LECCE (di Pierpaolo Sergio) – Pantaleo Corvino, Responsabile dell’area tecnica dell’U.S. Lecce, ha parlato stamattina alla stampa leccese insieme al Ds Stefano Trinchera: “La conferenza dell’Area Tecnica vuol essere un momento consultivo di fine stagione per i risultati della prima squadra e della Primavera. Centrare la salvezza è come andare sulle montagne russe. Serve lucidità capacità, fortuna e avere una squadra forte che non perde mai la testa, così come una rosa concentrata. Elementi indispensabili per ottenere il risultato prefissato a inizio stagione, che è lo stesso degli avversari che lottano con te, per poter poi festeggiare il traguardo. Devi essere più bravo di tutti per superarli e brindare a una salvezza che, nel caso nostro, rappresenta un risultato storico in 117 anni di storia del calcio a Lecce, un qualcosa di importante. La stagione è stata travagliata: quest’anno siamo stati colpiti da perdite scioccanti come quella di Graziano Fiorita, dolorosa per tutta la famiglia Lecce e traumatica per chiunque. Non perderemo occasione per commemorarlo in ogni maniera, dando lustro a chi spesso lavora nell’ombra. Mi torna in mente anche chi in passato ha avuto sorte analoga, come Davide Astori, ex capitano della Fiorentina, che mi ha profondamente toccato”.
GIAMPAOLO E SOSTENIBILITÀ – “Mister Marco Giampaolo ci ha gratificato con il risultato raggiunto. La salvezza premia tutto l’ambiente e la scelta coraggiosa da parte nostra, voluta e supportata contro tutto e contro tutti. Dopo Como forse neppure lui si sarebbe aspettato di restare sulla panchina del Lecce. Però noi lo avevamo definito l’uomo giusto per guidarci attraverso le tempeste e siamo contenti di aver difeso quella decisione. Qui abbiamo sempre avuto una linea tecnica e tattica, così come ce l’ha Giampaolo. Quando si è intelligenti si arriva sempre a capirsi ed io ho capito, rappresentando la società, che ogni allenatore può avere delle idee che differiscono da quelle del club. Ciò non toglie che a noi stia il compito di affiancarlo e sostenerlo. Forse, dopo 13 risultati negativi, anche lui ha corretto il tiro ed è arrivato il risultato finale sperato. Per noi, uno come Dorgu valutato 30 milioni, se lo vediamo schierato mezzala e uno Coulibaly invece finisce in panchina, allora interveniamo. A tre partite dalla fine abbiamo chiesto al mister di provare qualcosa di nuovo ed i risultati ci hanno premiato. I due volti mostrati da questa squadra in stagione sono anche il frutto di un Lecce globalizzato, in cui figurano tante nazionalità, ma alla fine anche quest’aspetto ha premiato. La proprietà fa un grande sforzo nel mantenere la squadra in A e una Primavera che gioca alla pari con gli altri. Concorre ogni fattore, compreso il Centro Sportivo. Come avviene nella vita, anche nel calcio migliorare lo spirito di gruppo è sempre possibile. Raggiungere la salvezza può significare anche sborsare tanti denari come capita a Como, Parma o Venezia, ma il Lecce è la società in Italia più in salute e sostenibile. In Europa siamo al nono posto in questa speciale graduatoria. Tutti abbiamo fatto uno sforzo per conquistare la salvezza: dirigenza, allenatore e squadra, che è stata forte come richiede un campionato come l’attuale Serie A. Ci siamo presi allora un po’ di tempo per essere convinti di ciò che si andrà a fare. Non siamo robot e avevamo necessità di recUperare un minimo di energie psicofisiche perse. Ora, come società, è però già tempo di programmazione della prossima stagione. I primi giorni della prossima settimana saranno utili per capire come procedere. Le parole del presidente sulla decifrazione della rosa solo nell’ultimo periodo corrispondono a verità. Noi scegliamo i giocatori in base a determinate caratteristiche, anche morali e caratteriali. Sono in gran parte giovani, che possono sbagliare, ma qui devono sentirsi a proprio ago ed essere supportati quando non vanno bene. Poi a fine stagione si tirano le somme. Non ci si può sfaldare nel momento del bisogno”.
