PALERMO – Fabrizio Miccoli è tornato a Palermo dov’è stato accolto con grande entusiasmo da circa 200 tifosi rosanero. L’ex capitano della formazione siciliana ha voluto chiedere scusa e farsi perdonare da Maria Falcone, sorella del giudive Giovanni Falcone, ucciso dalla mafia nel maggio del 1992 nella strage di Capaci e che l’ex calciatore aveva definito «fango» in un’intercettazione. Per Miccoli quel perdono è arrivato, con la promessa di impegnarsi in un progetto sociale, ossia creare una squadra di calcio per offrire ai ragazzi del quartiere Kalsa di Palermo un’alternativa alla strada, attraverso lo sport e l’educazione per tenerli lontani dalla criminalità.

Come si ricorderà, Fabrizio Miccoli era stato condannato in via definitiva a 3 anni e 3 mesi di carcere per estorsione aggravata dal metodo mafioso. Dopo aver scontato in parte la sua condanna dietro le sbarre per poi ottenere l’affidamento in prova, esprimendo in più occasioni il suo sincero pentimento con la conseguente voglia di chiedere il perdono alla sorella del magistrato antimafia.

L’incontro con Maria Falcone è avvenuto presso la “Fondazione Falcone” a Palermo, dove Miccoli si è recato accompagnato dal suo avvocato, Antonio Savoia. Il faccia a faccia è durato circa una decina di minuti, con l’ex attaccante che ha rinnovato il proprio pentimento per le parole pronunciate e la volontà di dimostrare che sia davvero cambiato per il bene dei propri figli e in rispetto della memoria di Falcone. «Da tempo mi sollecitava un incontro per chiedere direttamente perdono – ha detto Maria Falcone – e mi è sembrato giusto ascoltarlo. Ho visto una persona provata, che ha pagato il suo debito con la giustizia. Mi ha detto che teneva tanto a questo nostro incontro, per i suoi figli. E gli ho dato il mio perdono. Confido che continuerà a impegnarsi per i nostri giovani, portando avanti dei valori veri».

Dopo l’incontro, Miccoli (ex attaccante di Casarano, Perugia, Juventus, Benfica e Fiorentina, oltre che del Lecce) ha annunciato il suo coinvolgimento in un progetto sociale rivolto ai giovani del quartiere Kalsa di Palermo, un luogo simbolico per la sua vicinanza alla storia dell’estorsione per cui è stato condannato, dove avrebbe conosciuto Mauro Lauricella, figlio del boss detto “U scintilluni”, allora latitante, a cui Miccoli si sarebbe rivolto per recuperare un credito di 12.000 euro per conto di un suo socio nella gestione di un locale.

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