LECCE – In casa Lecce oggi si è tenuta la consueta conferenza stampa di fine calciomercato, quest’ultimo terminato lunedì sera in maniera definitiva, nella quale hanno parlato il responsabile dell’area tecnica giallorossa Pantaleo Corvino insieme al presidente Saverio Sticchi Damiani. Assieme a loro presente anche il direttore sportivo Stefano Trinchera, con la conferenza tenutasi nella sala stampa “Sergio Vantaggiato” a partire dalle ore 11 di stamane.
A prendere la parola e lanciare la conferenza è stato Corvino, che ha aperto le danze così: “Devo essere sincero, non è facile essere lucidi dopo giorni e giorni di intensa attività e dopo un campionato estenuante dopo quello dell’anno scorso che ci ha visto in fibrillazione fino alla fine. Mi sforzerò di essere lucido pur essendo arrivato ieri da Milano. Risponderò alle vostre domande così che voi siate portatori di risposte ai nostri tifosi. È giusto fare un rendiconto, poi dirò quello che sento. Dalla vittoria della Serie B al quarto anno di Serie A siamo stati sempre in crescita, non solo sotto il profilo dei risultati, fatti di promozione, salvezze, vittorie del campionato Primavera. Scusate il solito ritornello, ma va ricordato a chi fa finta dimenticarlo, noi siamo qui ogni tanto a parlare, c’è chi invece dalla mattina alla sera altera la realtà su quello che abbiamo fatto e come lo abbiamo fatto. Se noi oggi ci possiamo permettere di comprare giocatori a 5 milioni, 6 milioni, questo è crescere. Il presidente, quando mi ha chiamato dopo una Serie A che l’aveva salassato, mi ha chiesto di arrivare proprio a questo. Ora se facciamo certi acquisti è perché possiamo, non abbiamo fatto quello che potevamo fare, ma di più. I direttori e i presidenti si giudicano da quello che trovano e da quello che lasciano. In una Serie A fatta di sceicchi e fondi, fare quello che facciamo è impossibile. Mi auguro che quando tra cent’anni non ci sarò più qualcuno farà lo stesso, guardate stadio e campo di allenamento com’erano cinque anni fa e come sono ora. La squadra si allenava in due spogliatoi diversi, noi andiamo avanti a fare resoconti nonostante i mestieranti che cercano di alterare tutto questo. Come abbiamo agito in estate? Per restare senza debiti devi agire sulle scommesse. Sono rischi, altrimenti sarebbero nomi e non scommesse, ma il Lecce i nomi non se li può permettere. Non potevamo lasciare di più di quello che abbiamo fatto, dalle critiche ci beviamo, ma da chi si nasconde dietro il diritto di critica per fare il protagonista non accettiamo nulla, a differenza delle altre che sono critiche ben accette”.
Il dirigente vernolese ha poi continuato andando a mettere il focus sul mercato estivo del Lecce, in quello che è il suo cinquantesimo anno di attività da direttore sportivo: “Chiedo attenzione perché questi sono passaggi importanti. Faccio un rendiconto: siamo una rosa da 25 elementi, di questi abbiamo 12 nazionali. Ci sono poi 2 infortunati, con Jean che sarà pronto a gennaio e sarà un vero e proprio acquisto, e Marchwinski che rientrerà tra due settimane. Ci sono poi 3 giocatori con cui siamo stati chiari dall’inizio. Con Guilbert, Rafia e Maleh siamo stati chiari all’inizio, ovvero che non rientrano nei nostri piani tecnici. Abbiamo dei valori, dobbiamo tutelare il Lecce, quindi subito abbiamo messo le cose in chiaro che permettere loro di trovare delle soluzioni ideali per la propria carriera. Nessuno può mettere in dubbio i nostri valori morali, nostri