Lecce-Bari, 6 gennaio 2011

LECCE (di Italo Aromolo) – Pasticciotto barese o riso, patate e cozze leccesi? No, grazie! Naturalmente cacofonici: strillerebbero perfino Sant’Oronzo e San Nicola, i santi patroni di Lecce e Bari, alla sola lettura. L’identità e le tradizioni sono una cosa seria: Lecce-Bari è un derby senza confini, prezioso come la ricchezza delle sue differenze. Dalla cucina ai dialetti, passando per la cultura e, ovviamente, il calcio, lì dove lo scontro tra le maglie giallorosse e biancorosse sintetizza nella maniera più semplice, con un pallone di mezzo, tutto il resto.

Bari-Lecce 0-2
Tifosi del Lecce a Bari il 15 maggio 2011

JUST A PERFECT DAY E POI… – O si vince o si perde, in quello sport che vede ingiallire le pagine di ricordi e scolorire nel tempo il 15 maggio 2011, data dell’ultima partita tra Lecce e Bari. Utile solo ai tabellini il 2-0 e la salvezza in Serie A dei salentini: passerà alla storia, invece, la macchia della tentata combine dell’allora presidente del Lecce, Pierandrea Semeraro, beccato ad architettare il risultato con il difensore del Bari, Andrea Masiello, per 200mila euro. Soldi, prosa dell’interesse materiale: nulla a che vedere con l’incontaminata poesia emotiva della straregionale, che per un secolo ha incantato i due popoli. Stadi pieni, pathos amplificato e ineludibili sferzate di sfottò tra opposte fazioni mancano ormai da ben dieci anni, una distanza che si dilata nel tempo di ogni tifoso alle prese con le nostalgie del passato e le aridità della modernità.

UN NATALE CON 4 FIOCCHI – Lecce-Bari non è mai stata una partita normale: ognuno dei 66 precedenti ha una storia nella storia e la totalità dell’algido bilancio numerico (22 vittorie per il Lecce, 23 per il Bari, 21 pareggi) non renderebbe l’ardore agonistico delle singole sfide. Come quella del 22 dicembre 2007: finì con uno 0-4 per il Lecce in uno stadio “San Nicola” semideserto ed impietrito nell’assistere alla più grande apocalisse dei biancorossi in un derby di Puglia. Resterà la partita del terzo millennio per i tifosi giallorossi, che ancora oggi recitano a memoria la filastrocca dei marcatori: “Abbruscato-Tiribocchi-Abbruscato-Tulli!”.

AMICI MAI – Ma il destino equilibratore di Lecce-Bari doveva compensare quella sproporzione di punteggio e lo fece cinque mesi dopo, se possibile in modo ancora più cinico e irriverente: perché quel Lecce di mister Giuseppe Papadopulo toccava con mano la promozione diretta in Serie A, quando – 17 maggio 2008 – a mettersi di traverso proprio un figlio della terra degli ulivi: Antonio Conte, l’apolide del calcio italiano che non conosce emozioni al di fuori del club in cui milita. Era l’allenatore di un Bari ormai navigante in acque tranquille e che nulla aveva da chiedere al campionato, se non la sadica vendetta: i gol di Bonanni e Cavalli (1-2) condannarono il Lecce alla disputa degli spareggi, poi vinti.

Goliardia barese per la retrocessione del Lecce in B

Addu amu scire cu sta squadra?” la proverbiale reazione dei tifosi del Lecce ad una sconfitta. “Addò annam’ a scì che stà squadr?” le parole baresi tanto diverse nel suono, quanto identiche nel loro significato: perdere un derby getta sempre e comunque nello sconforto, fino a far credere ad una tifoseria di aver perso un intero campionato in caso di sconfitta contro gli “odiati” avversari. La reazione dell’animo non ha limiti, tutto fa brodo nell’esperienza collettiva di una rivalità, e i gradoni dello stadio “Via del Mare” ne sono testimoni.

UN SINDACO PER LECCE – Nel 1999 la pioggia picchiettante su un campo fangoso ai limiti della praticabilità rese epico il gol di Alessandro Conticchio, che regalò la vittoria al Lecce (1-0). Una rete che gli valse il soprannome di “Sindaco” della città, generosamente affibiatogli dai tifosi e che ancor oggi si porta appresso. Un’emozione fortissima come quella già vissuta nel 1993 con il tiro al volo dal limite dell’area di Stefano Melchiorri che detonò la gioia di 16mila leccesi presenti sugli spalti quando mancavano appena due minuti alla fine della partita per un insperato 2-1 a favore dei giallorossi.

Roberto Rizzo, oggi. Per tutti resta “Roby-gol”

ROBY-GOL E VIA VERSO LA NORD – Il derby datato 24 febbraio 1985 assegnò invece al salentino Roberto Rizzo il nomignolo di “Roby-gol”, in quanto autore del gol-vittoria che avvicinò i salentini di mister Fascetti alla prima, storica promozione in Serie A. Val la pena raccontare quella rete: il risultato non si schioda dallo 0-0 fino al minuto 85, quando c’è un calcio d’angolo per il Lecce. La difesa barese allontana fuori area; il leccese Miceli raccoglie la sfera, lascia partire un tiro debole e un po’ svirgolato che il portiere barese Imparato devia ma non trattiene. Sul pallone si avventa Rizzo, entrato in campo da pochi minuti, che anticipa il terzino avversario Alberto Cavasin e realizza il tap-in vincente a pochi passi dalla porta sotto la vecchia Curva Sud.

UN SECOLO DI SFIDE – Le lancette dell’orologio di Lecce-Bari hanno scandito un secolo di calcio, con annesse innovazioni e rivoluzioni: da oggi al 1910, anno del primo scontro tra Bari Football Club e Sporting Club Lecce, niente è rimasto uguale nel mondo del pallone. Eccetto una cosa: le emozioni che solo certe partite sono capaci di suscitare. Lecce-Bari è per tutti i veri tifosi un derby senza tempo.

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