LECCE (di Pierpaolo Sergio) – Pagelle con voti ben lontani dalla sufficienza generale per l’Italia di Cesare Prandelli che, nel match contro l’Uruguay che metteva in palio il passaggio agli Ottavi di finale nei Mondiali in Brasile, subisce una sconfitta amara, ma frutto di una serie di scelte e incongruenze che affondano le proprie radici fin dal ritiro pre-mondiale di Coverciano. Si chiude un’era, l’ennesima, un ciclo che poteva e doveva dare certamente di più in termini di risultati, gioco e soddisfazioni per i tifosi della maglia azzurra. Le dimissioni a fine gara del cittì e del presidente federale Giancarlo Abete, apparse a caldo come un terremoto per il calcio italiano, rappresentano un’occasione più unica che rara per fare un po’ di pulizia generale in questo mondo pallonaro incapace di gestirsi managerialmente e con risultati all’altezza del blasone di una Nazionale comunque e sempre in grado di vantare un palmares che l’ha vista campione del mondo in quattro edizioni.
BUFFON: Il capitano sfodera una grande prestazione personale. Evita il gol in almeno un paio di occasioni e chiude la partita andando a fare l’attaccante nella speranza di compiere un miracolo anche nell’altra metà campo a lui “proibita”. Ci mette carattere, concentrazione, voglia e pure la faccia nel post-gara parlando senza peli sulla lingua di quel che è oggi lo spogliatoio azzurro. VOTO: 6.5
BARZAGLI: Il più continuo nella difesa italiana nelle tre gare giocate dagli Azzurri in Brasile. Senza infamia e senza lode il suo match in cui non appare mai in affanno, ma disinnesca i contropiede sudamericani nel finale quando l’Italia era tutta proiettata in attacco per cercare il golletto che avrebbe significato passare agli Ottavi. VOTO: 6.5
BONUCCI: Resterà un mistero il motivo per il quale Prandelli sia ricorso al suo inserimento solo nell’ultima chiamata del Mondiale brasiliano. Lo schieramento a tre della retroguardia italica è apparso il più redditizio in termini di resa e controllo dell’avversario. VOTO: 6
CHIELLINI: L’assetto tattico stile-Juventus gli giova non poco. Ritrova fiducia, gamba e concentrazione con Bonucci e Barzagli accanto. Disputa la sua partita più convincente in questo Mondiale e torna a casa col “ricordo” di Luis Suarez tatuato sulla spalla, con la benedizione dell’arbitro… VOTO: 6
DARMIAN: In avanti si vede poco. Si limita a controllare e presidiare la sua fascia di competenza ma non dà apporto sostanziale alla causa azzurra. La sua condizione fisica, atletica e psicologica andava sfruttata meglio dopo l’esordio-boom contro l’Inghilterra, invece ha subito le scelte del cittì che lo ha sballottato ora sull’uno, ora sull’altro versante togliendogli fiducia e coraggio. VOTO: 5.5
VERRATTI: Il migliore in campo. Dimostra che almeno c’è un elemento da cui ripartire nella prossima ricostruzione della Nazionale. Salta gli avversari come birilli con dribbling degni del miglior giocatore brasiliano, offre idee illuminanti ma pare predicare troppo spesso nel deserto. Uscito lui dal campo, per l’Italia s’è fatta notte. VOTO: 7.5
PIRLO: Avercene di giocatori come lui. A trentacinque anni corre e dimostra una lucidità imbarazzante per tanti suoi compagni di avventura più giovani che difficilmente arriveranno alla sua età vestendo la maglia azzurra con gli stessi stimoli, classe e voglia di fare. VOTO: 7
MARCHISIO: Protagonista in negativo dell’incontro, rimedia un cartellino rosso opinabile ma aveva comunque dato netta impressione di essere in giornata-no in più occasioni durante il match. Lascia i compagni in 10 ed inizia un umiliante calvario culminato con il gol di Godin e l’esclusione dal Mondiale. VOTO: 5
DE SCIGLIO: Una prova senza acuti per il rientrante esterno del Milan che si mette in mostra solo per un paio di recuperi alla disperata nel convulso finale. Ci si aspettava qualcosa di più da lui, ma non è certo il calciatore con le colpe maggiori per il fallimento brasiliano. VOTO: 5.5
BALOTELLI: Non è e probabilmente non sarà mai un fuoriclasse. Finisce il suo Mondiale in cui sarà forse ricordato solo per i suoi “cinguettii” e l’esser apparso isolato dal resto dello spogliatoio. Delude e fallisce l’ennesima occasione per dimostrare di poter essere un vincente e un campione. Se solo lo accompagnasse un po’ più di maturità avrebbe scritto pagine ben più esaltanti nella sua carriera da eterna promessa, viziata e coccolata oltre ogni logica. VOTO: 4.5
IMMOBILE: L’esperimento di schierarlo in coppia con Balotelli è naufragato sul nascere. I due non parlano lo stesso linguaggio calcistico, merce rara appannaggio dei veri e grandi campioni, e l’Italia soffre una sterilità offensiva senza soluzione di continuità. VOTO: 5
PAROLO: Entra ad inizio del secondo tempo e prova a dare nuova linfa ad una manovra d’attacco asfittica e inaridita dalla eccessiva attenzione a non prenderle. Corre e si propone come può ma non dà l’apporto sperato. Inoltre, schierarlo al posto di Balotelli ha probabilmente rincuorato gli avversari che han visto un’Italia che badava più a difendersi che ad offendere. VOTO: 6
THIAGO MOTTA: Rileva l’acciaccato Verratti ma non ha né il tocco vellutato, né l’acume tattico del fantasista ex Pescara. Gironzola per il campo cercando di arginare le folate uruguaiane e naufraga insieme a tutto il resto della squadra. VOTO: 5
CASSANO: Se qualcuno conosce l’utilità del barese in questa spedizione in Brasile alzi la mano. Il gruppo dei senatori toglie l’embargo nei suoi confronti ma lui ricambia con due spezzoni di gara incolori e le solite polemiche spacca-spogliatoio. Le bizze ed i capricci personali non pagano mai e Prandelli si è privato di elementi ben più utili alla causa per portarlo al suo (unico) Mondiale in carriera. VOTO: 5
C.t. CESARE PRANDELLI: Le dimissioni a fine match sono il gesto nobile di un uomo perbene che varrebbero da sole un voto altissimo in pagella. Paga però le scelte infelici adottate fin dalla compilazione della lista dei 23 da portare in Brasile e la mancanza di una condizione psico-fisica accettabile. Troppi calciatori arrivati al Mondiale già spremuti dal campionato e dalle Coppe. Troppi esperimenti tattici in corsa e, se questa Italia ha vinto 9 gare delle 28 giocate nell’ultimo biennio seguente la finale nell’Europeo in Polonia-Ucraina, un motivo ci dovrà pur essere. Fallito il progetto che puntava fortemente su Balotelli, sentendo aria di smobilitazione attorno a sé e vedendo uno spogliatoio diviso da faide interne, ha pensato bene di togliere il disturbo e cedere il testimone. A chi si vedrà a breve. VOTO: 4.5
Il voto di Verratti è esagerato. Buoni i dribbling per carità, ma poca visione in campo. Rivedete le azioni invece di eseguire i tagli in avanti passa la palla sempre dietro.