e del gruppo. L’anno scorso abbiamo vinto di gruppo, ho sempre detto che questo gruppo ha qualcosa in più. Le vittorie salvezza sono state vittorie di gruppo, poi se ci sono uno o due ci sono in ogni squadra. Ma chi monta situazioni a livello di informazione, sbaglia. Poi i panni sporchi si lavano sempre in casa, e come ogni capo famiglia queste situazioni le devi tenere sotto controllo. Ci sono mercati aperti, questi tre restano sul mercato e fuori dal progetto tecnico. Abbiamo bisogno di giocatori con le motivazioni giuste Ci sono dei parametri da rispettare e noi abbiamo agito in questo senso. Per i portieri, non c’è bisogno di dire nulla per Falcone, è come un tredicesimo nazionale. Fruchtl aspetta solo il momento di dimostrare e Samooja se lo portiamo dietro è perché ci crediamo come grande prospettiva. Passando ai marcatori centrali, Baschirotto è andato via perché voleva farlo, è stato sostituito da Siebert e Perez, due nazionali come gli altri due centrali. Di più non possiamo fare. Esterni difensivi, credo tutti sappiamo quanto sia difficile trovare elementi in questo ruolo. Abbiamo puntato su Gallo e su tre altri giovani, di più era economicamente insostenibile. Centrocampisti, la rosa è fatta di 7 elementi di cui 5 nazionali. Coulibaly e Ramadani sono elementi titolari nelle proprie nazionali, il terzo posto se lo giocano elementi in cui crediamo, dal recuperato Kaba, a Sala in cui crediamo, ad Helgason eccetera. Per l’attacco, noi conteggiamo tutti gli effettivi. Gli esterni sono attaccanti, come fossero seconde punte. Guardando i numeri, poche seconde punte hanno segnato come Morente e Pierotti, quest’anno a questi abbiamo aggiunto Sottil, che cinque anni fa potevamo solo vedere sulle Figurine Panini. Adesso sembra che non abbiamo portato nessuno. Ne abbiamo cinque e cerchiamo ancora altri esterni, abbiamo sostituito Rebic e Krstovic con Camarda e Stulic, preferendo la prospettiva alla risonanza. Questo per me è il cinquantesimo anno da direttore sportivo ed è il mio centesimo calciomercato, non sto a dirvi del mio primo mercato organizzato da Anastasia a Villa Tamborrino a Maglie. Ora sono verso le 800 partite in Serie A, ma quello che più conta sono i 10 anni di Serie A con il Lecce, mi auguro che il presidente prosegua con questa media mai vista prima qui. Ho fatto il massimo con quello che ho avuto a disposizione, mi sento orgoglioso di avere queste ricorrenze“.
Successivamente, la palla è passata al presidente Sticchi Damiani, a ribadire l’importanza del percorso di crescita giallorosso a seguito di un mercato in cui il possibile è stato fatto: “Volevo toccare un unico grande tema, quello della crescita del club. Voglio esporla con approccio critico perché la Serie A è un contesto complesso, non voglio annoiare con discorsi poco romantici, ma in tantissimi chiedono anche altro. In questi anni di gestione si è arrivati a 22mila abbonati, numeri non nel DNA del Lecce perché non erano mai stati ottenuti prima. Evidentemente il nostro approccio, ridondante e ripetitivo ma trasparente e reale è apprezzato. Stiamo crescendo a livello sportivo, di struttura e della digitalizzazione del club. Come stiamo crescendo sul livello sportivo? Si tratta di un percorso di step in cui ogni anno investiamo di più e lo facciamo a livello sportivo. Ci teniamo alle strutture, ma è sul lato sportivo che ci sono la maggior parte degli investimenti. I costi del primo anno di A erano 58 milioni con 5 milioni