LECCE (di Gavino Coradduzza) – Il Lecce esce sconfitto dal confronto di Torino con la Juventus, ma non surclassato come era accaduto contro il Milan: la squadra ha tenuto il campo in maniera decisa finché ha potuto far conto sulla parità numerica; poi, l’espulsione di Lucioni, ha cambiato gli equilibri in campo. Dunque, un Lecce sconfitto ma confortante per la condizione mostrata per circa un’ora…
Mister Fabio Liverani ha dovuto fare i conti con le numerose assenze ed anche trovare rimedio alla cronica emorragia di gol incassati (15) nelle ultime tre partite. Il tecnico dei salentini opta per un pacchetto difensivo a cinque con tre uomini a fare filtro a centrocampo, con Marco Mancosu a galleggiare tra mediana e attacco e Filippo Falco che funge da unica punta anche se punta vera non è…
La prima buona occasione (4°) capita sul destro di Rispoli su buona iniziativa di Mancosu e rifinitura di Shakhov: il suo destro è fuori misura, ma per la Juve è il primo campanello d’allarme, ed anzi risulta alquanto sorpresa dalla sfrontatezza e dalla organizzazione di gioco dei giallorossi. Il Lecce sa far viaggiare la palla con ordine, disciplina tattica e buona intensità…
Sarebbe fantastico se l’intera partita procedesse su questo piano e con questi equilibri; non è azzardato immaginare che potrebbe anche giovarsi di talune superficialità bianconere (Cuadrado in pericoloso disimpegno) che la Signora inanella con inusuale frequenza. I primi trenta minuti di partita raccontano di una Juventus in imbarazzante disorientamento e di un Lecce capace di mettere a nudo le pecche dell’avversaria. Se non fosse per il colore delle magliette si stenterebbe un pochino a riconoscere la squadra che guida la classifica e quella che per la medesima classifica è in ansia…
Ma il Lecce non può permettersi leggerezze come quella che al 32° porta alla espulsione di Lucioni: una clamorosa distrazione con pesantissime conseguenze. Bisogna dunque fare di necessità virtù, quindi il baricentro si abbassa a protezione del pacchetto arretrato orfano dell’ex Benevento; ma in buona sostanza ai bianconeri riescono soltanto un paio di buone occasioni che Ronaldo e Bernardeschi non sfruttano…
Quando al rientro dopo l’intervallo Petriccione viene rilevato da Rossettini per ricomporre la difesa a cinque, il Lecce arretra ulteriormente il proprio raggio d’azione e così l’indisturbato Dybala può mirare e centrare il “sette” alla sinistra di Gabriel dopo un errato disimpegno di Shakhov in uscita…
Il fallo su CR7 di Rossettini che procura il calcio di rigore che il portoghese trasforma alla sua maniera, rende ulteriormente impervio il percorso di Mancosu e compagni. Va da sé che alla Juventus, per quanto in versione “brutto anatroccolo” non si possa concedere un uomo in più per un’ora abbondante senza pagare pedaggio; e tuttavia ai giallorossi va riconosciuto un buon voto per l’interpretazione della partita, per la presenza sul terreno e per la testa alta anche a prescindere dal lungo assedio subito nel secondo tempo…
Gioco facile per Cristiano Ronaldo servire di tacco Higuain per il comodo terzo gol, così come è accaduto all’olandese d’oro (De Ligt) nel deviare a rete un cross di uno scatenato Douglas Costa per il quattro a zero nei minuti finali, quando i giallorossi erano ormai spartiti dal campo e con la testa tgià alla Sampdoria…
Quattro reti dal Milan e le quattro della Juventus indurrebbero a sbandierare giudizi simili se non uguali, ma sarebbe sbagliato. Il Lecce anti-Milan era da criticare, come si è fatto, per la sua totale inconsistenza e per la resa totale nei confronti di una squadra non propriamente stratosferica. Quello che ha impegnato la capolista è cosa totalmente diversa; è una squadra che, risultato a parte, ha recuperato se stessa. Il Lecce rientra dunque dalla infruttuosa trasferta di Torino con buoni segnali di recupero. La strada giusta è questa…