La Svicat perde con la Capitolina (40-44) in una gara in cui avrebbe meritato di più e retrocede in serie C.
A fine gara, il Patron Fabrizio Camilli è amareggiato, ma da buon padre di famiglia ringrazia tutti, prendendosi il tempo necessario per fare una seria disamina su quello che non ha funzionato in una stagione altalenante ma anche sfortunata e ripartire sognando ancora grandi traguardi: “Il risultato di oggi, per come è stato conseguito, dimostra la passione che lega la nostra pattuglia di valorosi giocatori al colore della maglia. Retrocediamo senza recriminare su nulla ma quest’anno abbiamo vissuto momenti in cui il silenzio è stata la miglior moneta da spendere – Afferma il Presidente – Ai nostri ragazzi un sentito grazie per tutto ciò che hanno saputo esprimere in termini di passione sportiva e dedizione alla squadra. Ai dirigenti un sentito grazie per l’impegno profuso anche in condizioni difficili. Al conto numerico della nostra classifica mancano punti importanti sui quali avremo modo di confrontarci con gli organi federali. Non abbiamo nulla da recriminare ma, oggettivamente, ci sono disfunzioni, distrazioni ed eventi eccezionali che ritenevo non praticabili in una disciplina sportiva conosciuta come profondamente legata ai valori dello sport. – Un pensiero poi va ai supporter – Ai nostri tifosi, quelli veri, un pensiero commosso per averci sostenuto; non è facile sostenere una squadra che, con risorse umane limitate, ha dovuto fare i conti con ostilità locali assolutamente imprevedibili. Non voglio dimenticare nessuno per cui desidero ringraziare anche tutti quelli che si sono prodigati per limitare le nostre disponibilità di atleti. A nulla serviranno le tardive considerazioni federali perché per la Svicat Rugby ASD parla il campo e ciò che è stato scritto sulle maglie sudate dei nostri giocatori. – Conclude – Avremo modo, in un’apposita conferenza stampa, di meglio illustrare le nostre affermazioni senza timore di essere smentiti dalla dialettica, ma rendendo noto tutto ciò che quest’anno è stato disatteso da parte di chi avrebbe dovuto garantire comportamenti sportivi e il rispetto dei regolamento. Mi congedo con l’impregno di affrontare con i nostri ragazzi un momento di convivialità magari di fronte ad una buona birra perché lo meritano fosse anche per aver conservato comunque il sorriso di chi sa di aver fatto il proprio dovere”.