di ammortamento, l’anno dopo 71 con 10 di ammortamento. Al terzo, appena concluso, 87 milioni di costo con 14 di ammortamento. Sono costi effettivi con quota di ammortamento. Perché abbiamo aumentato? Grazie alla gestione tecnica brillante detta da Corvino. Abbiamo risanato il pregresso, con difficoltà nella Serie B del Covid, ricostruendo poi con aumenti di costi che sono stati possibile con le plusvalenze. Senza queste riusciamo a fare ricavi di 55 milioni. Il territorio dà il massimo, con abbonati, sponsor, diritti tv, ma questo si può esprimere, quindi il primo anno abbiamo fatto 0-0, poi se abbiamo aumentato è grazie alle plusvalenze. A volte ho la sensazione che si pensi che un club di A possa essere gestito con pochi euro, ma non è così, questo ci porta a dover fare delle scelte impopolari, preferendo investimenti futuribili a un nome svincolato. I prezzi sono diventati folli, spendendo 12 milioni non hai certezze, quindi devi puntare su degli elementi di prospettiva. Ci sono nomi che circolano e potevano fare i tifosi felici, ma sarebbero stati dei rischi. Quest’anno abbiamo degli esuberi per la prima volta, eravamo l’anomalia prima a non averne, ciononostante avevamo delle certezze che ci hanno permesso di investire. Questo è fare calcio. Non spostiamo l’attenzione verso il centro sportivo, infatti dico che Stulic e Siebert sono costati più del centro sportivo. Aver potuto utilizzare fondi pubblici per migliorare lo stadio è un plus, perché ci permette di intervenire sull’aspetto sportivo, altri club hanno ricavi fissi superiori, punto. E poi sono disposti a forti tipologie di indebitamento a cui noi non ci stiamo. Indebitandosi, Corvino avrebbe potuto chiudere chissà quante operazioni, ma ha trovato di fronte la rigidità di un presidente che non è disposto a scivolare nei debiti, cosa che ha sposato anche lui ovviamente, poiché abbiamo la stessa visione. Sul centro sportivo posso esprimermi già dicendo che è qualcosa di storico perché è molto bello. Sullo stadio stiamo procedendo, i lavori forse vanno avanti in modo un po’ troppo lento, sta a noi essere sempre in marcatura stretta. Comunque si procede. Infine la digitalizzazione, tra nuovo sito ed e-commerce, anche questa è una nuova fase. Abbiamo fatto il possibile sul mercato, supportando allenatore e quindi dopo la squadra, più passano gli anni più le mie motivazioni sono forti. Io credo che questa fase di crescita eccezionale vada raccontata, non permettiamo che le prime sconfitte o il primo mancato acquisto inquini il percorso. Questa fase di crescita il club non l’ha mai avuta, è un momento storico in cui questo processo va visto e va spinto ed è un passaggio cruciale. E quando parlo di passaggio sportivo non vuol dire che i crescenti investimenti siano garanzia di salvezza, c’è chi ha investito tre volte quanto noi ed è retrocesso comunque“.
Spazio poi alle domande della stampa presente, con il numero uno del club salentino interrogato sul mercato delle concorrenti: “Ti rispondo con dei dati. Le neopromosse hanno fatto come noi nel primo anno. Hanno dovuto investire senza ricavi, alcune tanto o tantissimo. Noi il primo anno hanno abbiamo dovuto investire pochissimo, le proprietà delle neopromosse hanno messo risorse probabilmente extra. Chi si è salvato ha investito meno perché tramite plusvalenze sta cercando di recuperare le perdite. Non faccio nomi, ma tutte le concorrenti salvate hanno mostrato un delta che cerca di recuperare“.