L’ANALISI E MIMMO CATALDO – “Stiamo tutti vivendo una bella favola. Continuiamo a viverla ed a sognare. In questi anni sono arrivati risultati che hanno permesso di vivere 152 partite in cui i tifosi e la stampa hanno potuto raccontare di un Lecce vincente, capace di raggiungere i relativi risultati come promozioni e salvezze. Ma non si vive di ricordi e bisogna capire come e dove migliorare, pur consapevoli di doverci confrontare con gli avversari di turno. Siamo stati sempre Davide che ha battuto i Golia. Ovvio che commettere errori, anche di comunicazione, comporta finire di sognare a occhi aperti. Se ci si supporta a vicenda tutto aiuta a camminare su una strada meno accidentata. Se invece si fallisce sulla comunicazione si altera mediaticamente la nostra realtà e non si dà la giusta informazione ai nostri tifosi, aspetto che a noi preme. Ecco perché allora c’è bisogno della Stampa quando raccontiamo quel che si può o non si può fare, senza fraintendimenti. Per una società che fa affidamento su di me, con il presiente Sticchi Damiani che mi ha convinto a mettermi di nuovo in gioco, l’ho fatto perché volevo farlo, sapendo di trovare un Lecce non in salute sia a livello finanziario che tecnico. Un Direttore si giudica per quello che fa e per come lo fa, considerando da dove si è partiti e dove si è arrivati. Essere ad oggi il club più in salute grazie alla capacità di programmazione è la strada più difficile da perseguire. Discorso che vale anche per la Primavera, che farà il 5° anno di Serie A, avendola inoltre riportata a conquistare un titolo nazionale. Seguire la strada della patrimonializzazione significa essere costretti a rischiare. Quando abbiamo parlato della famosa asticella lo abbiamo detto non perché volevamo affermare che ci saremmo salvati a mani basse, in largo anticipo. La concorrenza era più agguerrita e ciò comporta scelte strategiche coraggiose. Non intendevamo far passare il messaggio che volevamo lottare per l’Europa. Noi partiamo sempre per ultimi in virtù delle forze altrui. Quest’anno sono state promosse Sassuolo, Pisa e Cremonese che hanno proprietà ricche, in grado di mettere 30 milioni per fare il mercato. Alla nostra gente dobbiamo dire la verità e chi vuol sostenerci per la passione che ha sempre contraddistinto il nostro popolo lo faccia. Non possiamo prendere in giro nessuno promettendo l’Europa, ma lotteremo sempre per scalare la classifica. Se ci sono calciatori che hanno piacere a restare, noi non mandiamo via nessuno. Diversamente, non tratteniamo chi ha altre ambizioni. Se gli introiti da diritti TV e da incassi da stadio non sono sufficienti, occorre impegnarsi nel mantenere sostenibile il modo di fare calcio in questa città. Sono mancati i leader in campo e nello spogliatoio? Ci inorgogliscono i numeri ottenuti che a leggerli fanno sempre piacere. Quello che inizierà sarà il mio 13° anno nel Lecce, nono in Serie A con 7 salvezze e 291 presenze in massima serie: un record storico per chi fa parte della storia del Lecce. 1250 partite tra i professionisti, che arrivano a 1700 con quelle tra i Dilettanti. Ne vado orgoglioso. Sono a 483 presenze totali, destinate ad essere incrementate con le future. Ho avuto un maestro che mi ha insenato a non sono geloso di chi fa il mio stesso mestiere: Mimmo Cataldo. Lo ascoltavo in religioso silenzio. È stato 22 anni nel Lecce, in ui ha disputato 5 stagioni in A con due salvezze ed è stata la prima Serie A nella storia del club. Chi è venuto in sede a trovarmi sa che ho un quadro in cui sono fotografato con Mimmo, in cui eravamo insieme a Firenze, dove veniva spesso a trovarmi. La tenevo a casa e me la sono portata in ufficio. Ora voglio che stia in questo stadio dove c’è poca memoria per quei personaggi che hanno fatto la storia di questa società. Gli errori li commettiamo tutti, non siamo infallibili. Però concedetemi di sottolineare che altrove mi dedicano articoli e prime pagine. A livello locale talvolta leggo articoli in cui si ringrazia fino al magazziniere ma non compare mai un accenno al sottoscritto. Non mi pare giusto, visti i risultati che posso vantare”.
