LECCE – Nella settimana che conduce a Lecce-Foggia, il presidente del Lecce Enrico Tundo ha raccontato le sue emozioni da numero 1 del sodalizio giallorosso, tracciando un mini-bilancio di questa prima fase della sua gestione, tramite una lettera pubblicata sul sito ufficiale:
Cari Amici e care Amiche,
questa mattina l’emozione suscitata da alcune immagini pubblicate dalla stampa-da me gelosamente custodite – che cristallizzano sin dall’inizio dell’anno calcistico i migliori momenti vissuti sugli spalti della calorosissima tifoseria leccese, mi ha offerto l’ispirazione per la scrittura di queste poche righe. E‘ noto che la spinta propulsiva che mi ha convinto – per vero non senza gli iniziali giustificati timori- ad accettare la carica di Presidente dell’ U.S. Lecce, abbracciandola con il noto impegno che da sempre contraddistingue il mio operato, mi è stata data dalla sincera amicizia e profonda stima che mi lega a Saverio Sticchi Damiani; insieme a lui e a tutta la dirigenza societaria ci siamo impegnati sin da subito per mantenere in vita un club cosi glorioso, ma destinato a scomparire dal panorama del calcio professionistico. Con grande umiltà ci siamo approcciati ad un mondo a noi sconosciuto, cercando di amministrare il club con onestà e trasparenza, cosi come ci fu chiesto da subito dalla curva nord. Oggi esistiamo e già solo per questo dovremmo essere contenti. Sin dall’inizio della nostra avventura non abbiamo mai inteso parlare di traguardi sportivi, non perché a nessuno di noi manchi l’ambizione di raggiungerli, ma soltanto perché nel calcio, come nella vita, le chiacchere servono a ben poco. La nostra idea è quella di provare a raggiungere il salto di categoria attraverso una programmazione a medio termine e per questo abbiamo deciso di partire da un gruppo molto rinnovato per cercare di costruire nel tempo una squadra affiatata e collaudata. Con mia grande sorpresa, il mister, lo staff tecnico ed i calciatori tutti hanno saputo da subito raggiungere risultati importanti, dimostrando di aver capito il valore della maglia che indossano, anche loro contagiati dalla stessa nostra voglia e dalla stessa nostra passione. A loro va il mio grazie. Giunti a questo punto però abbiamo l’obbligo di provarci, con forza e fino in fondo. Cerchiamo di vivere la partita con il Foggia con il giusto equilibrio, consapevoli del fatto che competere già da quest’anno per le prime posizioni è un grande successo, ma a questo punto senza accontentarci perché è giusto provarci fino in fondo.
Al riguardo ritengo che, oltre alle ovvie doti atletiche e professionali che ogni componente la squadra deve possedere, la tifoseria, alla stregua di un dodicesimo uomo in campo, svolge un ruolo fondamentale, imprescindibile ed insostituibile. E voi, miei cari Amici, questo compito lo svolgete magistralmente ed in modo appassionato ogni domenica. Per questo, a nome della dirigenza leccese tutta, io Vi ringrazio di vero cuore. Ad ogni partita si assiste ad uno spettacolo di tifo incredibile, degno della serie A, inoltre è fantastico vedere al Via del Mare il ritorno di tante famiglie o di vecchi tifosi che si erano un po’ allontanati. Abbiamo da subito praticato una politica di prezzi popolari perché la fede, il tifo e la passione per noi contano più di un incasso più o meno rilevante, consapevoli anche del fatto che il calcio è un lusso che non tutte le famiglie possono concedersi. Chi ama il Lecce deve essere messo nelle condizioni di stargli accanto, ecco perché abbiamo scelto di operare cosi.
Adesso più che mai dobbiamo riempire la tana dei lupi, renderla una bolgia festosa ed appassionata, per cercare di dare una mano ai nostri calciatori. Quando dico proviamoci fino in fondo, intendo proprio questo: ognuno a modo suo faccia il massimo per cercare di spingere questa squadra più avanti possibile. Alla fine tireremo le somme.
Il gusto dell’attesa di una partita importante, il piacere di partecipare tutti insieme ad un evento che coinvolge tutto il territorio, sono emozioni che abbiamo rischiato di perdere, oggi abbiamo la possibilità di viverle ancora, non è molto forse, ma occorre partire proprio da qui…
Enrico