LECCE – A circa 72 ore dall’esordio ufficiale del Lecce in casa contro la Juve Stabia, valevole i trentaduesimi di finale di Coppa Italia, addetti ai lavori e vecchie glorie giallorosse continuano a dire la propria sulla compagine allenata da Eusebio Di Francesco, la cui dirigenza sta ancora lavorando sul mercato per perfezionare quella che sarà la rosa che cercherà di regalare altre gioie alla tifoseria. In questo senso, anche Juan Alberto Barbas, leggendario centrocampista del Lecce dal 1985 al 1990, ha commentato qualche tematica in particolare legata al club di via Costadura.
Beto ha infatti analizzato le recenti scelte tattiche dei giallorossi, sottolineando come il 4-4-2 visto per un paio di mesi con Luca Gotti in panchina fosse il modulo dalla maggiore stabilità: “Credo che manca un elemento che detti il gioco e che mandi il pallone verso la punta. Il sistema di gioco che è andato meglio per il Lecce è il 4-4-2 usato da Gotti, ma si è tornati poi al 4-3-3 seppur non ci fosse qualcuno che arrivasse sulla fascia e facesse un cross per Krstovic o per un elemento del centrocampo che portasse il pallone per l’attaccante. Quando giochi col 4-3-3 e le ali non tornano si crea un buco in fase difensiva, con il 4-4-2 si è più coperti, bisogna avere i giocatori adatti per ogni modulo. Pierret? Preferisco Ramadani, quando lo hanno fatto giocare la squadra ha cominciato a funzionare di nuovo“.
Poi, l’argentino ha comparato le filosofie di gioco viste in Spagna ed in Italia, concludendo con una veloce disamina su Krstovic: “In Spagna ero più libero di giocare, mentre in Italia si marcava a uomo. Quando ho cominciato a capire com’era qui, mi sono trovato benissimo perché mi staccavo dalla marcatura, e se ero mercato perché gli avversari sapevano che portavo il pallone, e c’era un compagno che faceva il mio stesso gioco, io allora me ne andavo un po’ più avanti e facevo quello che doveva fare un altro. Se tu dipendi da un solo giocatore, invece, è finita. Krstovic? Vedo che tutti se la prendono con lui per gli errori, ma bisogna sempre avere un compagno accanto, a me piaceva quando giocava insieme a Piccoli“.