IL SETTORE GIOVANILE – “Anche in questo contesto servono cicli per raggiungere gli obiettivi. In questi 5 anni abbiamo portato giocatori in prima squadra. Conosco pochi miei colleghi che si occupano anche della Under 14. Qui a Lecce c’è Checco D’Amblè che se ne cura. Da quando sono arrivato le nidiate di baby calciatori sono cresciute e stiamo raccogliendo i frutti della semina fatta allora, pur in condizioni di oggettiva difficoltà anche a livello di strutture. Sfido chiunque ad indicare qualche calciatore andato in altre società e che poi si sia effettivamente imposto a livello nazionale. Sicuramente arriveranno dei risultati e con il presidente stiamo sostenendo una lotta per cambiare le regole della categoria in cui vige il libero tesseramento. Si tratta di risultati figli del lavoro e della programmazione“.
“CORVINO VATTENE” – “Lo striscione affisso in Curva Nord? Tutte le critiche sono ben accette e mi stimolano a fare meglio. Ecco perché mi ha aiutato a crescere e devo dire grazie, anche in un dibattito che considero sui generis. A casa mia ho però la fotografia di un altro striscione in cui mi scrissero ‘Corvino vinci per noi’ e credo che quello, alla fine, ripaghi più di tutto“.
CHI VA E CHI RESTA – “Confermo che ci sono calciatori di lunga militanza che ambiscono ad andare a misurarsi in altre piazze, ma non voglio fare i nomi. Garantisco che se all’esterno siamo diventati belli come degli Swarowski, all’interno siamo fatti di cemento armato… Chi arriva deve collimare nelle proprie ambizioni con le nostre. Non abbiamo bisogno di cedere perché siamo in salute, ma non possiamo trattenere chi vuol andar via, come successo con Dorgu. Dopo questi giorni di riposo, partiremo la prossima settimana con la programmazione. Krstovic? A gennaio abbiamo avuto e rifiutato delle offerte importanti. Oggi siamo talmente in salute che, se qualcuno non volesse andar via, potrebbe benissimo restare. In caso opposto, siamo pronti a sostituirlo. L’attacco è come la moglie: da non poter sbagliare, e quest’anno non lo abbiamo sbagliato. Semmai è stata la squadra nel suo complesso ad aver segnato poco“.
TRINCHERA SUL MERCATO – “Viviamo l’ennesimo sogno realizzato dopo una stagione travagliata. Mi piace l’idea di un ambiente compatto non solo quando si vince. Una premessa che serve a sottolineare che non si deve dare tutto per scontato ma bisogno godere del risultato conquiistato. Maleh? E’ un nostro tesserato che ha avuto continuità ed ora deve recuperare dall’infortunio. Senza preclusioni, faremo delle considerazioni anche su di lui. L’operazione Marchwinski è figlia delle indicazioni di mister Gotti per il suo modello di gioco preferito. In amichevole col Nizza fece cose interessanti poi si infortunò gravemente. Sta seguendo la riabilitazione a Bologna ed anche per lui faremo delle valutazioni parlando con l’allenatore della prossima stagione”.
Aggiunge infine Corvino: “Ogni società ha dei principi che vanno seguiti. Noi vogliamo una squdra che faccia meno retropassaggi e giochi più in verticale. Se mi portano risultati con altre modalità io li accetto, diversamente non vedo perché cambiare. Il tifoso vive per vincere. Se non fai gol, non vinci. Negli anni abbiamo portato attaccanti che hanno lasciato il segno come Piccoli o Krstovic. Quest’anno la squadra è stata accusata di non avere un attacco all’altezza. Invito chiunque a vedere cosa hanno in rosa le altre squadre, facendo la somma dei gol fatti dagli attaccanti. Il Lecce è al settimo, ottavo posto in tale classifica. Non posso rimproverare nulla a Krstovic, Tete Morente, Rebic, Karlsson o Pierotti, ma pur avendo centrocampisti con propensione all’attacco, forse non sono stati sempre messi in condizioni di offendere e andare a rete, al pari dei difensori centrali, anche se poi sono arrvate le due reti di Baschirotto. Abbiamo avuto episodi negativi a sfavore, qualche palo o traversa che va nel computo totale. Rischiare di retrocedere pur avendo un buon rendimento negli scontri diretti sarebbe stata una beffa. La squadra ha sempre dato il massimo, rapresentando lo spirito battagliero della nostra gente. A mente fredda faccio sempre le mie considerazioni finali. A volte allora bisogna essere esteticamente meno belli e più pratici”.