Poi così Corvino sul mercato concluso lunedì seguendo una linea green non gradita da alcuni tifosi: “Facciamo la campagna acquisti collegata alla campagna cessioni ed è una condizione difficile, fuori da ogni logica perché spesso non sai quando si finalizza una cessione. A ragione di ciò non è stato facile tenere nascosto Siebert in attesa di avere le risorse d’investimento. Così come non è stato facile tenere appeso a lungo Siebert. Rispetto alle concorrenti sappiamo di aver fatto delle scommesse, quando le fai sai che c’è più possibilità di perderle che di vincere. Ci siamo salvati, alcune scommesse ci hanno consentito di crescere come club e chi se ne frega poi se non tutte le scommesse sono state vinte, devi riuscire a vincere quelle giuste. La Cremonese non ha fatto scommesse, come altri, puntando sui nomi. Noi non dobbiamo raggiungere un solo obiettivo. È facile fare come altre società che sono anche retrocesse, ovvero con presidenti che a fine stagione hanno dovuto mettere 50 milioni. Puoi vincere, salvarti, andare in Serie A, poi dipende come lo fai e come questo si sposa con le tue possibilità e con la sostenibilità del tuo progetto. Tanti non condividono la nostra linea ma noi possiamo anche non condividere la linea di chi si abbona pensando che il Lecce debba fare la squadra per salvarsi o farlo senza soffrire. Mentiremmo se dicessimo che questo sia oggi possibile. Noi dobbiamo prenderci dei rischi, anche con il rischio di cadere sotto il profilo sportivo, ma dando la possibilità di prospettiva al progetto. Helgason e Gallo sono a scadenza 2026. All’islandese abbiamo fatto la nostra offerta, aspettiamo la sua risposta. Con Gallo ci mettiamo ora a parlare, vediamo se troviamo l’intesa, se non ci saranno accordi facendolo come lo fa Helgason, in modo perfetto o da Lecce, dando lustro alla squadra che è quello che merita, ben venga. Chi indossa la maglia con la puzza sotto al naso non può essere qui con noi”.
Il direttore generale ha poi avuto modo di parlare anche di Youssef Maleh, rimasto nonostante fosse un nome in uscita: “Ogni considerazione personale su un calciatore è sempre rispettabile, se in A ad Empoli Maleh ha giocato titolare vuol dire che non è stato un investimento sbagliato. Fino a 5 milioni sono sempre comunque scommesse da Serie A, lui ha sempre giocato, quindi la scommessa non è tanto persa. Poi ci sono le valutazioni dei tecnici, che al contrario di quello che si dice hanno la parola su certe scelte. Io posso dare la mia visione basata sulla mia esperienza. Maleh l’ho comprato io, poi io per tanti motivi ho pensato fosse meglio valorizzarlo altrove, cosa paragonabile a quando avendo Tachtsidis abbiamo preso Hjulmand pensando potesse valere di più. In un centrocampo in cui il Lecce annovera cinque nazionali per me non è un problema, pensiamo di avere in casa gente che vale più di Maleh, che magari vale 6. Ma se c’è qualcuno che per noi vale 8, magari sbagliando, possiamo puntare su quello. Se io penso che Kaba possa valere 10 posso sbagliare, ma ci scommetto, come può essere per Sala, purtroppo tenendo quello che vale 5 e quello che può valere 10 svaluto uno e l’altro, bisogna fare delle scelte. Le nostre spese? Il Lecce tra prima squadra, esuberi, Primavera ha 12 milioni netti di monte ingaggi. Vedete quante squadre in B hanno cifre del genere“.
E sulle spese del club ha chiaramente detto la sua anche SSD: “Il direttore dà un dato di ingaggio netto, poi ci sono altri aspetti e noi diamo delle variabili sui risultati, alla fine il numero cresce. Poi tecnici, staff, direttori, sul bilancio c’è la voce ‘forza lavoro’ che viaggia sui 35 milioni, che è sicuramente comunque la più bassa della Serie A. Poi sulla gestione della prima squadra non si parla solo di trasferte che pesano un milione e mezzo, ma di campi, stewart, convitto, ci sono tantissime voci che messe insieme arrivi subito. Ho letto stupidaggini come che il centro sportivo sia finanziato dalla regione ma è una stupidaggine, perché il centro sportivo è finanziato da fondi propri e siamo l’unica società che non registra stipendi del CdA eccetera, lì è zero. C’è gente come i dottori Mencucci, Mercadante, che lavorano ogni giorno per ottimizzare questi aspetti e non è solo questione di monte ingaggi, sulla quale il direttore fa un miracolo“.
