LECCE (di Gavino Coradduzza) – Finale con il campanello d’allarme, ma prestazione complessivamente da incorniciare. Non si può pretendere che i novanta minuti scorrano lisci, così come non si può negare all’avversario il diritto di rialzare la testa e tentare l’impossibile rimonta. Questo Salernitana-Lecce va raccontato. È piaciuto tantissimo l’atteggiamento che è apparso limpido ed incisivo fin dal fischio di avvio; una sorta di biglietto da visita con sovraimpresse tutte le credenziali che hanno saputo spingere il Lecce lassù in classifica…
Tre soli minuti bastano per caricare quella arma impropria e devastante che è il sinistro di Marco Mancosu dalla media distanza: un proiettile che viaggia per venticinque metri ad una velocità supersonica, altro non poteva produrre che il rigonfiamento della rete del compiacente Micai…
Da apprezzare davvero tanto l’atteggiamento della squadra dopo esser passata in vantaggio: nessun rintanamento, poche concessioni all’avversario, geometrie ed intensità sorde ai timidi tentativi dei granata; solidarietà totale tra i singoli e tra i reparti; una lucidità ed una calma quasi olimpica nel dipanare la matassa del gico sotto lo sguardo incredulo degli avversari e dei loro appassinati tifosi: la Salernitana boccheggia!
Mancosu meriterebbe un intero capitolo a parte perchè questo spetta a chi, in partita, svolge tre mestieri diversi: chiude i corrido offrendosi sempre ai disimpegni dei compagni; distribuisce diligentemente innescando i compagni più avanzati e fa il cannoniere in servizio permanente.
La zampata da felino di Simone Palombi nel timbrare il raddoppio andrebbe raccontata unitamente alla geniale intuizione nel lancio di “El Greco” Tachtsidis: apertura perfettamente dosata in un corridoio assolutamente non facile…
Vedere che il Lecce è padrone del campo e che la Salernitana non riesce a fare cosa diversa dallo stiracchiare qualche battuta di calcio (tranne che in chiusura della prima frazione), procura grande goduria tra il manipolo dei fedeli tifosi giallorossi sugli spalti. Il risultato di 2-0, le otto conclusioni nello specchio della porta avversaria contro nessuna dei granata ed il profondo fossato dei minuti di possesso palla autorizzano a definre il primo tempo del Lecce come fantastico!
La Salernitana avvia la ripresa con ritrovata vivacità e sembra che il Lecce lasci fare, ma solo fino ad un certo punto. I campani cercano e riescono ad imbastire intelaiature di gioco che piano piano impensieriscono i ragazzi di Liverani; ed infatti lui si incazza un pochino richiamando e suggerendo a voce e a gesti ora questo ora quello. E ha ragione! Ha ragione perchè si rende conto che qualcuno dei suoi, in mezzo al campo, ritiene che il risultato sia ormai da archiviare…
I campani del tecnico Gregucci assumono dunque l’iniziativa, anche perchè la gestione della palla da parte giallorossa non è più quella del primo tempo, e accorciano le distanze al 71′ con André Anderson.
Il secondo tempo racconta dunque una storia un tantino diversa, e forse ci eravamo abituati male (cioè bene…) anche perchè, incassato il gol, ritorna sgusciante la solita, vecchia apprensione da risultato; ordine e disciplina tattica non rassomigliano più a quelli visti nella prima parte di gara, qua e là riaffiora qualche sbavatura, spesso si corre a vuoto. Tuttavia, ad un tiro di schioppo dal triplice fischio finale, il solito Mancosu galoppa in ripartenza verso il terzo gol: una settantina di metri di corsa palla al piede, ma non si può pretendere l’impossibile…
Il Lecce fa sua la partita, vince e punta in alto; aspettiamo ora di conoscere, tra le avversarie, il nome di chi saprà fare altrettanto…