LECCE (di Italo Aromolo) – Una squadra di calcio cambia gli allenatori perché va male o va male perché cambia gli allenatori? I più sono per la prima ipotesi, qualcuno per la seconda: tutti concordano sul fatto che non è certo un buon segno e che di solito le probabilità di raggiungere l’obiettivo stagionale sono inversamente proporzionali al numero di tecnici esonerati. In oltre cent’anni di storia, il Lecce ha vissuto diverse stagioni caratterizzate dalla ricerca di quella frenetica (e spesso apparente) soluzione che è il cambio di allenatore: quasi mai la strategia ha pagato, anzi praticamente tutte le annate in questione hanno portato con sé delusioni, obiettivi mancati, crisi e rifondazioni. Con quella attuale, in cui mister Alberto Bollini è seguito a Dino Pagliari, a sua volta erede di Franco Lerda, sono sette le stagioni della storia del Lecce in cui si sono alternati almeno tre diversi allenatori alla guida tecnica della formazione giallorossa. Ripercorriamole una ad una.
Stagione: Lega Pro 2012/’13. Allenatori: Lerda, Toma, Gustinetti. Una prima considerazione storica vuole che, di queste sette, cinque siano capitate negli ultimi venti anni e soltanto due nei precedenti novanta. Segno di un calcio sempre più volto all’immediata ricerca del successo: se non vinci, sei fuori. Deve averla spesso pensata così la famiglia Tesoro, alla cui gestione vanno attribuite quasi un terzo delle infauste stagioni: oltre a quella attuale, infatti, anche la stagione 2012/’13 è stata nel segno del valzer delle panchine. Si era all’alba dell’era “tesoriana” e mister Franco Lerda prese le redini di una squadra in buona parte confermata dopo la doppia retrocessione dalla Serie A: dopo 5 vittorie di fila, il tecnico di Fossano perse il polso della situazione e, nel mese di gennaio, fu sostituito dal tecnico della formazione “Beretti”, Antonio Toma. Nonostante l’eccellente media punti di 2,07 a partita, il tecnico magliese pagò care le sole sconfitte contro Trapani ed Albinoleffe: il fallimento nella corsa al primato gli valse l’esonero a fine maggio, quando il Lecce era ormai condannato a disputare i play-off. La sua eredità fu raccolta da Elio Gustinetti, chiamato all’improbo compito di ricostituire in poche gare un ambiente lacerato da malcontenti all’interno dello spogliatoio e della tifoseria. Il tecnico bergamasco si è dedicato con la professionalità che lo contraddistingue, ma non è riuscito ad evitare il ko: la stagione del Lecce si chiuse con la sconfitta in finale col Carpi, la violenta invasione di campo dei propri sostenitori, la permanenza in terza serie ed un corollario di sanzioni disciplinari.
Stagione: Serie A 2005/’06. Allenatori: Gregucci, Baldini, Rizzo/Paleari. È l’anno della bufera: a livello nazionale scoppia lo scandalo Calciopoli, a Lecce la proprietà Semeraro annuncia il disimpegno dopo Lecce-Ascoli, gara al termine della quale il malumore dei tifosi era degenerato in atti vandalici diretti verso l’auto del presidente Rico Semeraro. In panchina c’è mister Angelo Gregucci, che dopo un punto in cinque partite riceve il benservito per l’incapacità di dare gioco, animo e forza a una squadra che appare sventrata e senza mordente. Cambia quindi lo sceneggiatore, ma la trama è la stessa: Silvio Baldini, suo successore sulla panchina giallorossa, indovina soltanto la prima partita (3-0 sul Cagliari) ma poi conquista 9 punti nelle successive 15 ed anche lui viene sollevato dall’incarico. Avanti un altro: dell’epoca di mister Robertino Rizzo – coadiuvato da Franco Paleari per ragioni burocratiche – racconteremo ai nipoti l’epica vittoria sul Milan di Carletto Ancelotti (1-0 al “Via del Mare”): il gol di Axel Cedric Konan fu, però, il solo barlume di luce in un cammino con amaro epilogo: il 22 aprile, l’undici giallorosso pareggia in casa col Treviso e retrocede aritmeticamente in Serie B con tre giornate d’anticipo.
