LECCE (di Italo Aromolo) – Capitano, oh mio capitano… La storia tra Marco Mancosu e il Lecce continua, resistendo alle sirene di mercato del Monza e del Cagliari che fino all’ultim’ora di trattative lo davano per potenziale partente. Una liasion che farebbe commuovere i romantici del calcio, perché fatta di sentimenti profondi, legami affettivi puri, attaccamento di un calciatore ad una città, ormai sua, e di una città all’ormai adottato calciatore. Storie di vita che simboleggiano il senso del calcio: un uomo, che fino a 29 anni aveva dimostrato di essere poco più che un buon giocatore di Serie C, capovolge la traiettoria della sua vita professionale e quella del calcio leccese in tre stagioni. Questo grazie a valori non commerciabili quali impegno, fiducia, dedizione: i piedi per giocare li dà mamma, tutto il resto si costruisce.

Il gol che sbloccato il risultato ad Ascoli, proprio dove aveva segnato il primo in carriera in Serie A nel 2007, ha un alto valore metaforico e statistico: con 43 reti all’attivo, il centrocampista sardo è all’undicesimo posto della classifica di marcatori all-time dell’U.S. Lecce. Basterà una doppietta per balzare al settimo posto, alle spalle dei soli Chevanton, Montenegro, Pavesi, Pasculli, Cardinali e Bislenghi.

Anche per numero di presenze insedia i monoliti della storia del Lecce: Mancosu è infatti al 25° posto, con 149 partite in giallorosso. Al termine di questa stagione potrà piazzarsi al decimo posto della classifica capeggiata dal compianto Michele Lorusso, con le sue inarrivabili 418 partite.

Mancosu-Lecce, ancora insieme verso nuovi record…

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