LECCE (di Italo Aromolo) – Una vita sul filo del fuorigioco, ad interpretare il ruolo di attaccante con fiuto, istinto e rapidità. Bastava questo a José Ignacio Castillo, per tutti Nacho, per far innamorare tanto la palla del gol, quanto la gente di lui: il calciatore argentino è l’anello di congiunzione tra Lecce e Fiorentina, che sabato prossimo si affronteranno al “Franchi” per la 14ª giornata del campionato di Serie A. Nella massima serie 2008/’09 Castillo ha realizzato sette reti in giallorosso, tra cui proprio quella che permise di espugnare Firenze per 2-1: “Fu una gran bella vittoria per il Lecce” – le sue parole ai nostri microfoni – “nei primi minuti liberai Giacomazzi davanti alla porta per lo 0-1, poi l’uruguaiano ricambiò il favore con un filtrante che mi involò a tu per tu con Frey per il raddoppio. Dal punto di vista personale fu una delle migliori stagioni in carriera: stavo bene dal punto di vista fisico e psicologico e, pur partendo da terzo attaccante, mi ritagliai subito uno spazio importante. La squadra all’inizio andava forte, poi a gennaio ci smarrimmo: io sono stato infortunato per settimane, qualche altro giocatore non ha dato il massimo e il cambio di allenatore Beretta-De Canio non sortì gli effetti sperati”.
Le buone prestazioni leccesi gli valsero il trasferimento alla Fiorentina nell’estate successiva, ma l’esperienza viola non fu felicissima e durò appena sei mesi: “Sono stato fortemente condizionato dai guai fisici: appena arrivato, mi dovetti operare al menisco e persi tutta la preparazione; al rientro, tra campionato e Champions, allenarsi diventava difficile e non sono mai tornato in condizione ottimale; ero in una delle squadre più forti in assoluto, per cui trovare minutaggio non era semplice”.
Da quattro anni Castillo allena in Argentina, ma attualmente è libero e nei prossimi mesi sarà in Italia per cercare squadra: “Il mio modello di tecnico? Tutti noi argentini ci ispiriamo a Marcelo Bielsa e lavoriamo per migliorare la sua metodologia di allenamento, che è la base del calcio. Al di là delle idee tattiche, bisogna trasmettere concetti come umiltà, sacrificio e concentrazione perché i ragazzi crescano con dei valori: come sei nella vita, così giochi”.
Dall’altra parte del globo Nacho continua a seguire le vicende delle sue ex squadre: “Per la Fiorentina è un momento di transizione: la nuova proprietà ha investito tanti soldi, che ancora non si riflettono sui risultati. Viviamo in un mondo in cui si vuole tutto subito, ma i progetti si vedono nel tempo grazie alla programmazione: la Fiorentina tornerà ad essere veramente competitiva. Il Lecce? Si può salvare perché ha qualità e produce un calcio propositivo: il tipo di atteggiamento è indicativo delle potenzialità, anche se dovrebbe cercare un po’ più di equilibrio. La gente a Lecce si diverte e torna a casa felice per aver visto la partita, anche se perde: certi personaggi ogni tanto confondono le idee, facendo credere che se vinci sei il migliore e se perdi il peggiore, ma la vera natura del calcio è gioia e divertimento, il Lecce è tornato in Serie A dopo tanti anni e ha una squadra che gioca bene: è come se avesse già vinto”.