LECCE (di Gavino Coradduzza) – Due partite in una: il Lecce della ripresa neanche lontano parente di quello del primo tempo al punto che, al triplice fischio dell’arbitro Giua, si è sollevato dagli spalti un sospiro di sollievo quasi a dire “è andata bene”. Sì, perchè la ripresa del Cittadella ha cancellato dal campo un Lecce irriconoscibile: timido, impacciato, indeciso, quasi totalmente alla mercè dei veneti…
Salvo un errore in disimpegno (5°), che aveva consentito agli ospiti di essere insidiosi, il Lecce del primo tempo segue il gioco, lo organizza, è assai lucido in ogni settore, fa girare la palla con raziocinio; alla eleganza dei veneti oppone la propria sostanza di squadra, la manovra lineare, le progressioni in accelerazione di Falco ed il doppio filtro al fosforo di Mancosu e Arrigoni, mentre Calderoni galleggia in posizione avanzata e toglie ossigeno alla terza linea avversaria quando accenna ad iniziare la controffensiva.
E così, arriva il vantaggio giallorosso al 14′: un cross teso di Falco viene deviato in area col braccio da capitan Iori: è calcio di rigore che Mancosu dal dischetto trasforma con freddezza e precisione a pel di traversa…
Per una quindicina di minuti il Lecce rifiata, sornione (sembrerebbe), quasi pago del vantaggio conseguito o anche furbescamente intenzionato ad invitare il Cittadella a farsi in avanti per colpirlo in contropiede; alchimie calcistiche? Chissà… Comunque sia, con i granata che guidano il gioco anche con ficcanti percussioni sempre un tantino ampollose, Vigorito non viene quasi mai chiamato in causa grazie alle severe misure di sbarramento attuate da Bovo e compagni…
In avvio di ripresa i veneti diventano più aggressivi e, nel giro di una quindicina di minuti, insidiano molto pericolosamente, per tre o quattro volte, la porta di Vigorito che è bravo ad annullarne i tentativi. Quel reparto difensivo, che poco o niente aveva concesso agli avversari nel corso dlla prima frazione di gioco, ora balla pericolosamente al punto che il portiere leccese è chiamato a metterci più di una pezza e Liverani ad effettuare un paio di sostituzioni…
Vero è che Palombi spreca una buona occasione per il raddoppio presentandosi a tu per tu con Paleari facendosi respingere una non irrsistibile conclusione, ma si tratta di una fiammata improvvisa, buona soltanto ad interrompere quello che non sembri esagerato definire “predominio” da parte degli ospiti…
L’ingresso in campo di Venuti e Tabanelli non modifica in alcun modo gli equilibri (squilibri?) in campo dove, per dirla con chiarezza, è il Cittadella a fare la partita. Liverani fiuta il pericolo, richiama in panca Mancosu e spedisce in campo Marino a rinforzare gli argini difensivi che potrebbero crollare da un momento all’altro. Infatti, il continuo martellamento dei veneti produce alla fine il gol del pareggio, di testa e con cinque difensori a guardare Strizzolo e l’effetto che fa…
La reazione giallorossa è un concentrato di volontà con vaghe tracce di precisione e lucidità; reazione che potrebbe comunque fruttare il nuovo vantaggio se Tabanelli, a conclusione di una ficcante ripartenza, che gli spalanca le porte dell’area avversaria, non sprecasse banalmente…
Un punto guadagnato, diciamo così, ma qualcuno dovrà pur spiegare la metamorfosi di questa squadra che, per la terza volta dall’inizio del campionato, cerca di imitare, purtroppo riuscendovi, la Penelope della famosa tela…