Pare che siano parecchi gli atleti professionisti a essersi imbattuti, prima o poi, nelle dinamiche del tavolo verde. Poker e sport, insomma, non stanno agli angoli opposti del ring. In effetti, chi si dedica seriamente a un torneo—che sia tennis o basket poco importa—non sottovaluta affatto il lavoro mentale, proprio come fanno quelli bravi con il Texas Hold’em.

Negli ultimi dieci anni, forse anche prima, l’analisi del rischio e la sua gestione si sono fatte strada tra gli strumenti più gettonati per provarci davvero a vincere in entrambi i mondi. Stando ad alcuni dati (c’è uno studio del 2022 pubblicato su Fantasy Magazine, se interessa il riferimento), il 47% degli atleti internazionali dice di aver preso dal poker qualche spunto strategico che li ha aiutati in gara. Certo, la posta in gioco non è solo tecnica: la vera partita si gioca probabilmente nella testa e nella capacità di adattarsi quando qualcosa cambia.

Strategie principali nei giochi a somma zero

Quando parliamo di poker online, di solito spuntano fuori tre strategie principali. C’è chi punta tutto sull’aggressività: prendere rischi, tentare un bluff, buttarsi anche se il tavolo virtuale sembra poco promettente. Nel 2023, circa il 33% dei professionisti intervistati ha dichiarato di preferire proprio questa strada, attratti dalla possibilità di accumulare chip o punti in un lampo. Dall’altra parte, invece, troviamo il versante opposto: la strategia difensiva.

Qui la priorità è non perdere troppo, aspettare, scegliersi il momento opportuno. Nei primi round dei tornei più tosti, si dice che il 42% opti per questo approccio più cauto. E poi, ovvio, c’è il famoso equilibrio: la strategia mista. Chi la segue alterna aggressività e difesa, così da restare imprevedibile e confondere l’avversario, oltre a potersi adattare ai diversi momenti di gioco. Cambiare passo tra attacco e difesa—non è solo una cosa da poker, si vede spesso anche negli sport di squadra—pare abbia un ruolo nel rendere meno leggibile la propria tattica e sfruttare meglio le energie a disposizione.

Gestione del rischio e calcolo delle probabilità nello sport

Qui, probabilmente, si gioca il vero asso nella manica del poker: la capacità di affinare sia la gestione del rischio sia il calcolo delle probabilità. Nel pieno di una gara, specie negli sport competitivi, più della metà delle partite (il 58% dicono certi studi) si decide su scelte prese in pochissimi secondi. Non c’è molto spazio per pensarci troppo e, in quei momenti, riuscire a essere lucidi può fare davvero la differenza. Un principio identico si ritrova nelle decisioni di chi pratica poker online ad alto livello, come confermato da numerosi ex atleti ora coach mentali in Serie A. Molti atleti (non soltanto del calcio: si parla anche di basket e nuoto) raccontano che il lavoro sulle probabilità e sulla scelta dell’istante giusto per “rilanciare” o “mollare la mano” li abbia influenzati parecchio in termini di prestazioni. Questo tipo di calcolo, spesso perfezionato con i software pensati per il poker, si riversa anche nell’analisi dei dati statistici nelle partite. La pressione, quindi, diventa quasi un terreno noto. Anche l’ambito accademico sembra ormai accorgersi di quanto questi mondi si somiglino, almeno sotto certi aspetti.

Resilienza mentale e controllo delle emozioni

Parlando di resilienza mentale, il poker sembra fornire qualcosa di prezioso a chi fa sport ad alto livello. Un errore, magari solo uno, in un torneo di poker, può costare tutto. E non basta essere bravi: conta eccome la capacità di rialzarsi in fretta. Nell’ottobre 2023, ben l’82% degli atleti che si sono cimentati con il poker ha sostenuto di aver imparato a gestire meglio lo stress.

Restare calmi dopo uno sbaglio, o dopo quel punto andato male, non è affatto ovvio; eppure pare sia proprio lì che si vede chi ha una marcia in più, almeno nel modo di gestire se stesso. Tenere a bada le emozioni (anche quando il punteggio sembra totalmente compromesso), provando comunque a mantenere la lucidità: questa è forse una delle eredità più forti che lo sport può portarsi via dal tavolo di carte. Se uno ci pensa, il modo mentale di prepararsi a un flop o a un set decisivo, alla fine, non è poi così diverso.

L’importanza dell’adattamento strategico e dell’asimmetria informativa

Adattarsi in fretta, leggere l’avversario: anche qui, poker e sport sembrano parlarsi senza troppe differenze. In una partita di tennis, la scelta se rischiare e portarsi avanti sotto rete o restare difensivi ricorda molto certi momenti di un torneo di Texas Hold’em. Sfruttare ciò che l’avversario magari non mostra apertamente—si parla di asimmetria informativa, per i più tecnici—diventa spesso elemento chiave. Chi si è abituato a giocare a poker risulta più sensibile non solo ai gesti ma persino alle micro-espressioni degli altri, riuscendo magari ad anticipare qualche mossa.

In sport di squadra, allenatori e atleti attingono a queste stesse doti per provare a prevedere le strategie altrui: succede in NBA, o nel calcio europeo. Inserire nuove strategie con regolarità tiene viva la sorpresa. Non tutti ci riescono, ma chi lo fa sembra evitare di diventare troppo prevedibile e può—almeno in teoria—migliorare le chance di successo, qualsiasi sia il campo di gioco.

Gioco responsabile e consapevolezza

Certo, molte delle strategie apprese col poker possono rivelarsi utili nello sport; però, non va sottovalutata la consapevolezza. Giocare (che sia sport o carte) dovrebbe aiutare a potenziare concentrazione ed equilibrio emotivo, non trasformarsi in una fonte di problemi o ansie fuori controllo. La disciplina dei tavoli verdi può diventare una risorsa preziosa, ma solo se accompagnata da un buon controllo sulle proprie scelte e da una certa dose di autocritica rispetto ai rischi inutili. Forse l’unica strategia davvero sensata, se si guarda sul lungo periodo, resta quella di promuovere un approccio responsabile—tanto nello sport quanto nel poker—senza mai perdere di vista il limite.

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