LECCE (di Italo Aromolo) – Cosa hanno in comune Omar in Australia, Giuseppe in Albania, Alex in Colombia e Adriano in Burkina Faso? La passione per il Lecce. Le loro storie di vita, agli antipodi per luogo, lavoro o attività, sono unite dal filo della terra di provenienza e della squadra del cuore. Un filo giallo-rosso, che lenisce i sacrifici da emigrati e fa sentire più vicini ad una regione, il Salento, da sempre aperta alle contaminazioni, che abbraccia il diverso come fonte di arricchimento umano e culturale, e non come minaccia o sfruttamento. I tifosi del Lecce all’estero sono missionari di una fede calcistica, perché, grazie a loro, l’Unione Sportiva Lecce è conosciuta nelle più disparate comunità locali. Grazie a loro, il significato di supportare la squadra della propria città piuttosto che le squadre giganti d’Europa è trasmesso, compreso, diffuso.
Alex è originario di Nardò, ma da quasi due vive a Bogotà, capitale della Colombia, dove lavora per l’Ambasciata Italiana: “Ho vissuto in tante parti d’Italia, ora in Colombia, e il tifo per il Lecce mi ha sempre seguito. Qui vedo le partite con la mia famiglia: in Serie A ci appoggiavamo a reti televisive private colombiane; ora, in Serie B, è un po’ più complicato, cerchiamo qualcosa in streaming oppure, alla vecchia maniera, orecchio alla radio italiana. Cosa mi manca di più del Salento? Sicuramente il “Via del Mare”, l’esperienza collettiva dello stadio, non ci vado da anni e sogno di tornarci al più presto, con mio figlio, che a cinque anni già canta i cori da ultras”.
Don Giuseppe Russo presta servizio come sacerdote a Scutari, città del nord dell’Albania, presso l’oratorio dei Salesiani di Don Bosco. E’ la guida spirituale di oltre 500 ragazzi del posto, molti dei quali appassionati di calcio ed iscritti alla scuola calcio dell’oratorio: “Qui facciamo calcio soprattutto per i più poveri, che non hanno possibilità di iscriversi ad altre scuole calcio. Le quote sono molto basse, con qualche sacrificio offriamo il meglio che possiamo in quanto a strutture, allenatori e abbigliamento, perché anche i giovani meno abbienti abbiano la possibilità di sognare e godersi questo sport. Qui tutti sanno che sono un tifoso sfegatato del Lecce, anche se nessuno, quando sono arrivato tre anni fa, conosceva la squadra. Nel mio ufficio ho il gagliardetto del Lecce e la formazione della squadra che salì in Serie A nel 2019. Ho distribuito giubbotti e magliette griffate U.S.Lecce, avute in regalo, in tutto l’oratorio. Così, piano piano, i ragazzi hanno cominciato ad informarsi su quando gioca il Lecce, se vince o se perde, e chiaramente a chiedermi perché tifassi per una squadra piccola e sconosciuta, quando la maggior parte di loro tiene alla Juve perchè gioca Cristiano Ronaldo. Io rispondo che il Lecce è una squadra povera ed io sto sempre dalla parte dei poveri, perché tifare per una squadra che soffrirà, perché non ha possibilità economiche illimitate, ti fa amare il calcio nella sua essenza più pura. E poi rappresenta l’attaccamento alla tua terra, la Puglia e il Salento, che per l’Albania ha fatto tanto e verso cui gli albanesi ancora sentono un debito di gratitudine. Il calcio è per me sicuramente una passione, ma soprattutto un impegno educativo per i giovani, perchè lo sport fa crescere, dà speranza, ed è anche un modo per entrare nel cuore dei ragazzi, per ridere, scherzare e prenderci un po’ in giro”.
Adriano Nuzzo è il fondatore di “We Africa to Red Earth”, un’ associazione nata nel 2015 con l’obiettivo di portare aiuto al popolo del Burkina Faso attraverso la realizzazione di pozzi d’acqua, la distribuzione di cibo, la formazione scolastica dei bambini…e la gioia del calcio. “In pochi anni abbiamo realizzato tredici pozzi” – le parole di Adriano – “sto vedendo crescere i bambini del mio villaggio. Quando i ragazzi mi vedono, basta che io dica “De ddu simu, nui?” e partono con la canzone “Te Lecce simu simu”, che sanno a memoria. Anche se forse non sanno quello che cantano, vedersi associato a Lecce e al Lecce mi rende orgoglioso. Come seguiamo le partite? Di solito via internet, che costa carissimo, ma è raro che non ci siano problemi di connessione…”.
Omar è appena rientrato da Melbourne, in Australia: “Lì ho vissuto l’ultima promozione in Serie A, anche se, per via del fuso orario, non riuscivo a vedere tutte le partite. Contro lo Spezia, all’ultima giornata, erano le cinque del mattino… ho festeggiato con un mio amico australiano, mezzo addormentato. Lui è un grande appassionato di calcio italiano e, ogni volta che mi vede, mi saluta con un “Forza Lecce!”.