LECCE – I 20 club del massimo campionato italiano spendono circa 47 milioni di euro netti complessivi per i propri coach. E considerato che oltre la metà guadagna più di un milione di euro all’anno, senza contare i vari bonus elargiti in base ai risultati ottenuti, si tratta di stipendi tutt’altro che contenuti. Retribuzioni che per di più sono cresciute rispetto alla stagione precedente, quando il monte ingaggi si aggirava sui 43 milioni complessivi. Il tecnico, con le sue idee, le sue scelte tattiche e la capacità di motivare la squadra, può fare la differenza in termini di risultati ed è spesso decisivo (in positivo o in negativo) per le sorti di una singola stagione. Un mestiere sempre in bilico fra gioie e dolori, gloria e precariato e in caso di risultati negativi a pagare per primo è solitamente lui. È chiaro, in definitiva, che ai tecnici vengono riconosciute grandi responsabilità, a testimonianza di quanto siano fondamentali le sue capacità per i club del massimo campionato italiano. Si tratta dunque di soldi ben spesi? Non sempre, e vediamo perché. Time2play ha realizzato la classifica del miglior rapporto qualità-prezzo degli allenatori in Serie A, mettendo in relazione il monte ingaggi con i punti in classifica ottenuti dalla squadra.
Coach, quanto mi costi: solo 5 allenatori su 20 guadagnano meno di 1 milione di euro all’anno
Lo stipendio di un allenatore viene determinato dalla sua notorietà, dai successi conseguiti in carriera e ovviamente dalla disponibilità economica del club che guida. Anche i risultati ottenuti nella stagione precedente possono influire sull’ammontare dell’ingaggio. E le differenze retributive in Serie A sono notevoli: si passa dai 7 milioni di euro all’anno di Allegri (Juventus) e Mourinho (Roma) ai 500mila di D’Aversa (Lecce) e Gilardino (Genoa). Nel mezzo ci sono Simone Inzaghi, tecnico dell’Inter, che con uno stipendio di 5,5 milioni di euro netti è il terzo allenatore meglio retribuito della Serie A. Giù dal podio, Stefano Pioli (Milan, 4 mln), e a seguire, a pari merito, Maurizio Sarri (Lazio), Luciano Spalletti (Napoli) e Gian Piero Gasperini (Atalanta): per loro la retribuzione si attesta sui 3 milioni all’anno. Mister Motta al Bologna e Juric al Torino guadagnano 2 milioni, poco meno Vincenzo Italiano alla Fiorentina (1,7 mln), Claudio Ranieri al Cagliari (1,5 mln) e Paulo Sousa alla Salernitana (1,2 mln). Cifra tonda, 1 milione, per Dionisi (Sassuolo), Baroni (Verona) e Palladino (Monza). Solo per 5 allenatori l’ingaggio è inferiore al milione di euro: Andrea Sottil, guida tecnica dell’Udinese, percepisce “solo” 750mila euro per un contratto annuale. Stessa cifra per Eusebio Di Francesco al Frosinone. L’Empoli per mister Andreazzoli spende 600mila euro. A chiudere la classifica ci sono le panchine di Genoa e Lecce: Alberto Gilardino e Roberto D’Aversa si fermano al mezzo milione. Le differenze retributive tra gli allenatori più popolari e quelli di squadre meno blasonate è rilevante. Ovvio che i migliori costano di più. Ma non è sempre detto. Dunque chi è il miglior allenatore di questa Serie A, considerando i punti in classifica e il suo prezzo di ingaggio? Vediamo insieme per quale panchina è stato fatto il miglior acquisto in base al rapporto qualità-prezzo.
D’Aversa è il miglior investimento per le panchine in Serie A, finora il Lecce ha pagato poco più di 45mila euro per ogni punto in classifica
Gilardino, l’artefice del ritorno in Serie A per il Genoa: per ogni punto sono stati spesi 62mila euro
Alberto Gilardino è il secondo allenatore con il miglior rapporto qualità-prezzo. 8 i punti in classifica per il suo Genoa e, con un ingaggio che non supera i 500mila euro all’anno, fa spendere al Grifone soltanto 62.500 euro per ogni punto guadagnato. Subentrato la scorsa stagione al posto di Blessin, è l’artefice di un’avventura straordinaria che ha permesso alla squadra di tornare in A dopo un solo anno in cadetteria. E considerate le condizioni in cui l’aveva ereditato, si tratta di una promozione che somiglia a un’impresa. L’ex bomber di Biella, infatti, è riuscito in poco tempo a trasmettere la sua visione di gioco e questa è stata la chiave di volta che ha riportato i rossoblu nel massimo campionato.