MILANO (di Pierpaolo Sergio) – La trasferta pre-natalizia a San Siro del Lecce contro l’Inter ha fatto registrare la 17ª sconfitta giallorossa sui 18 incontri finora disputati in Lombardia. Un vero e proprio tabù, stavolta confermato da alcune decisioni dell’arbitro Marcenaro che ha prima concesso un rigore ai salentini, salvo poi revocarlo su chiamata del mefistofelico VAR. Molto positiva la prestazione di Falcone, dietro la lavagna Gendrey e Banda che si fa stupidamente espellere sul 2-0 e rischia di saltare le prossime due gare.

FALCONE voto: 7
Se il Lecce non subisce un’imbarcata è soprattutto merito suo. Anche a Milano dimostra di che pasta è fatto con almeno 4 interventi che negano la rete ai padroni di casa. Subito un brivido dopo un solo minuto per una revisione al VAR di un suo intervento in uscita bassa su Mkhitharyan giudicato però regolare. Al 9′ è decisiva una respinta d’istinto con i piedi su conclusione ravvicinata di Arnautovic che manda in corner. Al 21′ l’attaccante lo grazia ancora a tu per tu con lui calciando incredibilmente a lato da breve distanza, col pubblico interista che mugugna. Nella riptresa è un vero baluardo salvando almeno 3 chiare occasioni da rete tra il 66′ ed il 93′. Da applausi la deviazione in volo su botta destinata all’incrocio di Bastoni.

GENDREY voto: 5
Troppo impreciso palla al piede e nei frettolosi rinvii che effettua. Dal suo versante i nerazzurri sfondano a proprio piacere, poiché lascia praterie inaspettate agli esterni di Inzaghi che servono a piacimento palloni agli attaccanti. Messo in mezzo da Carlos Augusto e Calhanoglu va in barca. In avvio di ripresa si guadagnerebbe un rigore prima concesso dall’arbitro e poi revocato dopo chiamata del VAR. Resta quella l’unica iniziativa degna di nota in un’altra serata nera. Viene sostituito solo sul 2-0 nel finale a gara compromessa.

→ (dall’86°) VENUTI voto: S.V.

PONGRACIC voto: 6
Gioca su Arnautovic che gli sfugge in avvio di gara arrivando al tiro in porta ma Falcone è rapido a sventare la minaccia. Poi prende le misure e concede il minimo sindacale agli avanti di Inzaghi. Prima del 2-0 manda a quel paese Gendrey dopo l’ennesimo buco lasciato sulla destra poi, dopo il raddoppio nerazzurro, chiede platealmente alla panchina la sostituzione con ampi cenni di voler uscire dal terreno di gioco. La panchina vive qualche frangente di incertezza ma poi arriva l’ok all’ingresso di Venuti e Sansone e lui finisce la gara visibilmente nervoso. Il cartellino giallo rimediato nella ripresa, da diffidato, gli farà saltare Atalanta-Lecce, ma sarà disponibile con il Cagliari quando i giallorossi saranno in emergenza difensori per le assenze di Touba (Coppa d’Africa) e Dermaku (infortunato).

BASCHIROTTO voto: 6
Subito impegnato nei continui palloni messi in mezzo dall’Inter, risulta prezioso in apertura di ostilità quando sbroglia una pericolosa azione a centro area. Thuram si vede molto poco ed anche quando si scambia le marcature con Pongracic, limita Arnautovic che ha un sussulto nel finale di match servendo di tacco Barella per il 2-0.

GALLO voto: 6
Gioca una partita senza sbavature, in continuo allarme per i possibili inserimenti degli esterni dell’Inter che tuttavia preferiscono sfruttare la fascia opposta travolgendo Gendrey e soci da quel versante.

GONZALEZ voto: 6,5
Al rientro dopo la squalifica, è sua la prima conclusione in porta del match all’8° ma Sommer non si fa sorprendere dal fendente sul primo palo. Al quarto d’ora si becca un’ammonizione che lo fa arrabbiare molto perché convinto di aver lui subito fallo da Barella, poi costringe Calhanoglu a spendere un cartellino per uno sgambetto da tergo in ripartenza. Ancora protagonista in occasione dell’azione che porta al primo gol quando l’arbitro gli fischia un fallo di mano per il quale protesta veementemente perché convinto che non fosse fallo e da lì arriva l’incornata di Bissek che fa cambiare l’inerzia dell’incontro. All’intervallo resta negli spogliatoi non perché avesse demeritato, ma per evitargli una secnda ammonizione che potesse lasciare in inferiorità il Lecce. Peccato, perché era stato tra i più positivi di serata.

