ROMA – All’Hotel Parco dei Principi di Roma stamane alle 11 si è tenuta la conferenza stampa di presentazione di Gennaro Gattuso come nuovo C.T. della Nazionale italiana di calcio, affiancato dal capo delegazione Gianluigi Buffon e dal presidente della FIGC Gabriele Gravina. Tantissimi i temi trattati dal tecnico calabrese, preceduto così dall’intervento iniziale del numero uno della Federazione: “Mi ha colpito quando mi ha detto che ‘Nessuno vince da solo’. Al Mondiale si va insieme. La sua scelta è stata condivisa e ringrazio Buffon, il suo ruolo è stato determinante. È stata una scelta condivisa per l’uomo e per il tecnico perché siamo convinti delle sue qualità come allenatore, conosce molto bene il calcio italiano, la mentalità dei calciatori e la pressione mediatica. È stata una scelta convinta, non solo di cuore, abbiamo scelto un tecnico che sa cosa vuol dire indossare la maglia azzurra, senza paura di assumersi responsabilità e che sa mettere il gruppo davanti a tutto. Come Federazione lo sosterremo, ha un compito difficile ma affascinante, ossia portare identità e risultati“.

Ringhio” ha poi preso la parola, di seguito ecco le sue prime dichiarazioni in azzurro: “È un sogno che si avvera e spero di essere all’altezza, so che non è facile, ma nella vita di facile non c’è nulla. Sappiamo che c’è tanto da lavorare ma c’è anche la consapevolezza di dover fare un grande lavoro, c’è poco da dire e tanto da lavorare, da andare in giro, riuscire a tramettergli cose positive. Sento dire che da anni non abbiamo talento, ma penso che invece ci sia, ma bisogna mettere i giocatori nelle migliori condizioni possibili affinché possano esprimerlo. Spero di fare un bel lavoro, l’obiettivo è riportare l’Italia al Mondiale perché per noi e per il nostro calcio è fondamentale. Voglio portare entusiasmo, voglia di stare insieme ed essere uniti nelle difficoltà. Ho tutto ben chiaro nella mia testa, dobbiamo ricreare una famiglia, è la cosa più importante oltre a moduli e tattica, è la priorità. Abbiamo a disposizione giocatori importanti, alcuni nei loro ruoli sono tra i primi 10 al mondo, abbiamo una squadra forte, ma ripeto: squadra, non pensiamo ai singoli giocatori. I problemi del nostro calcio? Quest’anno nel campionato italiano hanno giocato il 68% di stranieri e il 32% di italiani e questo dato ci deve fare riflettere. negli ultimi anni a livello di giovanili è stato fatto un enorme lavoro ma dopo l’Under19 i giocatori si perdono per strada. All’Hajduk giocavo con dei 2005, 2006, 2007, penso che dobbiamo far crescere i nostri giovani. Poi sulla mentalità… Stare due volte fuori dal Mondiale non è semplice. ecco perché dobbiamo ritrovare entusiasmo, senza paura, perché con la paura non si va da nessuna parte“. Poi, così sulle parole di La Russa e su come viene visto da allenatore: “Nel 2005 ho vissuto un incubo dopo la finale di Champions col Milan, volevo lasciare il Milan, ora spero di fargli cambiare idea. Tutti pensano a Gattuso che corre, con grinta… Io penso che le squadre che ho allenato hanno espresso un buon calcio. Mi hanno detto di non dirlo, ma lo dico comunque: oggi un Gattuso nella mia squadra, col casino che faceva, non lo metterei in campo, per come vedo ora il calcio. Mi piace aggiornarmi e parlare di calcio, so quale calcio mi piace. Bisogna entrare nella testa dei giocatori, non tutti sono uguali. Oggi il calciatore è diverso, è molto più professionista, fanno solo più fatica a fare gruppo e non solo in nazionale“.

Anche Gigi Buffon ha poi parlato della scelta presa dalla Nazionale, affermando: “Ogni volta che incontravamo le squadre di Rino, parlo da giocatore, la sensazione era di giocare contro una squadra complicata. In campo lo noti subito se dietro c’è una mano capace, Rino poi ha questa sua natura e nessuno gliela toglierà mai, ma è anche un allenatore con esperienza in tutta Europa che ha sentito il desiderio di evolversi e migliorarsi. Quando mettiamo un’etichetta non vogliamo andare ad approfondire, mentre chi lavora nel calcio deve fare ragionamenti diversi“. Poi, è tornato il turno di Gattuso: “La chiamata di Lippi? Non posso rivelare quanto ci siamo detti, ma immaginatevi la parola ‘C.T.’ e capite a cosa voglio arrivare, la prima parola che mi ha detto è stata questa. Spero di fare ciò che ha fatto lui, ovvero non tanto alzare la Coppa del Mondo, ma creare quella alchimia che aveva creato lui, vedere i giocatori a Coverciano col sorriso. Bisogna vedere e capire il perché delle assenze dalla Nazionale, non credo che un giocatore la rifiuti. La prima cosa che ho chiesto al presidente e a Buffon mi devono aiutare, come i club, a far stare bene i giocatori a Coverciano, abbiamo tutto, attrezzi e macchine per gestire i giocatori. Se vogliamo essere credibili e non creare scuse o altri precedenti, chi è convocato in Nazionale sta a Coverciano, come si faceva ai miei tempi, e se non riusciamo a far guarire un giocatore, se ne va, ma l’obiettivo è riuscire a stare più giorni possibili insieme. I dolorini ci sono sempre, se io avessi ascoltato il mio fisico avrei giocato 50 partite di meno. Spalletti? Ci siamo sentiti, ho una stima incredibile di Luciano, un maestro. In questo momento devo vedere cosa vogliamo fare. Però Luciano ha fatto un lavoro importante con la maglia della Nazionale. Cambiamenti non se ne possono fare perché c’è poco tempo. Le prime parole che dirò ai miei giocatori saranno di creare una famiglia e dirci le cose in faccia. In campo le difficoltà ci sono in qualsiasi momento ed è quando ti senti solo e non senti la voce del compagno di incoraggiamento è dura e 90 minuti diventano interminabili, questo aspetto va cambiato, dire le cose che a volte qualcuno non vuole sentire, solo così si può crescere“.

A questo punto, prima dell’ultima risposta dell’allenatore ex Milan e Napoli, Gravina ha chiarito quanto successo con Ranieri: “C’è stata un’idea, prima di sentire Ranieri avevamo già avviato un percorso su un progetto alternativo, non ci siamo fatti trovare impreparati. Con Dan Friedkin, con cui ho un ottimo rapporto, ci siamo sentiti, il rapporto è stato di massimo rispetto, ma non c’erano le condizioni di andare oltre, è stata una scelta reciproca“. Gattuso ha quindi concluso spegnendo la nota polemica Acerbi in questo modo: “No, non ho parlato con Acerbi. È un giocatore che sta dando tanto al calcio, si è parlato tantissimo ma quella non è una problematica che ha toccato me e penso che in questo momento le scelte da parte mia sono diverse. Nulla contro Acerbi, anzi, ma non l’ho chiamato. Da parte mia c’è rispetto e stima, ma in questo momento ho chiamato altri giocatori più giovani che penso che in questo momento ci possono dare qualcosa“.

Commenti

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.