LECCE (di Gavino Coradduzza) – Il Siracusa strappa il pareggio, ma stavolta il Lecce ha poco da rimproverarsi: ci ha provato in tutti i modi, almeno per una settantina di minuti, magari peccando di eccesso di ansia da risultato da conquistare a qualunque costo; ma ci ha messo volontà, determinazione e carattere. C’è molto da raccontare di questa partita…
In settimana era stata battezzata “partita decisiva“; pertanto era decollata la attesa fiduciosa con l’allenatore come primo portavoce: “Sono molto fiducioso – proclamava – per questo appuntamento carico di attese“… In verità non c’è stato molto da attendere per vedere e capire che il Lecce aveva preparato la partita nel modo migliore: già al 3° è Di Piazza ad andare per le terre dell’area avversaria a causa di un contatto che il signor Cipriani, l’arbitro, giudica regolare.
Soltanto un minuto più tardi è Marino a fare giustizia spedendo la palla in fondo alla rete: è il gol del vantaggio e la partita è appena iniziata. Il Lecce morde, è aggressivo, caparbio nel rapinare al Siracusa ogni velleità di ripartenza che transiti nella zona di centrocampo dove Arrigoni, Armellino e (udite, udite) Costa Ferreira impongono la legge della superiore qualità nonostante Mancosu stenti ancora a carburare (lo farà più avanti, alla sua maniera, ma con scarsa fortuna); probabilmente, più dei comagni, patisce il forte scirocco che prende d’infilata il “Via del Mare“. Il Lecce dei bei ricordi è dunque riapparso; bei ricordi e anche quelli meno belli (per chi ha buona memoria) perchè fanno capolino anche le leggerezze difensive a suo tempo ben coperte e annullate dai gol dei frombolieri: è prorio il capitano, Lepore, a concedere via libera a De Silvestro che insacca con qualche lieve complicità di Perucchini. Il Siracusa tenta il colpo gobbo, ci riprova al 15°, ma Perucchini stavolta rimedia, miracolando…
L’iniziale furore del Lecce va pian piano placandosi e così la partita si adagia sui binari della ordinaria approssimazione (il vento è complice) da parte di entrambi gli schieramenti. Ma quanto corre e quanto è bravo a tamponare Armellino anche se Liverani la pensa diversamente; il tecnico, a fine partita, chiarirà che la condizione fisica da convalescente non gli accordava molta autonomia, e dunque lo richiama in panchina sostituendolo con Tsonev.
Per dire il vero, non si coglie alcun nuovo contributo di idee proprio in quel settore dove esse dovrebbero nascere, svilupparsi e trasformarsi in suggerimenti puliti a beneficio di Saraniti e Di Piazza, scelti da Liverani come prime punte.
Il Siracusa si distingue per la calma olimpica nell’amministrare il possesso palla e nel non vacillare sotto la pressione dei giallorossi; dimostra una certa serenià caratteriale e buona precisione nell’articolare gli scambi che il Lecce si sforza di far saltare anche a costo di impiegare energie in quantitativi industriali. Nelle fasi finali riappare il Lecce della prima frazione di gioco; ricomincia ad aggredire palla e avversari con una vigoria e una dedizione che meriterebbero il premio del successo per quanto la precisione di dialogo sia sempre abbastanza dozzinale…
Nella ripresa il Lecce gioca, magari un po’ leziosamente, crea e spreca: una palla di Tsonev che si smorza all’incrocio dei pali, ripiomba in area di porta sul destro (un tempo terribile) di Di Piazza il quale la alza incredibilmente oltre la traversa; il Lecce avanza a folate impetuose, sembra inarrestabile, lascia intendere che il destino dei siciliani sia ormai segnato perchè l’assedio all’area siracusana è martellante…
Il forte vento suggerisce le soluzioni da lontano; ci provano un po’ tutti ma i risultati sperati non si materializzano. “Proviamo con Caturano“, pensa Liverani, che manda fuori Di Piazza, ed intanto, anche se molto saltuariamente, i siciliani danno segnali di vitalità mettendo il naso fuori dalla cinta dell’assedio, con l’intento di fare Bingo…
La partita diventa arruffona; sempre stracarica di encomiabili intenzioni anche se la spia del serbatoio della lucidità lampeggia vistosamente; al 30° Liverani fa la rivoluzione, ne cambia tre, scombussolando l’assetto scelto all’inizio: fuori Lepore, Costa Ferreira e Marino per far posto a Di Matteo, Tabanelli e Dubickas. In area siracusana accade di tutto, ma proprio tutto, tranne il gol; un po’ per la sorte non proprio benigna, un po’ per la sportiva ferocia della difesa aretusea, un po’ per la eccessiva dose di dabbenagine nelle conclusioni a rete. Non si può certo dire che a Liverani manchino coraggio e fantasia: la girandola di sostituzioni ne è l’ennesima prova; ancor di più se si aggiunge che, anche se soltanto per sei/sette minuti, inventa l’ennesimo centravanti: Cosenza, che di mestiere fa il difensore centrale…
Lo spartito non muta fino al termine, triplice fischio scandito dalle veementi ed incotrollate proteste di giocatori e dirigenti nei confronti dell’arbitro. Il motivo? Un assai probabile fallo da calcio di rigore non concesso dal direttore di gara. La sostanza finale porta comunque a rammentare che il Trapani ha ultimamente conquistato 16 punti contro gli 8 del Lecce. Il resto è archiviabile come malinconico rammarico…