FalconeLECCE (di Massimiliano Cassone) – “Chi tace e chi piega la testa muore ogni volta che lo fa, chi parla e chi cammina a testa alta muore una volta sola”. Così sentenziò Giovanni Falcone, il magistrato antimafia, trucidato il 23 maggio di 22 anni fa nella strage di Capaci in cui persero la vita anche la moglie, Francesca Morvillo, e gli uomini della sua scorta, tra i quali il salentino Antonio Montinaro, nato a Calimera.

Questa è una storia che serve ricordare sempre, almeno una volta l’anno, in modo che tutti sappiano e non dimentichino. Perché i ragazzi, i giovani, coloro che non c’erano 22 anni fa, devono sapere e devono a loro volta raccontare che degli uomini onesti furono martirizzati sol perché combattevano contro un mostro enorme chiamato mafia.

Qualche giorno prima del terribile accadimento Giovanni Falcone disse: “Mi hanno delegittimato, stavolta i boss mi ammazzeranno”. Parole forti, accuse pesanti al “sistema” che lo aveva abbandonato. Il Procuratore Nazionale Antimafia sentiva sulla sua pelle ed intorno a sé l’odore della morte. L’uomo Falcone aveva paura, ma non il Giudice: quello non aveva paura di nulla e aveva sfidato “Cosa nostra“. Per ucciderlo usarono il tritolo; c’è chi disse che ne furono meticolosamente sistemati ed impiegati mille chili, chi cinquecento, il dato di fatto è che l’esplosivo usato, quanto fosse, bastò per scatenare il finimondo. L’esplosivo era nascosto in un canale di scolo che attraversava l’autostrada fra Palermo e l’aeroporto di Punta Raisi.

Strage di CapaciIl Giudice era appena arrivato a Palermo da Roma con un jet del Sisde. Erano le 18:20 in punto quando l’Italia fu dilaniata da un dito che pigiò la morte su un telecomando. Due mesi dopo (il 19 luglio), fu poi ammazzato anche Paolo Borsellino, suo amico fraterno, il fidato compagno di mille battaglie ed insieme resteranno per sempre quale eterno simbolo della lotta alla mafia.  Il 5 agosto del 1992, al compianto Giovanni Falcone fu conferita una medaglia al valore, così come al Giudice Borsellino…

Al Giudice Giovanni Falcone: «Magistrato tenacemente impegnato nella lotta contro la criminalità organizzata, consapevole dei rischi cui andava incontro quale componente del “pool antimafia”, dedicava ogni sua energia a respingere con rigorosa coerenza la sfida sempre più minacciosa lanciata dalle organizzazioni mafiose allo Stato democratico. Proseguiva poi tale opera lucida, attenta e decisa come Direttore degli Affari Penali del Ministero di Grazia e Giustizia ma veniva barbaramente trucidato in un vile agguato, tesogli con efferata ferocia, sacrificando la propria esistenza, vissuta al servizio delle Istituzioni».

Al Giudice Paolo Borsellino: «Procuratore aggiunto presso la Procura della Repubblica di Palermo, esercitava la propria missione con profondo impegno e grande coraggio, dedicando ogni sua energia a respingere con rigorosa coerenza la proterva sfida lanciata dalle organizzazioni mafiose allo Stato democratico. Nonostante le continue e gravi minacce, proseguiva con zelo ed eroica determinazione il suo duro lavoro di investigatore, ma veniva barbaramente trucidato in un vile agguato, tesogli con efferata ferocia, sacrificando la propria esistenza, vissuta al servizio dei più alti ideali di giustizia e delle Istituzioni».

Giovanni-Falcone-e-Paolo-BorsellinoSono passati 22 anni, e se contiamo i giorni rischiamo una vertigine; se chiudiamo gli occhi, noi che c’eravamo, rischiamo di piangere. Concludiamo questo breve ricordo con una frase dello stesso giudice Giovanni Falcone, sperando che non si ripeta mai più nulla di tanto orrendamente atroce: “La mafia non è affatto invincibile. È un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio, e avrà anche una fine. Piuttosto bisogna rendersi conto che è un fenomeno terribilmente serio e molto grave e che si può vincere non pretendendo eroismo da inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni”…

Proprio quelle Istituzioni da cui nell’ultimo periodo si sentì abbandonato. Facciamo della memoria una solida base per evitare che il male torni a lasciare il segno e colpire gli uomini dello Stato migliori.

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