LECCE (di Gavino Coradduzza) – Il Venezia riesce a proteggere la vittoria dell’andata e accede alla doppia finale playoff per la promozione in Serie A contro il Cittadella. Al Lecce gira tutto male nonostante la partita grintosa piena di volontà e di carattere. Tutto ciò non è bastato per ribaltare 1-0 del “Penzo”. Complice anche un calcio di rigore spedito oltre la traversa da Marco Mancosu al quale niente può essere addebitato per tutto quanto ha dato e continua a dare a questo Lecce…
La grinta dei giallorossi è subito in vetrina con 4 interventi fallosi nei primi sei minuti, quasi a mostrare subito la parte forte del carattere della squadra. I giallorossi attaccano muovendo armonicamente tutte le pedine e palleggiando con l’intero organico. Il Venezia è più scarno nel trasferire palla verso il reparto avanzato; non si scopre scriteriatamente questo avversario poco manovriero e molto sornione. La sua disposizione in campo non è barricadera o catenacciara. È abile e molto rapido nel chiudere gli spazi nella propria metà campo…
Il Lecce preme alla ricerca di sbocchi sempre non facili da trovare. Da registrare (20°) un bel cross teso di Henderson leggermente alto per Pettinari ben appostato in area. Si può sicuramente dire che il pallino del gioco è amministrato dai giallorossi dopo un avvio abbastanza equilibrato. Questa non è partita in cui ci si possa permettere di sprecare le buone occasioni; il Lecce ne spreca una abbastanza clamorosa al 31° con Nikolov. Al 35° va a vuoto ancora una buona occasione quando il portiere lagunare non trattiene la palla e, dopo una deviazione di Molinaro, si mette contro anche la traversa…
Di fronte al Lecce c’è una squadra ben organizzata, furba, esperta e navigata anche se si stenta non poco a riconoscere nel Venezia di questo pomeriggio la spavalda sicurezza della partita di andata. A poco dall’intervallo, Irrati l’arbitro, non vede un’entrata fallosa di Maggio su Svoboda; è il VAR che conferma il fallo e, dunque, è calcio di rigore che Aramu trasforma tra le proteste dei padroni di casa per un precedente fallo di Crnigoj non fischiato su Hjulmand. Poi è Maenpaa, portiere ospite, che protegge il vantaggio con un paio di interventi miracolistici…
Ripresa. Il macedone Nikolov rimane sotto la doccia ed entra Mancosu, subito determinatissimo, mentre Zanetti spedisce in campo quel furetto (a Venezia devastante) di Johnsen al posto di Aramu. Ai giallorossi, si nota chiaramente, sta venendo meno la serenità per dosare la palla nella misura necessaria; non viene meno la foga, la voglia di ribaltare il risultato, l’animo di dar tutto per il successo…
C’è tanta volontà negli uomini di mister Eugenio Corini che, al minuto 60, propone altri due cambi affidandosi al redivivo Calderoni mandato in campo al posto di Gallo ed all’estro di Tachtsidis (grande spavento nel finale per lui che resta esanime sull’erba per qualche interminabile secondo, poi si riprenderà e finirà la gara) per Majer. A riaprire la partita è il rientrante Pettinari, il più lesto di tutti nello spingere in porta la palla del pareggio in un’area di rigore bollente, su assist di Lucioni…
Ma poi, ecco l’episodio che decide il match: 10′ al termine: sul dischetto del rigore c’è la palla della finalissima; per fallo di mano in area su tiro di Maggio il fischietto Irrati assegna la massima punizione al Lecce; Mancosu si fa carico dell’ennesimo compito di una delicatezza ed importanza estrema: bravo Marco! Coraggioso, orgoglioso e dignitoso come sempre, ma il suo destro termina oltre la traversa…
Il Lecce schiuma rabbia, e ne ha ben donde, per questa partita che poteva certamente finire in maniera diversa. Ma non è su questa che occorre calcare gli accenti, quanto su quel che è stato malamente sprecato nei turni precedenti che ne hanno mortificato classifica e destino…