LECCE (di Italo Aromolo) – La squadra è fatta da undici giocatori ma undici giocatori non fanno, necessariamente, la squadra… Il Lecce che impatta il pareggio per 2-2 contro la Cremonese ne è la dimostrazione: multiple identità tecniche e tattiche, che non riescono ancora a definire un collettivo univoco. È questa la sensazione che lascia un match cominciato in equilibrio, compromesso dal fulmineo uno-due grigiorosso nel primo tempo e recuperato all’inizio del secondo dalle reti giallorosse di Dermaku e Coda, la strana coppia-gol.

L’undici di mister Corini si è sdoppiato in due formazioni ideali, il Lecce delle individualità ed il Lecce del collettivo. Il primo ha stravinto la sua partita, conquistando pressoché tutti i duelli individuali: Adjapong esplosivo sulla fascia destra; Tachtsidis tambureggiante a centrocampo; Falco eversivo con i suoi dribbling funambolici; Dermaku e Zuta chirurgici negli interventi difensivi; Gabriel provvidenziale tra i pali. Sarebbe ingrato assegnare anche solo un’insufficienza alle prestazioni dei ragazzi in maglia giallorossa.

Cosa è mancato perché la superiorità tecnica si traducesse in una prestazione pienamente convincente e, quindi, nei tre punti? Gli stessi fattori che l’anno scorso consentivano al Lecce di Liverani di pareggiare a San Siro contro il Milan, fermare in casa la Juventus o l’Inter: l’organizzazione di gioco, la conoscenza reciproca tra giocatori e reparti, la finalizzazione della manovra grazie a percezioni istantanee, allenabili solo col tempo, della traiettoria della palla che disegnerà il compagno o del movimento che farà chi la palla non ce l’ha: in poche parole, è mancato il Lecce del collettivo.

Si potrebbe parlare di “undici” personaggi in cerca d’autore, per parafrasare l’opera letteraria di Luigi Pirandello del 1921 in cui attori cercano di fare inscenare il dramma che sanno recitare. Nella prefazione, l’autore siciliano scriveva: “Il dramma non riesce a rappresentarsi appunto perché manca un autore; si rappresenta invece la commedia di questo loro vano tentativo”.

Mister Eugenio Corini è alla ricerca del canovaccio che più si adatti ai personaggi che dirige solo da poco tempo: scrive il copione, cancella e riscrive lì dove la rappresentazione non convince; il laboratorio di sperimentazione ha visto alternare disposizioni tattiche che vanno dal 4-3-3 al 4-3-1-2, con sprazzi di 4-2-3-1. Anche i posizionamenti dei calciatori sono stati miscelati: Henderson da mezzala ad esterno alto, Falco da laterale a trequartista…

Di ogni variante sono stati soppesati scrupolosamente vantaggi e svantaggi tattici, fisici, estetici in un delicato processo di bilanciamento che partorirà la via maestra da perseguire, la più efficace e vincente. I miglioramenti nella qualità del gioco sono già emersi nella prova contro la Cremonese, pur magra in termini di risultato: l’impressione è che, con un parco giocatori di questo livello, la quadra non tarderà ad arrivare. E con la fusione del Lecce individuale e del Lecce collettivo in un’unica “opera”, gli spettatori si divertiranno.

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