LECCE – A tutto tondo Pantaleo Corvino nell’intervista odierna pubblicata dalla Gazzetta del Mezzogiorno: davvero tante le tematiche trattate dal responsabile dell’area tecnica del Lecce, che, oltre ad aver parlato della prossima stagione e del suo futuro, ha anche avuto modo di discutere del caldo tema della valorizzazione dei giovani legato all’utilizzo delle promesse straniere, polverone sollevato da Gabriele Gravina a margine della pesante sconfitta azzurra incassata dalla Svizzera agli Europei.

Corvino si è espresso così sul suo lavoro, con la scelta di puntare sui talenti stranieri, preferiti alle volte a quelli locali: “Se si vuole proporre un calcio sostenibile, il vivaio è il serbatoio per il futuro, soprattutto per le piccole società come la nostra, in cui le risorse non devono diventare sprechi e l’equilibrio di bilancio conta quanto, se non più, il risultato sportivo. Viviamo in un mondo globalizzato che garantisce libera circolazione di merci e persone, perché non dovrebbe valere anche per l’industria del calcio, che contribuisce in maniera significativa all’economia nazionale? Personalmente ho sempre cercato le potenzialità soprattutto nei ragazzini salentini ed in quelli pugliesi, ma se non le intravedo oppure se squadre più blasonate ne fanno loro le prestazioni, perché hanno appeal e fondi, allora ho l’obbligo di rivolgermi ad altri mercati. Per crescere, tra l’altro, i giovani hanno bisogno di scendere in campo, ma non tutti hanno il coraggio di dargli spazio“.

Il dirigente nativo di Vernole si è poi soffermato sul suo ritorno in Salento fino ad arrivare ai giorni nostri, con il sogno della terza salvezza di fila in Serie A: “Quando nel 2020 è iniziato il mio secondo ciclo a Lecce, su input del presidente Saverio Sticchi Damiani, mi è stato chiesto di portare il club, per quanto di competenza della mia area, in equilibrio finanziario per mantenerlo nel solco della sostenibilità. Non mi è stato chiesto di raggiungere un risultato sportivo in particolare. In modo probabilmente spregiudicato, quando fui presentato, dissi che il mio intento sarebbe stato quello di riportare il Lecce dove l’avevo lasciato 15 anni fa, in Serie A e con la Primavera campione d’Italia e serbatoio della prima squadra. I risultati sono sotto gli occhi di tutti, sto dando il massimo per ricambiare la fiducia di chi mi ha voluto per riportare in alto il nome del Salento, che è la mia terra. Non potevo tradire i tifosi, della cui passione smisurata, purtroppo, a scapito dei nostri sforzi, non saremo mai all’altezza. Lato abbonamenti, i tifosi sono straordinari, ci fanno sentire la loro passione in casa ed in tutti gli stadi d’Italia. I colpi come Hjulmand e Pongracic? Quando il budget non ti permette di puntare su elementi di qualità conclamate, bisogna battere i mercati meno conosciuti e sfruttare l’arte dell’intravedere potenzialità che, lavorandoci su, possono diventare qualità, vale per i giovani o per chi sta attraversando una fase critica della carriera. Per quanto riguarda il raggiungimento della terza salvezza di fila, non ho la sfera di cristallo per saperlo, la cosa certa è che la inseguiremo con tutte le nostre forze. Noi della società saremmo felici di scrivere un’altra pagina di storia insieme al nostro popolo, ci impegniamo per questo“.

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