Stagione: Serie A 1997/’98. Allenatori: Prandelli, Pereni, Sonetti. Prandelli-Pereni-Sonetti: l’alternanza di questi tre allenatori, nel dizionario giallorosso, la si può trovare come definizione generale di sciagurata stagione sportiva. Furono 20 sconfitte, 8 pareggi e 6 vittorie per un campionato da dimenticare quello che iniziò sotto la stella di Cesare Prandelli, allora giovane tecnico alle prime esperienze nel calcio, e si concluse agli ordini di mister Nedo Sonetti, incapace di evitare la retrocessione in cadetteria. Nel mezzo, a metà febbraio, il fugace interregno di Angelo Pereni, vice dell’ex tecnico della Nazionale passato alla storia per essere stato esonerato dopo sole tre partite di guida tecnica in cui perse 6-0 contro l’Udinese, 3-1 contro la Roma e 5-0 contro l’Inter. A mister Prandelli, ad ogni modo, va dato atto di aver lui stesso presentato le dimissioni per lo scarso rendimento della squadra. Come Robertino Rizzo, anche il tecnico di Orzinuovi ha lasciato ai posteri un risultato storico e tutt’ora ineguagliato: la vittoria per 2-1 a “San Siro” contro il Milan di Fabio Capello, firmata da Dejan Govedarica e Stefano Casale.
Stagione: Serie B 1994/’95. Allenatori: Spinosi, Reja, Lenzi. La legge dei tre allenatori trova conferma anche nella stagione 1994/’95, che con ben 24 sconfitte al passivo è la peggiore di sempre della storia del Lecce in Serie B. Tre eventi – e ovviamente altrettanti allenatori– scandirono le irrequietezze di quell’annata: a fine ottobre, quando in panchina sedeva Luciano Spinosi, il Palermo sanciva la più netta sconfitta interna con un clamoroso 1-7 al “Via del Mare”. L’allenatore era invece già diventato Edy Reja quando, il 13 dicembre 1994, la nomina dell’avvocato Mario Moroni a presidente dell’U.S. Lecce segnava l’ingresso in società della famiglia Semeraro. Infine, il 21 maggio 1995, ormai destinata alla Serie C, la formazione giallorossa ospitava il Como in una gara che vedeva in panchina mister Piero Lenzi – affiancato da Ruggero Cannito – davanti al minimo storico di soli 71 spettatori paganti.
Stagione Serie C 1966/’67. Allenatori: Soffrido, Alfonso, Seghedoni. Bisogna tornare alla stagione in Serie C 1966/’67 per trovare una situazione di malcontento analogo all’attuale. Allora fu nona posizione, risultato tutt’altro che entusiasmante se si pensa che la penultima della classe aveva soltanto quattro punti in più e i giallorossi rischiarono fortemente la retrocessione in Serie D. Scontato dire il numero di allenatori: tre, come tre furono i gol che, all’inizio di quella stagione, il campione brasiliano Pelè realizzò in un “Via del Mare” appena inaugurato e vestito a festa per la lussuosa amichevole contro il Santos. Mister Luigi Soffrido resistette solo le prime dieci giornate: dopo un derby pareggiato a Nardò, il nuovo presidente, l’avvocato Marcello Indraccolo, optò per l’esonero e chiamò al suo posto l’ex calciatore giallorosso Ambrogio Alfonso. Tempo due partite (sconfitta a Trani e pareggio col Bari) e l’ipotesi-defenestrazione si concretizzò anche per lui: in via definitiva, la guida tecnica dell’undici salentino fu affidata a Gianni Seghedoni, che traghettò la squadra ad una meritata salvezza per poi, ottenuta la riconferma per la stagione seguente, far sognare la Serie B in un avvincente duello con la Ternana.
Stagione: Serie B 1948/’49. Allenatori: Costantino, Magnozzi, Plemich. Per finire, anche il pleistocene del calcio salentino ha conosciuto intrighi di panchina. Era appena decaduto il regime fascista quando, nel 1948, il Lecce si apprestava ad affrontare un nuovo campionato di Serie B con le credenziali giuste per alloggiare nei quartieri alti della classifica (veniva da un terzo posto nella precedente stagione). Invece, una squadra orfana del suo bomber De Santis si rivelò inaspettatamente inadeguata, intraprendendo un tunnel di risultati negativi che culminò con la retrocessione in Serie C: la strategia di cambiare tre allenatori – nel caso specifico Raffaele Costantino, Mario Magnozzi, Ferenc Plemich – si è dimostrata ancora una volta tanto vecchia quanto improduttiva.
Note: nella stagione di Serie B 1991/’92 mister Albertino Bigon fu richiamato in panchina dopo l’esonero di Aldo Sensibile, che il mese precedente aveva sostituito lo stesso Bigon col quale i giallorossi avevano iniziato la stagione. Perciò non abbiamo incluso questa annata nel computo delle stagioni che hanno visto tre diversi allenatori sulla panchina del Lecce.