LECCE (di Pierpaolo Sergio) – Anche se ci si poteva aspettare un inizio di stagione complicato, in pochi avrebbero pensato che il Lecce edizione 2025/2026 rappresentasse un’abbozzo di idea di squadra senza capo né coda. Quanto finora fatto dal gruppo allestito non senza problemi in estate si sta dimostrando un complicato puzzle di calciatori messi insieme quasi per scommessa, di difficile gestione da parte del tecnico Eusebio Di Francesco e mandati quasi allo sbaraglio contro avversari che, di volta in volta, palesano una superiorità tecnica e atletica davvero imbarazzante.
Per ritrovare un Lecce così messo male bisogna andare indietro di decenni negli annali del calcio a tinte giallorosse. Nessuno vuol ricordare stagioni maledette in cui la squadra ha racimolato le briciole in campo e preso batoste. Era un altro calcio, un altro Lecce, un altro mondo. Eppure, questi fantasmi si stanno ripresentando davanti agli occhi dei tifosi più passionali e con qualche anno in più, facendo tornare alla memoria annate nere, rese amarissime da sconfitte in serie e valanghe di reti al passivo, con in campo gente che è poi passata come foglie portate via dal vento.
Oggi il parco calciatori a disposizione del tecnico pescarese non si è ancora mostrato in grado di competere a certi livelli, almeno alla pari con gli avversari più abbordabili, men che meno contro le formazioni metropolitane infarcite di campioni che sanno dare del tu al pallone. Al contrario, il materiale tecnico che compone al momento questa squadra è ben lontano da una risicata sufficienza e non per presunzione di chi scrive o dei soliti disfattisti, ma da quanti hanno finora visto all’opera questo Lecce che fa fatica ad entrare o a restare in partita, ma anche ad interpretarla al meglio, fino alle sconcertanti prestazioni contro Cagliari e Milan di ieri sera in Coppa Italia.
Nonostante si possano trovare delle attenuanti per la sfida di San Siro in cui è sceso in campo un 11 pieno zeppo di seconde linee e con esperimenti tattici naufragati già dopo un minuto e mezzo di gioco, la prestazione senza mordente e senza carattere, pur in inferiorità numerica per l’espulsione al 17° di un involuto Siebert, fa il paio con il disastro visto in campionato al “Via del Mare” venerdì sera con il Cagliari. Visti i problemi tecnico-tattici emersi fragorosamente in questo avvio di stagione, è incomprensibile come questi giocatori non ci mettano neppure un pizzico di sana cattiveria agonistica e di voglia di vendere cara la pelle che in passato, per tante volte, hanno permesso a Davide di battere i Golia di turno.
L’interrogativo che sorge, dopo le sincere ma dimesse dichiarazioni nel dopo gara di mister Di Francesco è: ma in questo Lecce chi ci mette davvero la faccia? Il presidente Saverio Sticchi Damiani ed il Direttore dell’Area Tecnica Pantaleo Corvino hanno profuso fiumi di parole per chiarire come si sia inteso appocciare questa stagione agonistica. Ma vai a spiegarlo a quanti per questa squadra piangono e soffrono dopo ogni sconfitta. Hai voglia a sottolineare concetti che, sulla carta, non fanno una piega per raziocinio ed esigenze di bilancio, ma la passione, il tifo viscerale e verace esula da simili visioni di un calcio troppo manageriale e poco romantico. È incontestabile che si possa retrocedere, sbagliare una campagna acquisti e fare scelte impopolari, ma ciò che non va disperso è l’entusiasmo e lo spirito di appartenenza che si sono ricreati negli ultimi 10 anni in questa piazza.
Una piazza calorosa e partecipe, che garantisce stadio pieno, sostegno in casa ed in trasferta su tutti i campi, record di abbonamenti senza precedenti in tutta la Puglia, introiti non indifferenti grazie al merchandising ed ai diritti derivati proprio da permanenza in Serie A, numero di spettatori davanti agli schermi e sottoscrizioni di abbonamenti anche alle pay-tv. Una piazza che, al netto di una fisiologica fascia di “faugni“, ha sempre dmostrato pazienza, competenza e comprensione ma che non ammette tradimenti o gente che in campo non suda la maglia.
Dopo le figuracce rimediate in campionato e in coppa, nessuna voce ufficiale è arrivata dalla proprietà o da chi la rappresenta. Un silenzio assordante interrotto solo dalle dichiarazioni rilasciate nel pre-partita di Milano ai microfoni Mediaset dal presidente Sticchi Damiani. I tifosi attendo impazienti la prossima sfida di domenica con il Bologna anche se il morale è sotto i tacchi, ma la speranza ancora porta gli irriducibili ottimisti a sperare in un successo che riporti serenità e possibilità di lavorare senza sentirsi già con l’acqua alla gola già a fine settembre…