→ (dal 46°) KABA voto: 6,5
Buona personalità e giocate tecniche all’altezza della situazione nella mezza gara che disputa dando maggior compatrezza alla mediana leccese. Deve stringere i denti per accorciare le distanze tra i reparti e affiancare Ramadani in fase di non possesso nel momento meno propizio. Compito che svolge con disinvoltura.

RAMADANI voto: 5
Gioca contro quella che da qualche parte si vorrebbe come possibile sua futura squadra. Indiscrezioni di mercato a parte, gli tocca piazzarsi davanti la difesa per cercare di schermare gli ultimi 20 metri e impedire le incursioni per vie centrali agli avversari. Compito che gli riesce con alterne fortune, ma non di certo nel finale, quando osserva immobile l’inserimento di Barella che raddoppia e chiude il match.

OUDIN voto: 5,5
Sfodera alcune giocate sopraffine con aperture e cross millimetrici col suo sinistro ben educato. Uno di questi termina sulla testa di Banda che non sfrutta l’occasione. Talvolta troppo lezioso, non dà il cambio di marcia nelle rare ripartenze leccesi. Non gli si può chiedere di trasformarsi in difensore ed infatti si perde Bissek sulla punizione che porta l’esterno interista a colpire di testa e sbloccare la partita, così come quando i padroni di casa mandano in bambola la difesa giallorossa con rapidi uno-due al limite che creano scompiglio e pericoli in serie.

→ (dall’86°) SANSONE voto: S.V.

STREFEZZA voto: 5
Avesse segnato allo scadere della prima frazione di gioco quel buon traversone messo in area da Gallo forse la storia di questa gara sarebbe stata diversa. Invece calcia malamente in curva disperandosi per la chance fallita. Nella ripresa prova a sorprendere Sommers con un tiro a giro dal limite che finisce ancora alto e fuori bersaglio. Poi viene richiamato in panchina.

→ (dal 64°) RAFIA voto: 6,5
Con il suo ingresso in campo il Lecce passa al 4-2-3-1, prendendo in mano per uno spicchio di match le redini del gioco e costringendo l’Inter sulla difensiva. Qualche inserimento in area e qualche buona giocata spaventano la squadra di casa, ma non trova modo di colpire o servire i compagni dell’attacco.

PICCOLI voto: 5
Gioca ancora titolare e contro una delle big del campionato. Al 5′ è egoista quando non serve al limite Strefezza tentennando troppo e facendosi recuperare mentre tentava la battuta a rete. Vivacchia lì in avanti senza trovare mai lo spunto vincente o lo scambio con i compagni di reparto. Quando Marcenaro concede il penalty ai giallorossi si presenta sul dischetto, ma non gli è dato modo di batterlo perché viene revocato. Stavolta nel finale non arriva la controprova di un Lecce a due punte, come successo per qualche minuto contro il Frosinone, perché esce per lasciare il posto a Krstovic.

→ (dal 72°) KRSTOVIC voto: 5,5
Ci prova a tenere qualche pallone lanciato in avanti alla disperata dalle retrovie ma la difesa nerazzurra lo controlla senza problemi rendendolo inoffensivo.

BANDA voto: 4,5
Già il Lecce non potrà contare su di lui per tutto gennaio perché impegnato in Coppa d’Africa, in più si prende il lusso di farsi espellere all’83° per reiterate proteste contro l’arbitro, lasciando il Lecce in 10 e saltando come minimo la prossima gara contro l’Atalanta. Un’indisponente ingenuità che sa di presunzione e superficialità. Fino ad allora aveva cercato invano di puntare il diretto avversario senza però mai saltarlo. Al 25′ si trova un invitante pallone servito da Oudin sulla fronte ma spizza debolmente togliendo un’occasione più comoda per calciare a rete a Gonzalez che era alle sue spalle. Col passare dei minuti si spegne progressivamente fino alla follia finale.

All. TAROZZI voto: 5,5
All’esordio sulla panchina del Lecce per la squalifica di mister D’Aversa, prova a dare la carica ai giallorossi riportando le indicazioni che gli arrivano dalla tribuna dov’era sistemato l’allenatore pescarese. Stavolta alla formazione salentina manca l’ultimo guizzo sotto rete per regalare all’ambiente giallorosso un Natale un po’ più dolce ma, se si considerano le discutibili decisioni di Marcenaro, il KO assume ben altra connotazione.

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