attacchi Parigi IsisLECCE (di Giovanni Costantini) – Siamo già a due settimane dai terribili attentati di Parigi, per mano di un manipolo di terroristi islamici, in cui hanno perso la vita 130 persone tra cui una nostra connazionale, la veneziana ventottenne Valeria Solesin. Ed il mondo continua a tenere il fiato sospeso nel timore, nella paura del ripetersi di fatti così tragici, dolorosi, violenti. Ma cos’è in realtà la paura? La non conoscenza dell’ignoto di ciò che sarà e verrà, l’ansia e la preoccupazione che possa capitarci qualcosa che ci può far stare male e soffrire. Tant’è nei giorni scorsi era salito a tal punto il livello di guardia, che a Bruxelles (tra le basi logistico-operative dei jihadisti) è stato dichiarato lo stato di massima allerta con uffici, scuole, musei, banche, negozi chiusi per ragioni di sicurezza.

Intanto, nella delicata partita geopolitica che si sta giocando in Siria, se inizialmente è sembrata esserci compattezza nella coalizione anti-Isis, ovviamente sull’onda emozionale successiva alla strage, i tanti troppi interessi in campo tra il fronte filo-turco con alle spalle gli Usa e il fronte filo-Assad con la Russia principale sponsor ha portato all’abbattimento da parte di Erdogan di un jet russo che stava sorvolando la Siria ma colpendo ribelli anti Assad turcomanni.

Risiko carrarmatiLe conseguenze di questo atto di aggressione potrebbero essere imprevedibili se si considera che Putin ferito nell’orgoglio ha risposto essersi trattato di “una pugnalata alle spalle”. La Turchia, paese appartenente alla Nato, si colloca in un’area assolutamente strategica per gli occidentali sullo scacchiere mediorientale e l’intenzione di scalzare Assad si inserisce nell’ottica di indebolire il fronte sciita a favore di quello sunnita con la proclamazione del Califfato a rafforzare questa impostazione, al fine di acquisire sempre maggiore influenza e peso tra i paesi arabi. Le elezioni di recente vinte dal Presidente Erdogan aiutano questo processo. Si tratta ora di capire quali saranno le prossime mosse di Usa e Russia, in considerazione nel caso della prima di un reiterato manifesto “disinteresse” ad una politica estera interventista che nel caso di Obama si è rivelata essere invece apatica, distaccata ed esercitata per delega. Al contrario di un Putin molto attivo nelle aree di crisi. Alla luce di questi dati di fatto rimane la desolazione e la delusione per l’inconsistenza e la debolezza di un’Europa colpita mortalmente al cuore ed incapace di reagire, cui manca una politica estera realmente comune, in grado di dettare i tempi, di decidere e se necessario di imporre una propria linea d’intervento contro un rischio terrore che siamo stati capaci di importare in casa nostra, senza filtri ed anticorpi sufficientemente forti per resistere all’aggressività dei fondamentalismi.

I giorni che verranno saranno di grande incertezza e problematicità, non fosse altro perché si avverte la sensazione, che non vi sia una ferma volontà di risoluzione delle questioni in campo, lasciate semmai “a cuocersi nel loro brodo”. E saranno giorni caldi anche per il nostro paese, non climaticamente se pensiamo che ci avviamo verso la stagione fredda, con il Giubileo della Misericordia alle porte e con i tanti pellegrini che si recheranno nella Capitale per rendere omaggio a questo Anno Santo straordinario. Tanti sono stati dichiarati i luoghi sensibili, ma l’Italia che finora non è stata toccata da episodi di violenza terroristica siamo certi continuerà a non esserlo “si spera” per Grazia di Dio.

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