Il responsabile dell’area tecnica salentina ha parlato anche dei giovani ceduti o meno in estate. Tema, quello dei giovani, ripreso anche dal presidente: “Su Winkelmann abbiamo mantenuto il diritto d’opzione. Delle Monache ha avuto offerte dalla Serie C che non ha accettato, si sentiva giocatore da B ed ha aspettato, ma non si sono materializzate queste occasioni. Addo non ha accettato il Cerignola, a Rimini sia lui che Salomaa abbiamo preferito non mandarli. Sulla Primavera: in virtù di leggi fatte ad hoc delle quali mi sono lamentato con tanto di battaglie di club. Questo perché dobbiamo avere in distinta 11 local e facciamo il massimo con ciò che offre il nostro territorio, misurandoci con altre società che investono molto di più e da molto prima. Poi qualcuno ci viene strappato, e qui facciamo chiarezza, dato che c’è un’età ibrida in cui noi non possiamo tesserare o agire di autorità, chi va in un grande club non è per nostro demerito, è lui che ha deciso di andare via e non possiamo farci nulla. I local che credono in noi arrivano, chi vuole andare via lo decide di propria volontà e con queste regole non possiamo farci nulla. Ci sono 2009 che hanno creduto in noi e proveremo a portarli in alto”. Sticchi a seguire: “C’è una normativa che ti impone giovani local in Primavera ma la stessa non ti tutela su quelli che crescono nel tuo club e così i grandi club possono fare leva sui genitori. Si è parlato di paragone del modello Empoli ed era giusto citarlo per dire che quando raggiungi una maturità economica non è detto ciò si abbracci con il risultato sportivo. Quando siamo arrivati si parlava molto di quel modello, l’abbiamo raggiunto ma proprio quella squadra ha ora le due realtà in Serie B, sia prima squadra che Primavera. Bisogna accettare che fa parte del percorso“.
Poi ancora Corvino sui modelli di altre realtà italiane: “Non bisogna mai dimenticare chi siamo e cos’è il nostro modello, che la salvezza è il nostro Scudetto, non bisogna mai perdere un certo tipo di realismo. Il modello Atalanta possiamo sognarlo, ma sarà, forse è impossibile, perché parliamo di un’altra realtà. Il tasso tecnico del roster? Per avere giocatori tecnici e di intensità vuol dire spendere minimo 15 o 20 milioni e il Lecce questo non può farlo, ed è chiaro che quelli che possiamo permetterci noi se sono più tecnici pagano in intensità, se sono più intensi possono avere meno peculiarità tecniche. Oggi parliamo di qualità, di tasso tecnico, ma non dimentichiamo i giocatori che abbiamo portato e che quando si andava tra C e B non si facevano questi discorsi. Poi credo che non si possa giocare in Serie A se non si è tecnici. Un centrocampista non fa gol solo se è tecnico ma se ci si può lavorare, come singolo e come squadra. Abbiamo fatto il massimo, inutile pensare al mercato degli svincolati oggi perché è stato fatto il massimo da parte nostra“.
Saverio Sticchi Damiani ha terminato una lunga conferenza stampa soffermandosi su quelli che saranno i prossimi step per il suo Lecce: “Mi piace fare e non parlare. Ho sempre avuto cose in testa, ma fin quando non ne ho visto la possibile materializzazione non ne ho parlato, siamo cresciuti tanto, ma ci sono ancora cose da fare che non dirò ma che non hanno a che fare con il risultato sportivo. Ciò che dice il direttore sono figlie dell’esperienza, perché le difficoltà non vanno sottovalutare, dando le cose per scontate non si cresce. Vi garantisco che c’è da parte di tutti ni la volontà di crescere su tante cose e non dirlo non è mancanza di ambizione. Lo scenario del nuovo stadio non è nuova copertura ma passaggio epocale sotto tanti punti di vista. Un nuovo stadio comporta una serie di prospettive su cui lavorare tutti insieme, sul centro sportivo c’è da fare ancora tanto. Vorrei il club avesse dimensione più internazionale, che attraesse un po’ di più sotto tutti i punti di vista. Meriteremmo questa attenzione con dei pro concreti. Nella prima di campionato avevamo un ospite mediorientale, il quale ci ha invitati per delle amichevoli internazionali in Arabia. Poi tutte quel che arriva è ben voluto“.