste nella testa dei suoi ragazzi, lavorandoci con pazienza ed assumendo il ruolo di mentore e parafulmine, a seconda delle situazioni. Sin da subito s’è visto un Lecce più determinato, che ha via via abbandonato tristezza e depressione per lasciar posto a consapevolezza ed autostima. Come dimenticare le dichiarazioni nell’immediato dopo partita contro la Sicula Leonzio quando Liverani s’assunse subito le responsabilità di una presunta sofferenza dovuta ai goal subiti, mettendo però subito in chiaro che le “teste chine” dopo una vittoria nel suo spogliatoio non devono esistere. È questo il più grande risultato del lavoro psicologico di un uomo che stupisce ogni giorno di più, che si prende le responsabilità che gli spettano e che coccola i suoi ragazzi quando necessario, chiedendo loro di sorridere sempre quando il campo porta vittoria e 3 punti, perché vincere è l’unica cosa che davvero conta.
Altra nota di merito per il nostro mister è sicuramente il lavoro settimanale incentrato probabilmente sulla cura di particolari che nella partita precedente non sono magari piaciuti a lui ed al suo staff. Non è un caso, difatti, se il Lecce dopo 4 goal subiti in 2 partite, nelle due gare successive non abbia subito reti e sofferto giusto in un paio di occasioni contro il Matera, nonostante l’assenza di Cosenza e Drudi che sono, al momento, il duo centrale titolare. La cura dei particolari, la voglia di mettere una pezza ai difetti evidenziati in partita, ma anche la particolarità di alcuni schemi su calcio piazzato che ogni tanto vediamo applicati, sono sicuramente sinonimo di grande lavoro e di grande attenzione e ci fanno ben sperare per un futuro in cui speriamo che il Lecce cresca giorno dopo giorno.
Importante poi sottolineare il coraggio di Liverani ad affidarsi a chi il proprio mestiere lo conosce bene indipendentemente dall’età, senza ricorrere ad improbabili adattamenti di posizione e di ruoli che rischierebbero di alterare gli equilibri fra i reparti. In questo senso la scelta di ricorrere al giovane Riccardi sabato scorso ha premiato il mister, dimostrando che spesso basta un pizzico di coraggio per ritrovarsi in rosa forze fresche e nuove certezze per il futuro.
Infine, è bene sottolineare un altro aspetto che ci sta facendo innamorare di Liverani: la sua gestione a livello emotivo della partita e dell’immediato post-match. È un piacere vederlo durante i 90 minuti guidare la squadra con piglio ed autorevolezza, saltare e seguire l’azione come un tarantolato, avere la sensazione che, se fosse per lui, prenderebbe un joypad e guiderebbe ogni movimento dei suoi dalla panchina. Un guerriero, un leone tra panchina ed area tecnica, che in sala stampa si trasforma in un uomo tutto di un pezzo che non si lascia andare a voli pindarici o trascinare in sterili polemiche che magari su altri fronti si vorrebbero aizzare. Liverani parla sempre del gruppo, del lavoro, delle scelte vincenti e degli errori qualora ve ne siano stati, senza promettere niente e senza pensare ad altro che non sia il suo Lecce.
Insomma, è passato solo un mese ed il Lecce di Liverani è tutto un altro Lecce rispetto al precedente e soprattutto è primo in classifica nonostante nessuno pensi al valore della stessa alla fine di ottobre. Mister Fabio ci sta conquistando, ci sta stupendo, ci sta rendendo felici. L’augurio è che, ogni mese, si continui a parlare dei suoi meriti e delle sue prodezze; per far sì che ciò accada non ci resta che ribadirlo nuovamente e senza paura: Daje, Fabio!